- Febbraio 6, 2017
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Aree interne – QEL Sole24ORe, presentata al Parlamento la relazione annuale sulla strategia nazionale
di Francesco Monaco (*) La lettura della II relazione annuale sulla strategia nazionale are...di Francesco Monaco (*)
La lettura della II relazione annuale sulla strategia nazionale aree interne, presentata a dicembre 2016 dal Ministro della coesione territoriale e il mezzogiorno al Parlamento italiano e ora disponibile online, offre uno spaccato completo e dettagliato dell’intenso lavoro che da luglio 2015 a dicembre 2016 hanno svolto il Comitato tecnico nazionale (Ctai), di cui Anci è parte integrante, e le centinaia di sindaci e cittadini coinvolti in Snai, nel fare avanzare questa importante linea di policy rivolta ai territori più periferici e spopolati del nostro Paese.
I Comuni interessati
Sono 68 (il 24,9% dei comuni classificati «aree interne»), a oggi, le aree territoriali che hanno superato le istruttorie di selezione della Snai, condotte da Regioni e Ctai.
1.043 sono Comuni coinvolti (12,9% dei Comuni italiani), la gran parte di dimensioni demografiche che non superano i 5.000 ab (soglia che delimita la definizione di ‘piccolo comune’), con 2.026.299 abitanti (15,3% popolazione residente in "aree interne"; 3,4% della popolazione italiana) e una superficie complessiva di 49.103 Kmq (16,3% territorio italiano).
Le aree selezionate, sono composte da una media di 15 comuni contermini (per lo più classificati come "periferici" e "ultraperiferici", secondo i criteri Snai), con una popolazione media di 29.357 abitanti. Sono ubicate in tutte le regioni e province autonome italiane (solo la provincia di Bolzano ha deciso di non partecipare a Snai).
Nelle prossime settimane il numero della aree interessate, presumibilmente, crescerà, perché attualmente il Ctai –d’intesa con il Commissario straordinario di Governo per la ricostruzione- è impegnato in un intervento che riguarderà i Comuni di cratere interessati dai recenti fenomeni sismici nelle Regioni Abruzzo, Marche, Umbria, Marche e Lazio.
Sul terreno dell’organizzazione istituzionale, Snai ha già realizzato un primo importante risultato perché, come documenta la relazione, tutti i più di 1000 Comuni interessati hanno avviato positivamente processi di aggregazione intercomunale fondati sulla gestione associata di funzioni e servizi. La gestione associata è considerata pre-requisito istituzionale per l’ammissibilità delle aree territoriali alla strategia.
Le risorse finanziarie mobilitate
Considerevole l’importo di risorse a disposizione di Snai. Al netto delle ulteriori somme che auspicabilmente verranno stanziate per i Comuni terremotati, si tratta di 190 meuro stanziati dalle leggi di stabilità 2014 (90 meuro), 2015 (90 meuro) e 2016 (10 meuro) per il potenziamento dei servizi scolastici, la salute e la mobilità e di altri 400500 meuro, secondo stime Ifel, di risorse appostate nei programmi operativi Fesr, Fse e Fears delle regioni interessate.
Senza contare che alcune regioni, come la Calabria, hanno esteso a tutte le «aree interne» regionali il metodo Snai, costruendo su di esso una vera e propria strategia regionale, che attiverà ulteriori investimenti -rinvenienti dai fondi strutturali e dal fondo per lo sviluppo e la coesione- e che l’esperimento di estensione potrebbe essere ben replicato da altre regioni italiane.
Tipologia di interventi
Fra i tanti fattori innovativi Snai vi è quello di lavorare alla costruzione di strategie di intervento che coniughino efficacemente investimenti per il potenziamento dei servizi di base (cittadinanza) con investimenti che riguardino lo sviluppo locale e la valorizzazione delle risorse endogene, in una logica di apertura al mercato.
L’allegato 1 della relazione offre una sintesi delle principali priorità di intervento scelto dalle prime aree che hanno concluso il processo strategico e di programmazione.
A fianco agli interventi sulla scuola, i trasporti, la sanità, molte aree stanno puntando su agricoltura e turismo-cultura, che sono i settori principali su cui il territorio sta investendo di più per rilanciare lo sviluppo.
Ma non di rado risulta valorizzata la filiera bosco-legno, l’economia della montagna, la zootecnia, il manifatturiero artigianale, ecc.
Al centro comunque di ogni strategia, il ripristino del paesaggio come sintesi della cultura locale appare la chiave per puntare sui nuovi abitanti di queste aree: giovani, "rientranti", stranieri, tutti soggetti portatori di nuove competenze.
Questo perché, con uno slogan, Snai cammina sulle gambe delle persone. E perché solo sull’innalzamento della qualità della vita delle persone, sulla riduzione dei tassi di spopolamento e sulla creazione di nuove opportunità di lavoro per chi vive in questi posti, potranno (e dovranno) essere misurati i successi reali o gli insuccessi della strategia. Ogni documento d’area è dotato di un set di "risultati attesi" e di indicatori che consentirà di verificare, infatti, la validità dell’intervento, area per area, ovvero di correggerne in corsa l’itinerario di sviluppo.
La prova dell’attuazione
Ai temi dell’attuazione e della trasparenza è dedicata la parte finale della relazione.
Il complesso dell’intervento pubblico nelle aree sarà definito e attuato attraverso lo strumento dell’Accordo di programma quadro (ApQ). L’accordo viene definito a valle dell’approvazione della strategia d’area e previa verifica da parte del Ctai dei pre-requisito istituzionale dell’associazionismo.
Costituiscono parte integrante dell’accordo, oltre alla strategia d’area, il programma degli interventi e degli impegni finanziari, la schede intervento, il piano finanziario, la scheda relativa al sistema di gestione e controllo (Si.ge.co).
Secondo la relazione sono 5 le aree che hanno completato il percorso, producendo tutto il necessario per la sottoscrizione dell’ApQ: l’Antola-Tigullio (Liguria), l’Appennino basso Pesarese e Anconetano (Marche), l’Alta Valtellina (Lombardia), la Valchiavenna (Lombardia) ed il Casentino-Valtiberina (Toscana).
Molte altre aree sono in fase di chiusura e altre si apprestano a definire i loro documenti strategici. Sul territorio, in tutte le aree interessate, il lavoro ferve.
Ora spetta alle autorità centrali procedere velocemente alla sottoscrizione degli accordi pronti e accompagnare, insieme alle regioni, la fase attuativa.
Sull’attuazione, come sempre nella storia delle politiche di sviluppo italiane, si giocherà la partita decisiva della Snai, il destino di questi territori per la prima volta al centro di una strategia nazionale ed europea.