- Agosto 5, 2013
Interviste
Fassino ad Anci Rivista: “Chiediamo chiarezza sui tributi locali, revisione del Patto, recupero autonomia. Va ricostruito il rapporto Stato-Comuni”
“Non siamo davanti ad un referendum sull’Imu. I comuni e l’Anci pongono un problem...
“Non siamo davanti ad un referendum sull’Imu. I comuni e l’Anci pongono un problema preciso: qual è la fiscalità autonoma ed esclusiva che viene riconosciuta ai comuni? Se è l’Imu, che sia un tributo locale al 100percento; se non è l’Imu, ci dicano qual è il tributo alternativo che consente agli enti locali di avere autonomia fiscale”. E’ quanto dichiara il presidente dell’Anci Piero Fassino in un passaggio dell’intervista pubblicata sull’ultimo numero di Anci Rivista, il periodico dell’Associazione.
“I comuni – sottolinea il neopresidente dei sindaci italiani – sono ‘contributori netti’, vale a dire che hanno versato più di quanto la loro spesa incide sul totale della spesa pubblica. E’ tempo che anche altri livelli istituzionali, a partire dalle amministrazioni statali, conoscano il risanamento. I sindaci esprimono cultura di governo: non ci sottraiamo alla responsabilità di concorrere al risanamento del Paese, anzi lo abbiamo fatto già in questi anni e proseguiremo nel farlo, se necessario”.
Riferendosi al livello insoddisfacente del rapporto Stato-comuni, il presidente dell’Anci afferma: “E’ un quadro che oggi deve essere ridefinito e ricostruito, a partire dal riconoscimento del valore dell’autonomia dei comuni. Tutti i pilastri su cui è stato costruito quel rapporto sono lesionati. E’ lesionato l’impianto istituzionale perché siamo in una fase di ridisegno dell’intero assetto: riforma costituzionale, abolizione delle provincie, istituzione delle città metropolitane, unificazione dei servizi nei piccoli comuni”; così come “è lesionato il pilastro dei rapporti fiscali e finanziari”, mentre “il Patto di stabilità si è trasformato sempre di più in una prigione che ha mortificato autonomia e capacità di governo degli enti locali”. Per questo – conclude il sindaco di Torino – “non si tratta di negoziare qualche dettaglio con questo o quel ministro: bisogna ridefinire in un unico tavolo negoziale l’insieme delle relazioni tra Stato e comuni”.
Venti anni fa con la legge 81 veniva introdotta l’elezione diretta dei sindaci e creata “una stabilità – ricorda Fassino – che prima non si conosceva; il sindaco è in Italia la figura istituzionale più conosciuta e riconosciuta, il naturale destinatario di ogni richiesta, anche su questioni che il livello comunale non ha possibilità di gestire”; insomma, “un patrimonio di fiducia e credibilità che altri livelli istituzionali stentano ad ottenere”.
Parlando del ruolo dei comuni nel Titolo V della Costituzione, il presidente dell’Anci sottolinea come in questi anni “c’è stato un arretramento evidente nel riconoscimento della centralità, del carattere strategico dell’autonomia dei poteri locali. Ventidue decreti in venti mesi hanno inciso intanto sulle risorse: vuol dire che i comuni ogni mese hanno dovuto rifare il bilancio”. Non solo: “Quei decreti sono stati riempiti di norme ordinamentali che incidono sull’organizzazione dei servizi, della macchina comunale, dell’attività delle giunte, dei sindaci”, “una camicia di forza che riduce la capacità di corrispondere alle esigenze dei cittadini”.
Infine, una riflessione sulla morte del sindaco di Cardano al Campo: “La tragedia di cui è stata vittima Laura Prati dimostra che sul sindaco si scaricano pesi e responsabilità di ogni tipo, spesso improprie, spesso pericolose. Lo Stato dev’essere al fianco dei primi cittadini ogni giorno, non soltanto nel momento del dolore: anzitutto – conclude il presidente dell’Anci – per accompagnare il nostro ruolo, sempre più perno fondamentale del sistema democratico”. (dm)