• Ottobre 30, 2015
di anci_admin

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#anci2015 – Gori: “Città medie le più ricettive quando si parla di cambiamento e innovazione”

TORINO  –  “L’ossatura del nostro Paese è fatta di città m...

TORINO  –  “L’ossatura del nostro Paese è fatta di città medie. E’ giusta l’attenzione alle Città metropolitane ma è nei capoluoghi di medie dimensioni che si reagisce più velocemente al cambiamento e alle politiche di innovazione. Credo quindi che questa debba essere la prossima priorità dell’Anci anche che deve chiedere al governo di prevedere risorse sulle vecchie Province che altrimenti andranno tutte in dissesto e le conseguenze ricadranno tutte su di noi”. Così il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, dal palco del Lingotto dove è in corso l’ultima giornata di lavori della XXXII assemblea nazionale Anci.
“Superare le Province e i suoi perimetri amministrativi – ha detto Gori – non può bastare. Serve una visione  che parta da zone omogenee che girino intorno ai capoluoghi; quanto veniva fatto nelle vecchie Province è una gestione comunale che non possiamo accollarci”. “Dobbiamo scommettere sulla somma dei nostri patrimoni e dei nostri territori e in questa scommessa puntare forte sulle Università che nelle piccole città rappresentano soggetti che creano conoscenza, innovazione e rapporti tra imprese e istituzioni”.
Gori ha poi parlato della legge di stabilità, ricordando innanzitutto come “il dazio più ampio della crisi lo hanno pagato le amministrazioni locali. Si tratta di una stagione non ancora finita anche se la legge di stabilità va finalmente in una direzione che dovrebbe darci respiro. Tuttavia stiamo tornando verso un ambito di finanza derivata che è indubbiamente un passo indietro rispetto alle nostre richieste di autonomia nelle scelte finanziarie, fiscali e politiche” .
Infine il sindaco di Bergamo ha parlato di Regioni richiamando l’articolo 116 del Titolo V della Costituzione: “I territori e le Regioni virtuose che hanno conti a posto devono poter  rivendicare quanto contenuto nell’articolo 116 della Costituzione e quindi spazi di autonomia maggiori e capacità di dialogo diretto con lo Stato centrale”. (ef)