• Dicembre 18, 2025
di Redazione Anci

Montagna

Anci Puglia su Decreto montagna chiede revisione dei criteri di classificazione dei Comuni montani

La sola altitudine non basta a tutelare le comunità montane
Anci Puglia su Decreto montagna chiede revisione dei criteri di classificazione dei Comuni montani

Anci Puglia esprime forte preoccupazione in merito ai criteri previsti dallo schema di decreto recante “Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane”, attualmente all’esame della Conferenza Unificata. In una nota indirizzata al Presidente di Anci Nazionale, Gaetano Manfredi, la Presidente di Anci Puglia, Fiorenza Pascazio, ha richiesto una revisione urgente delle modalità di classificazione dei Comuni montani, ritenute non pienamente rispondenti alle reali condizioni dei territori interessati.
Secondo Anci Puglia, l’impostazione prevalentemente altimetrica adottata nello schema di decreto rischia di determinare una significativa riduzione dei territori beneficiari, con effetti particolarmente penalizzanti per la Puglia e, più in generale, per l’intero sistema appenninico. Tale approccio, infatti, non appare in grado di cogliere la complessità delle aree montane, che non può essere ricondotta esclusivamente a parametri fisici, ma deve necessariamente tenere conto anche di fattori sociali, economici e demografici.
Anci Puglia richiama, a tal proposito, il principio già affermato dalla Legge n. 991 del 1952, secondo cui la montagna va intesa non soltanto come dato geografico, legato alla montuosità del territorio, ma come realtà antropologica, caratterizzata da condizioni strutturali di fragilità e da persistenti criticità socio-economiche. Se l’obiettivo del decreto è quello di contrastare lo spopolamento e sostenere le comunità montane, la sola altitudine non può dunque rappresentare un criterio sufficiente ed esaustivo.
Alla luce di tali considerazioni, Anci Puglia sottolinea la necessità di integrare i criteri di classificazione con ulteriori indicatori in grado di restituire una fotografia più aderente alla realtà dei territori, quali le dinamiche demografiche, il tasso di spopolamento, il livello di accessibilità ai servizi essenziali, la densità abitativa, la fragilità ambientale e il grado di integrazione territoriale.
Nel documento trasmesso ad Anci Nazionale vengono prospettate sia una revisione di carattere strutturale, finalizzata alla definizione di zone montane omogenee e integrate che superi l’attuale classificazione basata sul singolo Comune, sia una soluzione di immediata applicazione volta a rendere i criteri più inclusivi, attraverso una revisione delle soglie numeriche e la salvaguardia dei Comuni già riconosciuti come montani o parzialmente montani, accomunati da analoghe condizioni di criticità socio-economica. Emblematico, in questo senso, è il caso del Comune di Biccari, in provincia di Foggia, che pur ospitando la cima più alta della Puglia, con i suoi 1.151 metri, rischierebbe l’esclusione dalla nuova classificazione.
Un contributo rilevante alla definizione della posizione di Anci Puglia è giunto dal lavoro del Vicepresidente Noè Andreano, portavoce delle istanze dei Monti Dauni, e dall’attività della Consulta dei Piccoli Comuni di Anci Puglia, impegnata nel rappresentare in modo sistematico le criticità delle aree interne.
Anci Puglia chiede infine ad Anci Nazionale di farsi interprete di tali istanze presso il Governo, promuovendo le necessarie modifiche allo schema di decreto affinché le politiche per la montagna risultino realmente efficaci, eque e coerenti con le esigenze dei territori.