• Settembre 12, 2013
di anci_admin

Interventi

Decolla il primo tassello del federalismo, “procedure semplici e veloci per assegnazione immobili agli enti”

Un Comune potrà vedersi assegnare un immobile in disuso da parte dello Stato, nel giro di cir...
Decolla il primo tassello del federalismo, “procedure semplici e veloci per assegnazione immobili agli enti”

Un Comune potrà vedersi assegnare un immobile in disuso da parte dello Stato, nel giro di circa sei mesi dalla richiesta. Procedure “svizzere”, sistemi telematici semplici e veloci per la richiesta, abolite le white list e le black list: il federalismo demaniale rinasce così con il decreto del Fare, e grazie alla collaborazione tra governo, Anci e Agenzia del Demanio. A soli 15 giorni dalla pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale, già 22 domande di alienazione sono arrivate al Demanio, e cinque di queste sono in fase avanzata di elaborazione. Una misura che può valere 2,5 miliardi (a cui si aggiunge il valore dei beni del Ministero della Difesa) solo nella fase di alienazione, e che è stata illustrata oggi in conferenza stampa dal presidente dell’Anci Piero Fassino, insieme con il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio, il Sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta e il direttore dell’Agenzia del Demanio, Stefano Scalera.
Il decreto, spiega subito Fassino, “rimette in moto le procedure di dismissione dei beni dello Stato, dando la precedenza ai Comuni per la loro alienazione: un punto fondamentale della riforma federalista, che aveva subito un brusco arresto. Ad oggi un Comune che ne faccia richiesta potrà vedersi assegnare l’immobile, se non ci fossero cause ostative, anche nell’arco di sei mesi: un tempo molto ridotto, se paragonato alla precedente norma e in generale ai tempi della burocrazia del Paese”. Il tutto è reso possibile da una serie di sostanziali cambiamenti nelle procedure di alienazione, frutto dell’interlocuzione fra Anci, governo e Demanio, come spiega Scalera: “La procedura sarà completamente telematica, e le domande saranno analizzate singolarmente,. Il Demanio, entro 30 giorni, dovrà semplicemente verificare se il bene richiesto sia effettivamente in disuso e appartenga allo Stato: in caso di esito positivo, partirà la procedura”. Niente decreti di Palazzo Chigi, né obbligo per gli enti richiedenti di presentare un progetto dettagliato di valorizzazione con relativi costi, come invece era previsto precedentemente. Stesso discorso (e stessi tempi) per i beni del ministero della Difesa, su tutti le caserme. E inoltre, per i Comuni che lo richiedono, un pronto supporto tecnico di Agenzia del Demanio e Fondazione Anci Patrimonio Comune sulle possibilità di valorizzazione dei singoli beni.
“Il provvedimento – spiega Delrio – prevede una procedure efficiente, di tipo svizzero. Siamo soddisfatti di aver messo a punto, grazie all’interlocuzione con l’Anci e con il Demanio, una soluzione che renderà il federalismo demaniale una realtà, dopo tanti annunci. E’ un percorso importante, che cambierà in maniera decisiva la vita delle nostre città, contribuendo al contempo al risanamento dei conti pubblici”. Il 25% del ricavato dalla valorizzazione dei beni, infatti, confluirà in un fondo per la riduzione del debito. La legge prevede anche che a quel Fondo sia destinato il 10% dei ricavi della valorizzazione dei beni già di proprietà dei Comuni anche se, annuncia Fassino, “in questo caso chiederemo che queste risorse siano destinate all’abbattimento del debito del comparto, e non in generale alle casse dello Stato”.
Resta invece un provvedimento che “rappresenta un primo passo – dice ancora Fassino – nella direzione di un nuovo rapporto tra Stato centrale ed enti locali che da tempo auspichiamo. Inoltre – prosegue il Presidente – vengono realizzate una serie di importanti innovazioni: si valorizzano beni inerti, si contribuisce in modo determinante alla riqualificazione dei centri cittadini, dove sono ubicati la maggior parte dei beni inutilizzati a partire dalle caserme, si introducono norme fortemente semplificate, che rappresentano un buon esempio per una generale semplificazione nella pubblica amministrazione, e si concorre alla riduzione del debito pubblico”. (mv)