• Ottobre 12, 2017
di Giuseppe Pellicanò

#Anci2017

Valentini: “Su ambiente e città uscire da logica emergenza, si sposi concretezza e programmazione”

Il delegato Anci: "In base alle statistiche nel 2050 l’intera popolazione mondiale vivrà nelle città, grandi o piccole", per questo “la sfida del clima nelle nostre città diventa sempre di più una sfida globale, a partire dalla gestione del calore nei grandi agglomerati urbani”

VICENZA – “Il rapporto tra le città e la natura domina il dibattito nelle fasi di emergenza per una calamità naturale, ma poi scompare quando si torna alla normalità. La sfida è di rovesciare questa piramide logica e di affrontare questi temi fuori dalla logica emergenziale, in modo concreto e programmatico come preparazione culturale, legislativa, finanziaria ed urbanistica”. E’ l’auspicio formulato da Bruno Valentini, delegato Anci Protezione civile e sindaco di Siena, aprendo la sessione dei lavori dell’Assemblea dedicata al tema ‘La Città e la natura’.
Citando i dati di una ricerca Anci, secondo cui il 97 per cento di decessi per calamità naturali in Italia dipendono dal cambiamento climatico, Valentini ha sottolineato come questo aspetto sia ormai diventato centrale. “Siamo davanti ad un cambiamento epocale che molti Paesi tendono a non riconoscere o ad accantonare per una visione miope che non si può accettare”, ha detto riferendosi alle uscite annunciate dagli accordi di Parigi sul Clima.
Il delegato Anci ha poi ricordato come “in base alle statistiche nel 2050 l’intera popolazione mondiale vivrà nelle città, grandi o piccole”. Per questo “la sfida del clima nelle nostre città diventa sempre di più una sfida globale, a partire – ha spiegato il sindaco senese – dalla gestione del calore nei grandi agglomerati urbani”.
Tuttavia, proprio perchè la tendenza si muove verso uno spopolamento progressivo delle campagne, Valentini ha plaudito alla recente approvazione della legge sui piccoli Comuni. “E’ un primo importante passo per fermare questo esodo potenziale che può significare un vero disastro culturale, per la fine di vecchi mestieri e della biodiversità tipica dei territori extraurbani. Anche perchè – ha concluso – se viene meno questo argine naturale fuori dalle città, non avremo più neanche un presidio fondamentale per la tutela dell’ambiente”. (gp)


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