- Ottobre 2, 2020
Partenariato speciale pubblico-privato
A Bergamo rinasce l’ex Monastero del Carmine. Ghisalberti: “Grande opportunità per i Comuni”
Far rinascere un complesso monumentale nel cuore della città innescando le energie civiche del territorio. Succede a Bergamo, una delle prime città che ha sperimentato il partenariato speciale pubblico-privato. Il racconto dell'assessora Nadia Ghisalberti
Far rinascere un complesso monumentale nel cuore della città innescando le energie civiche del territorio e la stretta collaborazione tra cittadini, associazioni e amministrazione locale. Succede a Bergamo, una delle prime città che ha sperimentato il partenariato speciale pubblico-privato previsto dal Codice dei contratti.
L’ex Monastero del Carmine, un complesso monumentale edificato a partire dalla seconda metà del 1300 è rimasto pressoché inutilizzato fino al 1996. Fino a quando il Teatro Tascabile di Bergamo, una società cooperativa che svolge le proprie attività secondo il modello del teatro di gruppo e del teatro laboratorio per favorire il dialogo tra le diverse culture ha manifestato la volontà di realizzare un progetto di recupero e valorizzazione dello stesso. E’ così che il Comune di Bergamo e il Teatro Tascabile hanno firmato, circa un anno e mezzo fa, il primo accordo di partenariato speciale pubblico-privato dando vita al progetto “Teatro: un futuro possibile”.
Un percorso che non è stato semplice, come racconta Nadia Ghisalberti, assessora alla cultura del Comune di Bergamo, dal momento che la norma prevedeva questo istituto solo per i beni statali. Ma con il decreto Legge “Semplificazioni”, la cui legge di conversione è stata definitivamente approvata dal Parlamento pochi giorni fa (legge 11 settembre 2020, n. 120) è stato esteso anche ai Comuni, alle Regioni e agli altri enti territoriali la possibilità di attivare i “partenariati speciali pubblico-privato” per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali ai sensi dell’art. 151 comma 3 del Codice dei Contratti pubblici.
“Questo emendamento – ha rimarcato l’assessora – insieme alla facilitazione fiscale dell’art bonus, credo abbiano una forte potenzialità di cui i Comuni devono prendere atto e devono sfruttare questa opportunità per dare il giusto valore ai propri beni attraverso la co-progettazione con le associazioni culturali”.
La modifica così introdotta, chiesta da tempo da molti soggetti del settore e in particolare dall’Anci, riveste una grande importanza proprio per i Comuni, che sono i detentori di una parte significativa (più del 70%) del patrimonio culturale nazionale fino ad ora poco utilizzato o inutilizzato anche per mancanza di interventi e di risorse.