- Novembre 21, 2025
Contratti di fiume
All’Aquila XIII Tavolo Contratti di fiume: confronto su governance, risorse e adattamento climatico
Due giorni di lavoro con istituzioni, regioni, enti locali e mondo scientifico per rafforzare il ruolo dei Contratti di Fiume nelle politiche di gestione dell’acqua e del territorio. Dall’impegno delle Regioni alla strategia europea per clima e biodiversità, occorrono stabilità normativa e risorse dedicate
Si è svolto a L’Aquila, il 20 e 21 novembre, il XIII Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume (CdF), appuntamento che riunisce amministrazioni, regioni, università, associazioni e comunità locali impegnate nella gestione integrata e partecipata dei bacini idrografici. La scelta dell’Abruzzo ha voluto valorizzare un territorio che negli ultimi anni ha investito quasi 40 milioni di euro – tra fondi FSC e FESR – per rafforzare i CdF come strumenti attuativi della pianificazione per la difesa del suolo, in attuazione del Codice dell’Ambiente (art. 68-bis).
A livello nazionale, con circa duecento processi attivi e un numero crescente di contratti sottoscritti, i CdF si confermano un modello riconosciuto per migliorare la sicurezza idraulica, la qualità dei territori fluviali e la capacità di affrontare le sfide climatiche attraverso pratiche di governance multilivello e partecipata.
ANCI ha partecipato ai lavori, portando la voce dei comuni e contribuendo alla definizione delle priorità per rafforzare lo strumento, con particolare attenzione alla necessità di rendere stabile l’assegnazione di risorse, consolidare il ruolo dei territori nella pianificazione di distretto e sostenere gli amministratori nella gestione dei processi partecipativi. L’Associazione ha sottolineato la centralità dei CdF nella costruzione di una cultura fluviale condivisa e nella capacità dei comuni di dialogare efficacemente con regioni, consorzi di bonifica, autorità di bacino e GAL.
Nel corso delle sessioni sono emerse numerose esperienze territoriali. Tra queste, ha avuto particolare evidenza il Patto per l’Arno, che vede coinvolta ANCI Toscana insieme ai consorzi di bonifica e all’Autorità di Distretto: un modello di collaborazione avanzato che integra manutenzione del reticolo idrografico minore, prevenzione del rischio, protezione civile e valorizzazione delle aree fluviali. Un approccio che dimostra la capacità dei CdF di collegare le politiche ambientali con quelle economiche e sociali, diventando strumenti di sviluppo locale.
Strumenti innovativi: servizi ecosistemici e crediti per la natura
Il dibattito ha evidenziato come, nel nuovo quadro europeo delineato dalla strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e dalla Nature Restoration Law, si stiano definendo strumenti innovativi come i servizi ecosistemici e i crediti per la natura, verso cui la Commissione europea sta orientando nuove politiche di finanziamento. Ministero dell’Agricoltura e Ministero dell’Ambiente stanno lavorando congiuntamente per integrare tali strumenti nelle pianificazioni territoriali, rendendo i CdF un possibile canale di attuazione locale.
Le riflessioni della seconda giornata e il confronto politico
La seconda giornata ha visto un intenso confronto istituzionale. I senatori Gianni Rosa, vicepresidente della Commissione Ambiente del Senato, ed Etelwardo Sigismondi, hanno sottolineato la necessità di “essere pragmatici” affinché il percorso dei CdF si chiuda positivamente con un riconoscimento forte e stabile. È stata ribadita l’intenzione di portare avanti una risoluzione unitaria in Commissione Ambiente e di inserire i Contratti di Fiume nel testo della nuova proposta di legge che il Senato sta elaborando. Per farlo, hanno evidenziato l’esigenza di modifiche legislative, del rafforzamento dell’Osservatorio nazionale e del riconoscimento di una personalità giuridica ai CdF che consenta loro una maggiore operatività.
Alla Camera, la deputata Chiara Braga ha richiamato il valore dei CdF all’interno delle politiche di gestione delle acque, chiedendo che i livelli esecutivi garantiscano il necessario supporto dopo la definizione del quadro normativo. Braga ha sottolineato l’importanza di criteri premiali nei fondi di coesione e nella programmazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici, ricordando come i fiumi rappresentino un collegamento naturale tra aree interne e costa: ciò che avviene a monte determina gli effetti a valle e richiede dunque processi pianificatori coordinati.
Il direttore generale del MASE, Giuseppe Travia, ha evidenziato come il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici richieda strumenti radicati sul territorio e come il ministero creda nei CdF per la loro capacità di prevenzione del dissesto idrogeologico e di manutenzione ordinaria, “che deve partire dal basso” attraverso processi condivisi e soluzioni basate sulla natura.
Da parte internazionale, Alessandro Bratti, coordinatore dell’International Network of Basin Organizations, ha ricordato come la Nature Restoration Law richieda la progressiva rimozione delle barriere trasversali nei corsi d’acqua. Ha evidenziato inoltre che le riserve di biosfera UNESCO seguono un percorso concettualmente affine ai CdF e ha invitato il MASE a creare una sinergia nazionale fra i due sistemi.
Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha confermato la volontà della Regione di proseguire sul piano degli investimenti già avviati, richiamando però governo e Parlamento alla necessità di destinare risorse adeguate al fabbisogno reale dei territori.
Nella tavola rotonda guidata dal vicepresidente regionale Imprudente è emersa infine l’importanza di coinvolgere anche soggetti privati e di sostenere la progettazione locale come leva per avviare e consolidare i CdF, orientando i finanziamenti alla scala di bacino e non solo a singoli interventi.
Il Tavolo si è chiuso con un messaggio condiviso: rafforzare i Contratti di Fiume significa investire in sicurezza, qualità dell’ambiente, partecipazione delle comunità e sviluppo locale. ANCI continuerà a sostenere i comuni in questo percorso, contribuendo alla definizione delle politiche e degli strumenti necessari per rendere i CdF sempre più efficaci, operativi e riconosciuti all’interno delle programmazioni nazionali ed europee.
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