• Giugno 2, 2014
di anci_admin

Comunicati Stampa Anci

Città metropolitane – Orsoni: “Legge Delrio impugnata da Veneto è prova di arretratezza culturale”

“L'iniziativa della Regione veneto di impugnare la legge istitutiva delle Città metropo...

“L’iniziativa della Regione veneto di impugnare la legge istitutiva delle Città metropolitane e di riforma delle provincie, ovvero la cosiddetta legge Delrio, è la prova dell’arretratezza culturale delle forze politiche di centro-destra che governano oggi la nostra Regione del Veneto”. Lo afferma il sindaco di Venezia e delegato ANCI alle Città metropolitane, Giorgio Orsoni, che prosegue: “Il comunicato stampa con cui viene annunciato il ricorso alla Corte costituzionale (avvalendosi di un consulente del Governo che ha direttamente partecipato alla formulazione del testo legislativo impugnato), fa leva su argomenti giuridici che appartengono a modelli istituzionali che proprio la riforma in questione ha voluto superare ed evidentemente non capiti da chi governa la Regione. Sarà la Corte a giudicarne la fondatezza sul piano giuridico-costituzionale. Il giudizio politico lo hanno già dato i cittadini che con il voto del 25 maggio hanno dimostrato di volere quei cambiamenti radicali, anche nell’assetto istituzionale della Repubblica, che il Governo Renzi sta portando avanti. L’eliminazione delle Provincie, come enti intermedi ad elezione diretta, costituisce una importante semplificazione sul livello degli enti di governo del territorio – sostiene Orsoni – che nulla toglie ai principi di rappresentanza democratica, ai quali ci si appella in modo fuorviante al solo scopo di difendere un ceto politico ormai superato ed inutile. Così, non voler capire l’importanza che possono assumere le Città metropolitane nello sviluppo del Paese, analogamente a quanto accade nel resto d’Europa, significa aver paura di dover condividere con altre e più adeguate istituzioni le responsabilità di sviluppo economico e sociale dei propri territori. Ma è proprio questo il punto ormai non più eludibile e sul quale chiediamo al Governo Renzi una seria riflessione: non è giunto – chiede l’esponente dell’ANCI – il momento di affrontare il tema della riforma dell’ordinamento regionale? Ha senso mantenere degli enti il cui bilancio è costituito per oltre due terzi dalla sanità, che potrebbe benissimo essere gestita a livello centrale, e per il rimanente da competenze spesso gestite con logiche di tipo assistenziale, lontane da criteri di reale efficienza? Per oltre vent’anni le Regioni si sono opposte alla creazione delle Città metropolitane, spesso nascondendosi dietro artifizi giuridici ed amministrativi, ora sono venute allo scoperto con l’ iniziativa della Giunta del Veneto. Sono certo –conclude Orsoni – che il Governo Renzi saprà affrontare, con la determinazione di cui ha dato prova, anche questa resistenza conservatrice di un assetto istituzionale e politico ormai superato. Ma soprattutto confido nell’appoggio che l’elettorato saprà dare a chi vuole il vero rinnovamento del nostro Paese”.
 
 
Questo il comunicato del presidente della Regione Veneto:
 
GIUNTA VENETA IMPUGNA LA LEGGE SULLE CITTÀ METROPOLITANE. ZAIA: “RIFORMA
ALLUCINANTE”
 
 
Questa mattina la Giunta regionale del Veneto si è riunita in via straordinaria dando mandato all’Avvocatura regionale, supportata dal prof. Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Padova, di proporre alla Corte Costituzionale l’impugnativa della legge del 7 aprile 2014, n. 56, che detta “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”, con la quale viene disciplinato il regime amministrativo destinato a regolamentare il funzionamento delle Provincie e delle città Metropolitane, in attesa della riforma del titolo V della Costituzione.
La legge prevede l’istituzione di nove città metropolitane, tra cui quella di Venezia, con un territorio corrispondente a quello della precedente provincia. Sia per la città metropolitana che per le province rimanenti la legge istituisce inoltre degli organi di governo di secondo grado, ossia votati dai sindaci e dai consiglieri comunali eletti nei Comuni compresi nel territorio provinciale e della città metropolitana. Le contestazioni proposte dalla Regione si incentrano soprattutto sul fatto che la istituzione di una città metropolitana deve essere effettuata a mezzo di una procedura costituzionale che veda una azione propulsiva delle
comunità locali e la partecipazione delle Regioni, aspetto che invece la nuova legge ha del tutto trascurato.
Inoltre, la legge, nel prevedere che la città metropolitana coincida con il territorio della provincia, contempla anche per i comuni capoluogo limitrofi la possibilità di aderirvi. Anche in tal caso senza consultare le popolazioni interessate, ma prevedendo che, anche qualora la Regione interessata esprima parere contrario alle proposte  di adesione formulate dai Comuni, sia il Governo a intervenire proponendo al Parlamento un disegno di disegno di legge contenente le modifiche territoriali di province e città metropolitane. A parere della Giunta veneta, tale metodologia non sarebbe rispettosa dell’articolo 133 della costituzione.
Secondo la Regione, inoltre, le disposizioni definiscono una forma di governo incompatibile con il vigente modello costituzionale di distribuzione delle funzioni amministrative, in quanto si prevede che, in fase di prima istituzione, il Sindaco del Comune capoluogo della disciolta provincia sia di diritto il Sindaco metropolitano. In tal modo, si pone a capo della città metropolitana un uomo scelto solo dagli elettori del Comune capoluogo e non dall’intero corpo elettorale appartenente al nuovo ente.
Censure che la Regione ha inteso riproporre anche nei confronti delle modalità di costituzione degli organi amministrativi delle Provincie. Le quali, in attesa della loro definitiva soppressione con la riforma del cosiddetto titolo V della Costituzione, vengono mantenute in vita, non procedendo al rinnovo in modo ordinario e a mezzo di elezione diretta dei propri organi, ma prevedendo ingiustificatamente che il presidente e il consiglio provinciale siano eletti non dalla cittadinanza ma dai sindaci e dai consiglieri comunali dell’ambito provinciale e con voto non uguale tra loro.
 
 

“Abbiamo voluto con forza questo ricorso perché la città metropolitana si delinea come l’ennesimo, inutile e incostituzionale carrozzone – commenta il presidente Luca Zaia –. Gli effetti della legge Delrio saranno paradossali: il primo e più evidente sarà che l’intera popolazione della provincia di Venezia si troverà ad avere come proprio  sindaco metropolitano quello della città capoluogo, senza averlo né scelto né democraticamente eletto. Una sorta di supercommissario che lavorerà, è evidente, nell’interesse prevalente di chi lo ha eletto e non degli abitanti di tutto il territorio metropolitano”.

“Siamo di fronte – conclude Zaia – a una violazione evidente dei diritti di rappresentanza dei cittadini della provincia di Venezia. Una riforma allucinante e aberrante!”