- Febbraio 18, 2014
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Il grido di dolore dei nostri sindaci «Noi, inascoltati»
Portare in tutte le sedi istituzionali il «grido di dolore» degli amministratori l...Portare in tutte le sedi istituzionali il «grido di dolore» degli amministratori locali, insieme a proposte concrete per uscire da «una stagione di incertezze, norme irragionevoli e meccanismi che penalizzano le realtà che rispettano le regole».Così il vice presidente di Anci Lombardia Roberto Scanagatti, sindaco di Monza, ha spiegato ieri a palazzo Pretorio gli obiettivi degli incontri promossi sul territorio dall’associazione dei Comuni: un tour per dare informazioni ai sindaci e per raccogliere suggerimenti e idee «su cui ragionare per costruire una piattaforma da portare all’assemblea nazionale dell’Anci, in ottobre», ha spiegato Scanagatti. Ieri è toccato a Sondrio, per parlare di conti, patto di stabilità, rapporti con i cittadini e di una legge di stabilità che due terzi dei sindaci lombardi bocciano senza appello, secondo un sondaggio realizzato da Ipsos per conto dell’Anci. Il tour sta toccando realtà diverse fra loro, ha sottolineato Scanagatti, ma la costante è una situazione «che tutti conosciamo fin troppo bene», ha detto il vice presidente di Anci Lombardia agli amministratori valtellinesi e valchiavennaschi presenti nella sala consiliare del Comune. «Di fronte alla crisi gli enti locali hanno dato risposte importanti – ha sottolineato – a bisogni sempre più emergenti, perché un cittadino in difficoltà, che non sa dove sbattere la testa, si rivolge al sindaco. Abbiamo bisogno di una semplificazione, perché ci troviamo di fronte a regole irragionevoli, a norme dettate da una burocrazia che complica tutto, e serve il riconoscimento della nostra rappresentanza, del fatto che siamo parte integrante del sistema. Stato e Regione possono legiferare, noi Comuni no, e spesso di questo paghiamo le conseguenze anche se i nostri enti sono avamposto e baluardo di democrazia». Ma anche sul fronte economico i municipi hanno diversi motivi per lamentarsi: «I Comuni pesano per il 7,1% nel totale della pubblica amministrazione – ha ricordato il segretario di Anci Lombardia Pier Attilio Superti -, mentre il peso delle manovre è ricaduto sugli enti locali per il 14%. Fra il 2007 e il 2011 i Comuni hanno contribuito al risanamento dei conti nazionali con 16 miliardi di euro, fra tagli e obiettivi del patto di stabilità, con un saldo positivo di 850 milioni, mentre il saldo totale della pubblica amministrazione è meno 37 miliardi». Già, il patto di stabilità: un guaio per tutti, ma soprattutto per gli enti più piccini, ha sottolineato Ivana Cavazzini, presidente del dipartimento piccoli Comuni di Anci Lombardia. «È irragionevole fare leggi uguali per Milano e per un Comune di seicento abitanti – ha detto Cavazzini -, sul patto ad esempio ci viene chiesto di ragionare sulla cassa quando nei piccoli Comuni praticamente non esiste. Giustamente ci viene chiesta la gestione associata dei servizi, ma il legislatore non solo non prevede investimenti, ma chiede subito risparmi di spesa».Una soluzione, hanno spiegato i rappresentanti di Anci Lombardia, potrebbe essere «fissare un obiettivo di risparmio e lasciare al Comune l’autonomia di decidere come raggiungerlo», ma in generale secondo l’associazione dei Comuni «serve un cambiamento nella politica».L’ha sottolineato anche il "padrone di casa" Alcide Molteni: «I Comuni vengono identificati come il luogo nel quale i cittadini possono confrontarsi attraverso l’elezione diretta e l’erogazione dei servizi a loro necessari – ha detto il sindaco -, ma stiamo facendo la figura dell’elemento più debole e meno ascoltato. C’è un crescente centralismo di Stato e Regione, loro decidono e i Comuni subiscono gli sconquassi, dovendo soggiacere a una continua incertezza sulle risorse e sulle norme».n18/02/2014 La Provincia di Sondrio