• Agosto 8, 2013
di anci_admin

Federalismo demaniale

Federalismo demaniale – Reggi (FPC): “Profili di incostituzionalità del prelievo forzoso approvato dal Senato”

“E pensare che ci avevano già provato!” Esordisce in maniera decisa il presiden...

“E pensare che ci avevano già provato!” Esordisce in maniera decisa il presidente Reggi della FPC alla luce dell’approvazione in Senato del DL “del fare” che, al comma 10 bis dell’art 56 bis, prefigura – in maniera anche contorta ed ambigua – un prelievo forzoso del 10% a valere sulle entrate nette derivanti dalla alienazione di tutto il patrimonio disponibile degli enti territoriali da destinare al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Come dire – leggendo il comma – che si promuovono iniziative volte allo sviluppo economico e alla coesione sociale prevedendo la copertura di debiti contratti dallo Stato… Questo meccanismo – continua Reggi – depotenzia la bontà del processo del federalismo demaniale e, addirittura, introduce un potenziale blocco di tutti i processi di valorizzazione pubblici – quindi sia lato Stato, sia autonomie locali. La norma impatta in maniera forte sul rapporto istituzionale tra Stato e Comuni e da oggi, tutti i bilanci comunali che si reggono sulle previsioni di entrata inerenti l’art 58 con questa previsione sono matematicamente in deficit. Qualcuno se ne è accorto?
L’aspetto positivo invece è che il cosiddetto D.L. “liberalizzazioni” del gennaio 2012, articolo 66 aveva previsto che comuni, province e regioni potessero alienare beni di loro proprietà per ridurre i propri debiti ma che, la parte eccedente il proprio debito dovesse essere versata a copertura dei debiti dello Stato. La Corte costituzionale, con una recentissima e insolitamente tempestiva sentenza – la n° 63 del 2013 – mentre ha confermato la possibilità che lo Stato possa costringere gli enti territoriali a risanare i propri bilanci, ha dichiarato l’incostituzionalità della parte in cui tentava invece di mettersi in tasca la parte eventualmente eccedente. Questo avveniva solo 3 mesi fa, il 5 aprile del 2013.

Oggi, come quasi tutta la stampa mette in evidenza, il governo delle larghe intese ci riprova. E ci riprova con una norma ancora più prescrittiva e cogente.
Possibile che nessuno abbia informato gli ineffabili tecnici autori di questa norma (saranno tutti cambiati dal gennaio 2012 a oggi?) che quella previsione è incostituzionale?
Certo la voragine del debito è enorme, ma anche il valore dei beni dei comuni è potenzialmente grande: 230 miliardi di Euro si stima. Quindi il “prelievo” potrebbe valere circa 23 miliardi e, siccome non è stato messo un termine a questo obbligo, vien da pensare che lo abbiano pensato per sempre. Cioè, tra 25 anni, quando sperabilmente, i nostri nipoti ci avranno trascinato fuori dalla crisi finanziaria, se un comune venderà un proprio immobile dovrà versare ancora l’obolo allo Stato?
Come si intitola l’articolo? “Semplificazione delle procedure in materia di trasferimenti di immobili agli enti territoriali”…. Anche il titolo è sbagliato! (com)