• Maggio 28, 2018
di anci_admin

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Avvistamenti – La lingua che parliamo

Dagli anni ’90 quanto è andato avanti il processo di semplificazione del burocratese, d...

Dagli anni ’90 quanto è andato avanti il processo di semplificazione del burocratese, della lingua dell’amministrazione pubblica? Proviamo a ragionare sulla nostra grammatica, con l’aiuto  di una esperta.  Qualcuno pensa ancora che scrivere “egli” ed “ella” sia più coretto o anche solo più elegante? Eppure già Manzoni nel passaggio dalla prima alla seconda edizione dei Promessi sposi utilizza “lui” e “lei” fissando dunque lo standard dell’italiano corretto. O anche che scrivere “recarsi” o “comprendere” è meglio che scrivere “andare” o “capire”? O che bisognerebbe sostituire “cosa” con “che cosa”La studiosa della lingua Mariarosa Bricchi – in La lingua è un’orchestra di   (Il Saggiatore, pp.272, euro 22) – ci mostra invece che certo sussiego verbale smaschera chi maneggia l’italiano senza sicurezza.  Come osservava Calvino abbiamo  fatto tanto per “dare all’italiano scritto l’immediatezza d’una lingua viva” e ora ci viene ripoposto uno “sciocchezzaio puristico”. Eredi di una tradizione fuorviante tendiamo tutti a correggere nel senso di nobilitare, usando forme auliche e ampollose. La Bricchi conclude impietoaamente il suo discorso: “La lingua degli alcunché, degli antistante e retrostante, del recarsi e dell’attendere non è la lingua alta: è spesso quella, impacciata e insicura, dei nuovi semicolti”. Un sintomo di questa pseudoricercatea è l’eccesso di congiuntivo (altro che sua scomparsa), e cioè il suo uso anche con verbi che reggono l’indicativo: “accorgersi, confermare, dimostrare, giurare, permettere, rispondere, scoprire, spiegare…). Dunque non dite “Questo dimostra che, soprattutto in alcuni paesi, l’Italiano sia considerato una lingua che piace” ( da un opucolo del ministero Affari Esteri), ma appunto con il verbo “dimostrare” dovete scrivere “…che l’italiano è considerato…”.  Infine: ricordatevi che non esistono veramente sinonimi: variare non è mai innocente: “Tra abitazione, casa, domicilio, dimora, appartamento, residenza ci sono differenze significative”(Giuseppe Pontiggia). Evitiamo le parole pompose ed eccessive: dall’’800 si fa strada l’esigenza di una lingua moderna e duttile, emancipata dalla tradizione e vicina all’uso, e oggi finalmente questa lingua è parlata dal 90% dei nostri connazionali. (fl)