- Maggio 8, 2020
Accadde oggi
Don Ciotti e il sindaco di Cinisi ricordano Impastato, simbolo antimafia ucciso il 9 maggio del ‘78
Il 9 maggio del 1978 Peppino Impastato veniva assassinato dalla mafia. Don Ciotti: "Un simbolo senza confini che non può fermarsi alle sole celebrazioni retoricheperché la sua è una memoria esigente. Il sindaco di Cinisi, Gianni Palazzolo: "Il suo operato è diventato il modello dell’antimafia che ha fatto respirare aria di libertà a tante comunità e tanti territori"
“Peppino Impastato è il simbolo dell’impegno contro la mafia, la corruzione, la povertà e l’ingiustizia. Un simbolo senza confini che non può fermarsi alle sole celebrazioni retoricheperché la sua è una memoria esigente”. Così Don Ciotti in occasione della giornata che ricorda l’uccisione di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio del 1978 e che il sito Anci celebra con una puntata della rubrica “Accadde domani”.
“Peppino – dice Don Ciotti nel video – ha usato la retorica per denunciare la mafia, una scelta dirompente fatta da chi conosceva bene il codice mafioso e sapeva che la denuncia semplice non sarebbe bastata, mentre la messa alla berlina delle loro malefatte sarebbe suonato, come è stato, il peggiore degli affronti. Grazie di cuore Peppino , per quello che hai fatto e per quello che ci hai lasciato. La tua eredità la riconosciamo ogni giorno – conclude – perché ci ha insegnato la bellezza della libertà dai compromessi complici delle mafie e delle ingiustizie. Sei vissuto per gli altri e il tuo sogno non si è interrotto”, conclude Don Ciotti.
“Per la mia comunità – dice da parte sua il sindaco di Cinisi Gianni Palazzolo –, Peppino rimane un personaggio che va oltre Cinisi. Con il suo operato è diventato il modello dell’antimafia che ha fatto respirare aria di libertà a tante comunità e tanti territori”.
Se mi dovessero chiedere qual è il modo migliore per rendere omaggio a Peppino Impastato direi che il modo migliore è quello di vedere il sindaco di Cinisi, liberamente e senza correre alcun pericolo. dire che la mafia è una montagna di merda”, conclude Palazzolo.