• Novembre 27, 2013
di anci_admin

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Oggi Cappellacci incontra i sindaci “per fare il punto”

“Domani il presidente della Regione Sardegna incontrerà a Tramatza i sindaci e i tecnic...
Oggi Cappellacci incontra i sindaci “per fare il punto”

“Domani il presidente della Regione Sardegna incontrerà a Tramatza i sindaci e i tecnici dei Comuni colpiti dall’alluvione, per fare il punto e organizzare gli interventi”. Lo afferma il primo cittadino di Sant’Antonio di Gallura, Angelo Pittorru che fino ad oggi ha contato sulle sole forze e “sui pochi soldi” del suo Comune per porre rimedio ai danni: “Da noi fortunatamente non ci sono stati grossi danni alle persone o alle abitazioni – spiega – ma le strade rurali e i ponticelli di collegamento sono fortemente compromessi e in molti casi impercorribili”.
Anche l’Anci farà visita ai sindaci dei Comuni colpiti, ad annunciarlo è il delegato alla Protezione civile e sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali. “E’ necessario – spiega Boccali – mantenere alta l’attenzione sulla tragedia che ha colpito la Sardegna, per questo motivo il prossimo giovedì 28 novembre andremo a Posada (Nu) per incontrare, insieme ai rappresentanti dell’Anci Sardegna, i primi cittadini dei comuni colpiti dalla alluvione”. 
“Al centro della riunione – aggiunto il delegato Anci –  oltre ad una prima stima dei danni, un confronto aperto per  redigere un documento condiviso che sarà posto all’attenzione del Governo e nel quale si ribadirà la posizione dell’Associazione sull’importanza delle attività di monitoraggio e prevenzione nelle comunità che convivono con i rischi del proprio territorio, la sospensione dei tributi, il ripristino viario, l’esclusione dai vincoli del patto di stabilità”  
Intanto la macchina della ricostruzione, pur con qualche intoppo, continua a lavorare a pieni giri nei territori colpiti dall’alluvione in Sardegna.
In molti Comuni si sono riuscite ad evitare le tendopoli, e le scuole stanno già riaprendo, grazie anche alla “straordinaria” prova di solidarietà di cui i sardi stanno beneficiando. Restano però forti criticità sulla viabilità e sull’accesso e il recupero dei terreni agricoli nonché, in prospettiva, sulla necessità di poter spendere i fondi a disposizione dei Comuni per il riassetto del territorio, ‘scavalcando’ i vincoli del Patto di stabilità.

Per il sindaco di Padru, Antonio Satta, "non serve solo lo stanziamento di fondi. Serve che questi fondi vengano prontamente messi a disposizione dei sindaci, responsabili della sicurezza dei territori. Non siamo disponibili a subire ancora prese in giro e offese gravissime per le popolazioni colpite da questo dramma". Il j’accuse di Satta non arriva dal nulla: "Già quattro anni fa – spiega il sindaco – il mio Comune ha subito un alluvione, c’è stato un morto. Allora la Regione stanziò briciole, 300 mila euro. Lo Stato ne promise 750 mila. Ebbene, dopo quattro anni abbiamo ricevuto solo il 10% dello stanziamento regionale, e nemmeno un euro da parte dello Stato. La burocrazia può uccidere ancora. Se avessimo ricevuto subito quei fondi, oggi avremmo molti meno danni". Per questo, dice il sindaco, "apprezziamo molto le parole degli esponenti del governo che sono venuti a visitare i luoghi colpiti dall’alluvione della scorsa settimana, promettendo fondi adeguati sebbene ancora indefiniti. Ma noi chiediamo fortemente che questi fondi siano messi subito a disposizione dei territori. Le promesse, altrimenti, rischiano di rimanere solo parole, e questo non possiamo più accettarlo, per rispetto nei confronti dei nostri concittadini". 

Denuncia, invece, la "lenta burocrazia che non ha permesso di prevenire i disastri che ha provocato l’alluvione", Giovanni Santo Porcu, sindaco di Galtellì piccolo borgo in provincia di Nuoro che già nel 2004 fu colpito da un fenomeno simile a quello della scorsa settimana.
“A seguito dell’alluvione di quasi dieci anni fa – spiega il sindaco – la Regione aveva messo a disposizione una cifra pari a circa 5 milioni di euro per interventi di ripristino anche degli argini del fiume Cedrino. Interventi che a causa della lentezza burocratica sono iniziativi solo la scorsa primavera, con le inevitabili conseguenze che abbiamo registrato negli scorsi giorni”.
Parlando di cifre, il sindaco Porcu chiarisce che “al momento non abbiamo ancora quantificato il numero totale dei danni che sono comunque ingenti. Detto questo, sebbene l’allarme non sia rientrato le 47 famiglie evacuate sono quasi tutte tornare nelle loro abitazioni e stiamo lavorando alla rimozione dei detriti con il ripristino delle strutture”. 

A Olbia, il Comune più grande tra quelli funestati dall’acqua, il sindaco Gianni Giovannelli chiede proprio “che ci sia consentito di spendere i 50 milioni già presenti nelle nostre casse per intervenire sul territorio. Il premier Letta e i ministri e parlamentari che sono venuti qui ci hanno dato rassicurazioni, vedremo”. Intanto in città “le maggiori criticità sono state risolte: abbiamo riaperto quasi tutte le scuole e rimediato ai problemi elettrici e di approvvigionamento dell’acqua”. Il sindaco ringrazia soprattutto “le migliaia di volontari arrivati da tutta Europa e non solo dall’Italia: grazie a loro e alle tante donazioni stiamo distribuendo cibo, beni di prima necessità ed elettrodomestici”.
Anche a Torpè la situazione sembra in ripresa, sebbene le scuole restino chiuse e l’acqua venga distribuita con le autobotti: “Non ci sentiamo soli, ma l’emergenza continua”, dice il sindaco Antonella Dalu: “Al momento – spiega – abbiamo ripulito tutte le case e accolto 20 famiglie rimaste senza un tetto, grazie alla disponibilità di alcuni proprietari di seconde case all’interno del Comune. La viabilità invece resta un grosso problema: si riesce ad arrivare più o meno dappertutto con ruspe e fuoristrada, ma siamo ancora lontani dal poter consentire l’accesso ai mezzi ordinari. Con gli argini devastati, il fango e l’acqua sono dappertutto”. Anche per Chiara Michelangeli, primo cittadino di Onanì, “il problema principale è la viabilità: il paese è praticamente semi isolato. Non abbiamo avuto grossi danni, ma adesso questa situazione sta creando disagio”. Unica via di entrata e uscita dal paese “è una bretella, un ex cantiere della Provincia abbandonato a causa del Patto di stabilità, che adesso è stato in qualche modo ripristinato ma la cui percorrenza è riservata ai mezzi di soccorso. Durante l’alluvione quel cantiere è diventato in pratica il letto di un fiume, e ora speriamo solo che non venga a piovere di nuovo”.
Situazione rientrata, invece, a Uras e San Nicolò d’Arcidano, comuni in provincia di Oristano. “Abbiamo chiuso l’unità di crisi già sabato sera anche grazie alla solidarietà dei comuni vicini e di tutta la Sardegna, che ci ha permesso un lavoro di soccorso capillare a  preciso”, racconta il sindaco di Uras Gerardo Casciu che precisa: “adesso servono interventi di specialisti per mettere a posto gli impianti elettrici e idraulici danneggiati e risorse per il settore agricolo. Molti terreni e strade rurali sono inagibili e serve un sostegno immediato
D’accordo sull’emergenza agricoltura anche il sindaco di San Nicolò d’Arcidano Emanuele Cera “è l’unico vero danno che ha subito la mia amministrazione perché per il resto, devo ammettere, siamo stati fortunati”.
“Una fortuna – sottolinea – che ci concesso di attivarci da subito con due squadre formate da operai comunali e volontari per dare un aiuto ai nostri vicini Uras e Terralba”. (mv/fdm)