- Giugno 6, 2019
Finanza locale
Aumento aliquote? Elaborazione Anci Ifel su dati Mef: solo nel 6,5% dei Comuni italiani
Secondo lo studio aggiornato al 4 giugno scorso gli aumenti riguardano 520 enti (il 6,5% dei Comuni italiani), a fronte dei circa 4mila Comuni che avrebbero la possibilità di aumentare le aliquote in modo significativo. I capoluoghi di provincia che hanno aumentato il prelievo sono soltanto sette.
Lo sblocco delle aliquote comunali dopo tre anni di fermo (2016-18) ha portato a modifiche del prelievo dei Comuni. Vero. Si tratta però di aumenti limitati a una fascia ristretta di enti, in prevalenza di piccole dimensioni. Lo dimostra l’elaborazione di IFEL/ANCI su dati Mef aggiornata al 4 giugno scorso.
Gli aumenti riguardano infatti 520 enti (il 6,5% dei Comuni italiani), a fronte dei circa 4mila Comuni che avrebbero la possibilità di aumentare le aliquote in modo significativo. La popolazione interessata dalle variazioni di aliquote è pari a 4,4 mln. di abitanti (il 7,2% del totale). Il fenomeno riguarda in particolare Comuni piccoli e medi (sono 52 sono gli enti con più di 20mila abitanti), i quali fino al 2015 hanno potuto contrastare i pesantissimi tagli subiti negli scorsi anni con modalità alternative di aggiustamento della spesa e che ora devono sostenere le proprie funzioni essenziali anche con un maggior contributo fiscale.
I capoluoghi di provincia che hanno aumentato il prelievo sono soltanto sette.
Nel complesso, i Comuni che rispetto al 2018 avevano a disposizione margini di aumento significativi (di almeno mezzo punto, +0,05%) ammontano a circa 4mila, in prevalenza piccoli e medi (2mila circa, se lo sforzo-soglia si aumenta a 0,1 / 0,15% circa).
Considerando che gli aumenti vengono, come detto, dopo tre anni di blocco (2016-18) immediatamente successivi a 5 anni (2011-2015) di tagli alle risorse comunali senza precedenti, il risultato registrato è contenuto.