• Marzo 2, 2015
di anci_admin

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Chiusura uffici postali – Dalla Toscana alla Lombardia, sindaci alle Regioni: subito i tavoli per graduare riduzione uffici ed orari

A pochi giorni dall’impegno ottenuto dall’Anci lo scorso 19 febbraio, nella riunione con...

A pochi giorni dall’impegno ottenuto dall’Anci lo scorso 19 febbraio, nella riunione con Poste italiane e Regioni, di graduare il piano di ridimensionamento degli uffici e degli orari di servizio, in virtù di un confronto negoziale da svolgersi in ogni regione, continua la protesta per l’annunciata chiusura di uffici postali nelle diverse realtà locali interessate ai tagli.
Particolarmente attivi sono i sindaci della provincia di Firenze che, come riferisce La Nazione di oggi, sono pronti ad iniziative clamorose: i primi cittadini del Chianti stanno per spedire a Francesco Caio, amministratore delegato di Poste, una maxi cartolina di due metri per un metro, in segno di protesta contro le annunciate chiusure degli uffici. A spalleggiarli vi è la Regione stessa che con il governatore Rossi ha lanciato pesanti accuse ai vertici di poste italiane, ma soprattutto la presidente di Anci Toscana, Sara Biagiotti che dichiara: “Comprendiamo le ragioni di Poste sul contenimento della spesa ma non è accettabile che questo vada a discapito della qualità della vita dei cittadini, in particolare dei più anziani. Ci sono soluzioni alternative che vanno perseguite”.
Nella vicina Umbria, il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini e quello di Anci Umbria, Francesco De Rebotti hanno sollecitato la Direzione regionale delle Poste ad “attivare al più presto un tavolo di concertazione regionale per trovare soluzioni valide ed evitare di lasciare alcuni comuni umbri, in particolare i centri più marginali, privi di un servizio statale essenziale come quello offerto da Poste Italiane”.
Anche Anci Sardegna, con il suo presidente Pier Sandro Scano, sollecita la Regione ed il governatore Pigliaru “perché si attivi a convocare al più presto il tavolo con Poste ed associazione dei Comuni, per graduare i tagli”. Tutto questo mentre pesanti critiche al piano di Poste italiane arrivano – lo riferisce oggi l’Unione Sarda – dall’assemblea dei sindaci dell’Unione Marmilla che lo ha contestato definendolo “un preoccupante segnale di abbandono dello Stato delle comunità locali”.
Attenzione alle possibili riduzione del servizio offerto anche da parte dei sindaci della provincia di Varese, dove il piano di Poste  prevede 7 sportelli chiusi e 15 con orario ridotto. “C’ero anch’io all’incontro col prefetto e i vertici regionali dell’azienda – ricorda alla Provincia di Varese Graziella Giacon, sindaco di Laveno Mombello – Poste Italiane in quella sede ci ha presi in giro, fregandosene delle esigenze dei Comuni e dicendo che avrebbe migliorato il servizio”. “Ci vuole qualcosa di eclatante – prosegue Giacon – Poste Italiane in quella sede ci ha presi in giro, fregandosene delle esigenze dei Comuni e dicendo che a – un’azione che i sindaci devono fare insieme, magari con Anci, ad esempio organizzando una manifestazione di protesta fuori dalla Regione con le fasce tricolori”.
Sempre in Lombardia, si muovono anche i sindaci cremonesi: mercoledì 4 marzo alle 17,30 è prevista un’assemblea per discutere e proporre un piano alternativo a quello di Poste Italiane che prevede tagli e ‘razionalizzazioni’. A promuovere l’incontro – riferisce la Provincia di Cremona –  sono stati il presidente della Provincia, Carlo Vezzini , ed i referenti Anci cremonesi: Ivana Cavazzini e Gianni Rossoni. (gp)