• Luglio 24, 2014
di anci_admin

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Anci: “Cultura diventi elemento costitutivo sviluppo, si riconosca ruolo centrale dei Comuni”

“La cultura da elemento aggiuntivo deve diventare elemento centrale e costitutivo dello sv...
Anci: “Cultura diventi elemento costitutivo sviluppo, si riconosca ruolo centrale dei Comuni”

“La cultura da elemento aggiuntivo deve diventare elemento centrale e costitutivo dello sviluppo nazionale. Solo facendo questo salto di approccio si potranno avere politiche e strategie nazionali organiche, che integrino al massimo il ruolo centrale che i Comuni da anni svolgono in questo settore. E si potrà arrivare ad un utilizzo ottimale di questo asset fondamentale per il nostro sistema paese. Ma per farlo bisogna sciogliere alcuni nodi, a partire dal riconoscimento delle politiche culturali e del turismo come funzioni fondamentali svolte dai Comuni”. Questo in sintesi il ragionamento svolto dal presidente dell’Anci, Piero Fassino, che, alla presenza del ministro Franceschini ha aperto, stamattina a Roma, i lavori del convegno organizzato dall’associazione, con i responsabili culturali dei Comuni per discutere le proposte per il rilancio della Cultura e del Turismo (foto).
Rivolgendosi al responsabile del ministero dei Beni culturali e del Turismo, Fassino ha sottolineato come la partecipazione in sala di amministratori locali sia la migliore testimonianza dell’impegno dei Comuni. Tuttavia è paradossale che tale centralità “è assente nella banca dati sui fabbisogni e sui costi standard presentata la scorsa settimana. Queste funzioni sono strategiche e devono fare riferimento ai Comuni, solo così si potrà immaginare una diversa allocazione delle risorse”, ha puntualizzato il presidente Anci.
Secondo Fassino vanno, comunque, aggrediti anche altri nodi che frenano il decollo di un efficace progetto di valorizzazione culturale e turistico. A partire dalla separatezza tra le politiche dello Stato e degli enti locali: “Scontiamo un’architettura istituzionale che – ha rilevato – è un enorme elemento di debolezza, serve assolutamente una logica di integrazione tra i vari livelli di governo”. Per continuare poi con l’annosa questione delle risorse: “Abbiamo apprezzato  il piccolo incremento avuto sia con il decreto sulle fondazioni liriche che con il decreto cultura. Ma in questi tempi di risorse date e definite, per gli amministratori locali bisogna puntare sempre di più sulle partnership pubblico-privato. Un passaggio che – ha ricordato – richiede un sistema normativo organico ed una semplificazione normativa che consenta di attrarre in modo efficace investimenti privati”.
Fassino si è soffermato poi sul tema della produzione culturale, che va rivisto “a partire dalla formazione che crea i presupposti necessari per promuovere le attività dei giovani artisti, come stiamo facendo anche nella nostra realtà territoriale”. Ed infine sulla necessità di creare un sistema integrato di promozione del sistema culturale e turistico all’estero: “Lo Stato non può prescindere da una funzione di regia centrale, ma deve essere capace di valorizzare i mille territori che l’Italia ha, cosa finora non accaduta”.
Ma il presidente Anci guarda anche alle opportunità offerte dall’Expo e dal semestre di presidenza italiana della Ue. Sul primo punto ricorda che la rassegna di Milano è “una vetrina fondamentale per l’immagine di tutto il paese”, citando l’iniziativa sviluppata dall’associazione con la rassegna ‘Anci per Expo’. Quanto al semestre italiano, il sindaco di Torino ha ricordato che proprio la sua città ospiterà il 23 e il 24 settembre l’incontro di tutti i ministri Ue della cultura: “Sarebbe importante che tutti i municipi italiani promuovessero in quella settimana iniziative territoriali a supporto della riunione Ue”.
Infine, su questo punto Fassino ha lanciato un appello a Silvia Costa, neo presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo: “Facciamo in modo che nell’allocazione delle risorse comunitarie si tenga conto della centralità della cultura destinandovi fondi adeguati.
La relazione introduttiva al convegno è stata svolta dal delegato alla Cultura Anci e assessore di Torino, Maurizio Braccialarghe, che ha sottolineato come “il decreto Franceschini supera lo slogan della ‘cultura come volano dello sviluppo’ e, cosa ancor più importante, pone i Comuni come benzina a disposizione per farlo decollare”.
“Per prima volta nel Fondo unico per lo spettacolo – ha detto Braccialarghe – vengono previsti finanziamenti triennali che aggirano il grande problema dell’asincronia tra disposizione economica degli enti e programmazione. Questo servirà di certo ad avviare un’azione più incisiva e il primo risultato sarà che le amministrazioni non dovranno più passere dalle forche caudine dei fidi bancari, dove troppo spesso gli interessi superano la dotazione economica attesa. Si tratta di una pietra miliare – ha aggiunto il delegato Anci – che permetterà una maggiore programmazione a medio termine, fondamentale per valorizzare e mettere a sistema il settore turistico-culturale”.
Braccialarghe ha poi parlato degli aspetti del decreto che facilitano “realmente e per la prima volta il rapporto tra finanziamento pubblico e attori privati”. Tuttavia non mancano carenze nel provvedimento che “deve cercare di sviluppare anche altre potenzialità, magari pensando una sorta di mecenatismo individuale per far concorrere a detrazioni per che optasse per un sostegno economico alle iniziative singole”.
L’assessore di Torino ha poi parlato della questione delle fondazioni lirico sinfoniche, suggerendo due azioni: “una volta ad evitare il pagamento Irap, prevista invece nel provvedimento”, un’altra “che trovi una modalità per premiare quegli enti lirico sinfonici che hanno portato i bilanci in pareggio, dimostrando di saper lavorare bene, magari prevedendo prestiti a lungo termini dalla Cassa depositi e prestiti per avere copertura dei ritardati pagamenti dei contributi pubblici”.
Braccialarghe ha anche sottolineato  la necessità di attivare politiche a sostegno “delle biblioteche di base che sono l’infrastruttura culturale capillarmente più diffusa e significativa del nostro Paese, e a favore della “promozione della lettura, soprattutto nei territori, a partire da vaste aree dell’Italia meridionale, in cui l’offerta culturale è più carente e persistono fra i cittadini bassi tassi di lettura”.
Infine una battuta sulla Siae: “Fermo restando la tutela del diritto d’autore – ha rimarcato Braccialarghe – bisogna evitare che certi regolamenti abilitino la Siae ad uccidere neonato nella culla. Non è possibile che oltre al diritto d’autore la Siae prenda anche una quota del finanziamento pubblico e degli sponsor e partner”. 
Durante il convegno il ministro Franceschini e il presidente Fassino hanno firmato un protocollo tra l’Anci e il Mibact per incrementare l’efficienza delle politiche territoriali di tutela e valorizzazione dei beni culturali, di promozione della cultura e di rilancio del turismo.  
Il responsabile del Mibact nel suo intervento conclusivo ha sottolineato come il “sistema dei Comuni ha capito da tempo la vocazione del nostro Paese per la bellezza e la creatività e, nonostante i tagli degli ultimi anni, ha difeso e difende gli spazi culturali presenti sul territorio”. “Il protocollo che firmiamo oggi – ha aggiunto – oltre al decreto Cultura, rappresenta quindi un ulteriore tassello per un’alleanza di cui c’era bisogno, per fare della Cultura un tema centrale della politica nazionale”.
“Dobbiamo passare ora alla fase successiva – ha detto Franceschini – per far diventare quella sulla cultura una missione chiara dove ognuno fa la propria parte a seconda delle competenze. Basta – ha rimarcato però il ministro – presentarsi all’estero frammentati con il padiglione di questa o quella Regione. Dobbiamo presentarci fuori dai nostri confini come sistema Paese”.
Ricordando poi i provvedimenti contenuti nel decreto che interessano i Comuni, dall’art bonus che concede il 65% di credito di imposta alle risorse per promuovere eventi culturali nelle periferie, il ministro ha parlato della sua idea di polo museale. “I grandi musei d’Europa, ad esempio il Louvre – ha detto – non fanno distinzione di proprietà. Al turista, infatti, non interessa se il dato museo sia dello Stato della chiesa, del Comune o della singola Regione. Il turista vuole visitarlo e fruirne”. Nel polo museale a cui lavorerà il Mibact, quindi “non conteranno le proprietà ma la valorizzazione del prodotto turistico. Più evitiamo frammentazione più andremo verso una piena valorizzazione”.
Infine un invito a guardare al futuro. “In Italia – ha concluso Franceschini – abbiamo il dovere di investire sull’enorme patrimonio lasciatoci dal passato. Abbiamo però tanta intelligenza e creatività contemporanea che merita attenzione. Tuteliamo il passato – ha chiosato il ministro – ma investiamo anche sulle eccellenze del presente che saranno futuro”.
Leggi gli interventi dei relatori: Gnassi, Petitti, Prato, Coscia, Fontana, Costa, Asproni (gp/ef)