• Ottobre 24, 2013
di anci_admin

Anci Rivista

N. 9/10 – IL PAESE SIAMO NOI – Speciale XXX Assemblea Anci

di Piero Fassino  Siamo fedeli alla Costituzione. Siamo fedeli a ciascuno dei nostri concittad...

di Piero Fassino
 Siamo fedeli alla Costituzione. Siamo fedeli a ciascuno dei nostri concittadini. Siamo convinti che proprio il rispetto della Costituzione e l’attenzione al bene comune siano l’unica strada per uscire dal tunnel in cui il Paese è precipitato.
I sindaci italiani arrivano a Firenze in un momento delicatissimo. Ma ci arrivano ancora determinati, per nulla arresi e, come sempre, vestiti di senso di responsabilità e affamati di autonomia, equità e dialogo.
Soffriamo ogni giorno, perché ogni giorno tocchiamo con mano le difficoltà di famiglie e imprese. Ed è proprio a noi sindaci che cittadini famiglie e imprese, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, si rivolgono per invocare soluzioni e alleviare l’oppressione di una crisi che sempre più spesso si presenta con risvolti drammatici. Al contempo, sono stati i Comuni, ininterrottamente negli ultimi 12 anni, a pagare il prezzo più alto per il risanamento dei conti dello Stato. Quegli stessi Comuni che rappresentano il comparto della Pubblica amministrazione con i conti più in ordine. Quegli stessi Comuni che spesso hanno nelle casse risorse pronte per essere investite in opere pubbliche al servizio della collettività e della ripresa economica, ma congelate e rese improduttive da un Patto di stabilità che ormai definire ‘stupido’ sarebbe riduttivo.
E’ anche per questi motivi che, fin dal mio insediamento alla presidenza dell’Anci, mi sono fatto ambasciatore della ferma richiesta di aprire una nuova stagione nei rapporti tra Stato e Comuni. Un rapporto logorato da anni di pesanti tagli lineari, norme astruse e contraddittorie, mancato rispetto dell’autonomia costituzionale dei diversi livelli di governo, incapacità di ascolto da parte dei governi via via in carica.
Il risultato è che oggi i Comuni sono ridotti allo stremo. Trasferimenti sempre minori, mancato o parziale riconoscimento dei tributi propri, confusione normativa e annullamento del percorso federalista rischiano di compromettere in modo irreparabile la capacità dei Comuni di garantire gli stessi servizi essenziali e ordinari: dagli asili nido alla riparazione delle strade. Con l’ulteriore paradosso di costringere i primi cittadini ad agire sulle spese per i servizi di welfare, proprio nel momento in cui la crisi fa impennare la domanda di quei servizi.
Non rimane molto tempo e non possiamo concederci di sprecarne ancora. L’Assemblea di Firenze deve perciò rappresentare un punto di svolta: abbiamo già intrapreso, trovando orecchie più attente e sensibili in questo  Esecutivo, una modalità di dialogo per molti versi inedita. E la recente ripresa del percorso del federalismo demaniale – tema sul quale l’Anci resta in prima linea – rappresenta un primo, incoraggiante segnale positivo. Ma troppi nodi restano sul tavolo, e anche in questo frangente i sindaci vogliono essere protagonisti di una nuova stagione.
Le scelte, per noi irrinunciabili, che chiediamo al Governo di assumere, sono chiare: fermare la mannaia dei tagli, assicurando che nel 2014 non ci siano ulteriori riduzioni nei trasferimenti ai Comuni; riprendere il percorso federalista, riassumibile in autonomia e responsabilità per i Comuni, a partire dall’istituzione della service tax; valorizzare le città metropolitane, motori dello sviluppo del Paese, ed i piccoli Comuni, epicentro dell’amministrazione virtuosa; riformare il Patto di stabilità, sopprimendolo per i Municipi sotto i 5000 abitanti e allentandone i vincoli per gli altri Comuni, nell’ottica prioritaria di ridare slancio agli investimenti sui territori.
Ma non possiamo dimenticare, al contempo, l’eroismo di quei sindaci che, lasciati sempre più soli, si fanno carico ogni giorno non solo di quanto è da loro loro dovuto, ma anche di quei compiti ai quali lo Stato centrale non assolve più, per mancanza di capacità o, peggio ancora, di interesse. In questi giorni il mio primo pensiero va a Lampedusa, dove Giusi Nicolini continua a combattere una battaglia di civiltà senza quartiere, per porre rimedio e limitare i danni di una politica sull’immigrazione che coinvolge l’intera Europa, e rispetto alla quale il continente non può tirarsi indietro. Ma penso anche alle incessanti intimidazioni subite soprattutto dai sindaci del Mezzogiorno, rei di amministrare la cosa pubblica senza clientelismi e senza facili consensi ai diktat della criminalità organizzata.
Per tutti loro, per tutti i cittadini di ogni singolo Municipio, continuiamo a chiedere di essere messi nelle condizioni di servire al meglio la collettività. Vogliamo mantenere e meritare quel patrimonio di fiducia e credibilità che gli altri livelli istituzionali stentano ad ottenere. E’ la nostra unica ambizione. E non vi rinunceremo.