- Settembre 23, 2013
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Destinazione Italia – Cambio destinazione uso e investimenti su green economy nel pacchetto per rilanciare competitività
Il cambio della destinazione d’uso degli immobili, un occhio di riguardo agli investimenti di ...Il cambio della destinazione d’uso degli immobili, un occhio di riguardo agli investimenti di green economy e l’’utilizzo del project financing per gli interventi di edilizia scolastica e efficientamento energetico. Sono alcune delle misure contenute in ‘Destinazione Italia’, il pacchetto di misure approvate giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri per il rilancio della competitività.
Nello specifico il documento approvato dal governo propone di semplificare la disciplina del vincolo di destinazione d’uso per rendere più facile l’utilizzo di un immobile per finalità diverse da quelle inizialmente stabilite. In questo modo sarebbero favoriti gli investimenti che puntano alla riqualificazione o al riutilizzo. Inoltre per facilitare l’afflusso di investimenti in direzione dei processi di sviluppo e riconversione territoriale, Destinazione Italia suggerisce quindi un regime di facilitazione e gratuità per i cambi di destinazione d’uso degli immobili, soprattutto quelli non utilizzati o occupati da imprese in difficoltà, tenendo sempre presente il rispetto delle esigenze di tutela del paesaggio e dei volumi esistenti degli edifici.
Destinazione Italia riserva una particolare attenzione al tema degli investimenti in efficienza energetica, individuando quattro linee di intervento per lo sviluppo della green economy: rafforzamento del meccanismo dei certificati bianchi (titoli di efficienza energetica), estensione delle detrazioni fiscali (come il 55%), incentivi diretti per gli interventi della Pubblica amministrazione e rafforzamento delle normative per l’efficienza energetica in edilizia.
Infine, viene rilanciato lo strumento del project financing per sostenere gli investimenti nei settori dell’edilizia scolastica e dell’efficientamento energetico degli immobili della PA. Di fronte ai limiti della finanza pubblica, che impongono l’uso di procedure alternative al tradizionale appalto, il documento propone di attuare una disciplina speciale per il partenariato pubblico privato che sia esterna al Codice Appalti e abbia poche regole. Partendo ad esempio dalla creazione di uno standard unificato per i bandi. (gp)