- Giugno 5, 2025
Welfare
Celentano: “Sociale non è spesa ma investimento per il benessere dei cittadini”
Un nuovo appuntamento per la rubrica dell’Anci ‘Parola al delegato’ che raccoglie le interviste ai delegati dell’Associazione sulle principali questioni che riguardano i Comuni italiani. A parlare dei temi legati al welfare e alle politiche sociali è la delegata dell’Anci per la materia e sindaca di Latina, Matilde Celentano
Un nuovo appuntamento per la rubrica dell’Anci ‘Parola al delegato’ che raccoglie le interviste ai delegati dell’Associazione sulle principali questioni che riguardano i Comuni italiani. A parlare dei temi legati al welfare e alle politiche sociali è la delegata dell’Anci per la materia e sindaca di Latina, Matilde Celentano.
Dall’Assegno di inclusione passando per la riforma “Anziani e non autosufficienza” per poi affrontare il tema delle risorse per la programmazione degli interventi e il ruolo della digitalizzazione, la delegata Anci rimarca il ruolo dei Comuni nel garantire il benessere dei cittadini ma anche le criticità da sciogliere.
Quali sono le principali difficoltà che i Comuni incontrano nella programmazione delle politiche sociali? Ritiene che nel corso degli anni sia stato fatto abbastanza rispetto alle risorse erogate per il settore sociale?
Garantire il benessere economico-sociale della popolazione è la priorità di tutti i Sindaci d’Italia che, come in ogni ambito della pubblica amministrazione, devono fare i conti con le risorse a disposizione. È questo il punto cruciale e rappresenta una sfida complessa ai fini di una buona programmazione delle politiche sociali, che deve rispondere, in maniera più aderente possibile, ai bisogni del territorio.
Nel corso degli anni è stato fatto abbastanza? Parliamo della situazione attuale. Sono stati messi a disposizioni maggiori risorse economiche oltre quelle già stanziate, fondo povertà, quota aggiuntiva per il sociale al fondo solidarietà comunale, diversi fondi europei che hanno permesso di migliorare il sistema dei servizi e degli interventi sociali. Ci sono state poi altre azioni normative importati come la definizione dei LEPS e della governance che deve trovare una piena attuazione rispetto alla dimensione territoriale che travalica i confini comunali per accedere a quella di ambito. Il sociale non è una spesa ma un investimento e come tale ha bisogno di continua innovazione normativa e di governance perché è la risposta non solo ai bisogni delle persone ma alla qualità della vita di tutti.
Le ultime Leggi di Bilancio, ad esempio, hanno previsto un’importante spesa per il welfare sociale, con una quota significativa destinata al contrasto alla povertà. Ci sono poi i Fondi europei, le risorse PNRR, il Fondo di solidarietà comunale e così via. All’aumento significativo delle risorse stanziate, va accompagnata una semplificazione delle regole di spesa, per consentire una programmazione e una gestione ordinata ed efficace delle politiche di welfare locali. Questo è un punto cruciale per i Comuni: solo così saremo in grado di mettere in campo una capacità effettiva di centrare gli obiettivi. E’ questa la vera sfida per i sindaci, che non vanno lasciati soli ma supportati anche dall’Anci.
La riforma “Anziani e non autosufficienza” (dlgs 29/2024) promuove l’invecchiamento attivo degli anziani e riorganizza l’assistenza sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti. Come sta procedendo?
Questa riforma mira a garantire maggiore autonomia, dignità e partecipazione alla vita sociale delle persone anziane, promuovendo al contempo la prevenzione della fragilità e facilitando l’accesso ai servizi sanitari e sociali. Importante è il riconoscimento del ruolo dei familiari caregiver e la promozione della collaborazione tra questi e la rete dei servizi formali. Si tratta di una riforma molto complessa e ora siamo nel vivo della definizione della pluralità di decreti attuativi necessari per mettere a terra la riforma: si tratta di decreti che, anche io come Sindaco, attendo per la riorganizzazione e integrazione dei servizi esistenti, come nello specifico dell’assistenza domiciliare integrata delle Asl.
Come misura di contrasto alla povertà, a partire dallo scorso anno, è in vigore l’assegno di inclusione (ADI) che prevede un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa a carico dei Comuni. Riscontrate difficoltà?
L’Assegno di Inclusione rappresenta senza dubbio un passo importante nel rafforzamento delle politiche di contrasto alla povertà, soprattutto per le famiglie più fragili. Come Comuni, siamo chiamati a svolgere un ruolo cruciale nella presa in carico e nell’accompagnamento dei beneficiari attraverso percorsi personalizzati di inclusione sociale e lavorativa, un compito che richiede risorse adeguate e una forte integrazione tra i servizi. Inoltre, è fondamentale garantire una regia chiara tra i diversi attori coinvolti — dai Comuni ai Centri per l’Impiego — per evitare sovrapposizioni e discontinuità. Come Anci, stiamo lavorando a stretto contatto con il Governo per assicurare un supporto concreto ai Comuni, affinché l’attuazione dell’Adi sia efficace e realmente capace di incidere sulle condizioni di vita delle persone in difficoltà. La sfida è grande, ma i Comuni stanno facendo la loro parte accompagnando le famiglie nei percorsi di inclusione.
Negli ultimi anni, ancor di più dopo la crisi pandemica, si è manifestata la necessità di un pieno coordinamento tra politiche sanitarie e sociali per nuovi processi di assistenza e cura. A che punto siamo sull’integrazione sociosanitaria?
L’integrazione sociosanitaria è la grande sfida se ne parla da tanti anni ma non ha mai trovato, nonostante le previsioni normative, una sua piena attuazione. C’è ancora molto da lavorare nei diversi territori. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha dato l’opportunità alle Regioni, e quindi a cascata alle Asl, di finanziare Ospedali di comunità e Case di comunità che sono promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria. Queste strutture sono pensate come un luogo di riferimento per i cittadini, dove trovare risposte ai propri bisogni di salute, integrando servizi sanitari, sociali e amministrativi. La situazione attuale è differente a seconda dell’area geografica di riferimento, con strutture ultimate e attivate e strutture ancora in corso di realizzazione. È questa, insieme ad una efficace realizzazione della Riforma “Anziani e non autosufficienza”, la vera sfida territoriale congiuntamente al reperimento del personale sociosanitario.
Oggi che ruolo ha la digitalizzazione per una efficace ed efficiente erogazione dei servizi sociali e sociosanitari?
La digitalizzazione ha una grande importanza per un’efficace ed efficiente erogazione dei servizi sociali e sociosanitari, anche in questo caso è un percorso tutto da fare e con una situazione eterogenea da ragione a regione. La sanità su questo tema è molto più avanti del sociale anche in questo caso bisogna ragionare in modo integrato e non continuare a costruire percorsi paralleli.