• Novembre 4, 2015
di anci_admin

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Città e Università – Andreatta: “Ottima questa sinergia, il confronto sarà costruttivo”

“Ben venga questa sinergia tra Comuni e mondo accademico promossa da Anci e Conferenza dei ret...

“Ben venga questa sinergia tra Comuni e mondo accademico promossa da Anci e Conferenza dei rettori: sarà di sicuro una preziosa occasione di confronto  su un tema – quello dell’alta formazione – che rappresenta il più importante investimento nel futuro del nostro Paese”. Lo afferma il sindaco di Trento Alessandro Andreatta commentando il protocollo firmato durante l’assemblea Anci di Torino da Anci e da Crui per sviluppare una sinergia tra Comuni ed Atenei nella crescita dei territori.
Per il sindaco è “difficile pensare oggi alla città di Trento senza l’università. Eppure l’ateneo trentino è relativamente giovane: ha poco più di cinquant’anni, essendo nato nel 1962, giusto in tempo per diventare uno dei centri della contestazione studentesca in Italia. Trento allora  era la città capoluogo di una provincia povera, alla ricerca della propria strada verso lo sviluppo. Contava 70 mila abitanti, la facoltà di Sociologia 224 iscritti. La città e l’università sono cresciute insieme: oggi gli abitanti sono 113 mila, gli studenti oltre 16 mila, a cui bisogna aggiungere 600 tra docenti e ricercatori delle diverse facoltà”.
“L’università – sottolinea Andreatta – è diventata negli anni il nucleo attorno a cui sono cresciuti i centri di ricerca, il cuore di una nuova prospettiva di sviluppo, che non passa più dai capannoni e dagli stabilimenti industriali, ma dall’attrazione di cervelli da ogni parte del mondo (oggi decine di ricercatori e di docenti sono stranieri) e dalle start up (secondo una ricerca pubblicata lo scorso febbraio, Trento è la prima provincia in Italia per densità di startup innovative: 107 imprese ogni 10 mila società di capitali)”.
Una sinergia grazie alla quale, Trento oggi è una città sempre in movimento. “Un dinamismo che interessa ogni aspetto della vita cittadina– aggiunge il sindaco -. L’assetto urbanistico in questi anni è stato modificato, aggiornato, adattato alle esigenze di un’università che ha fame di spazi per aule, mense, laboratori, biblioteche”.
Nel 2006, in zona centrale, è stata inaugurata la nuova facoltà di giurisprudenza progettata da Mario Botta; nel 2010, sulla collina di Povo, il nuovo polo scientifico e tecnologico; nel 2012, a due passi dal Duomo, la nuova facoltà di lettere disegnata dallo studio giapponese Ishimoto, l’anno successivo il centro polifunzionale (studentato e cittadella sportiva) di San Bartolomeo. Infine, nel nuovo quartiere che un tempo ospitava lo stabilimento della Michelin, è in costruzione la nuova biblioteca universitaria disegnata da Renzo Piano.
I nuovi spazi universitari sono il frutto di una pianificazione a lungo termine, che ha coinvolto l’Amministrazione comunale, la Provincia, l’ateneo, gli ordini professionali. Molti correttivi sono stati apportati anche alla mobilità, con “l’intensificazione della frequenza delle linee di trasporto pubblico frequentate dagli studenti e la creazione di una nuova stazione a servizio dello studentato”.
In generale, è tutta la città ad aver beneficiato dell’università. “Qualche anno fa (era il 2008) proprio la presenza a Trento di ricercatori e docenti stranieri ha fatto sì che nascesse in città una scuola elementare bilingue (italiano-inglese) – afferma Andreatta –. Oggi quell’esperienza, ormai consolidata e raddoppiata, è stata superata dal progetto trilinguismo, che mira a diffondere la conoscenza dell’inglese e del tedesco nelle scuole di ogni ordine e grado, a partire dalla materna.
“L’università è inoltre partner del progetto ‘Trento smart city’, è alleata con il Comune nell’iniziativa ‘Noi siamo Trento’, dedicata a promuovere l’adozione dei beni comuni, ha collaborato alla definizione del piano turistico, è un punto di riferimento imprescindibile quando siamo alle prese con problemi riguardanti l’urbanistica o l’ambiente o la mobilità. Del resto, – prosegue – l’università è un serbatoio di conoscenza, un vivaio di intelligenze che deve interagire e fecondare la vita cittadina, a meno di non voler ignorare un vantaggio competitivo che davvero può fare la differenza.
Noi non vogliamo che l’ateneo sia una città nella città, un campus chiuso, senza rapporti con l’esterno. Riteniamo che la città debba essere la prima palestra dei tanti giovani talenti che affollano il nostro ateneo. E che Trento – conclude – non debba rappresentare solo un luogo di lavoro per i docenti, ma qualcosa di più: una città aperta, che sa offrire una buona qualità della vita e sa valorizzare le competenze e le qualità di ognuno”. (com/fdm)