• Luglio 31, 2013
di anci_admin

Notizie

Federalismo demaniale – Reggi (Fpc): “Timida ripartenza con ‘decreto Fare’, ma resti ai Comuni ricavato vendita loro patrimonio”

“Anche se gli enti locali vanno coinvolti di più nel processo, è positiva la tim...

“Anche se gli enti locali vanno coinvolti di più nel processo, è positiva la timida ripartenza del federalismo demaniale innescata dal ‘decreto del fare’. Ma perché essa non si riveli falsa e penalizzante per i Comuni, il governo deve mantenere l’impegno contenuto nell’ordine del giorno presentato la scorsa settimana alla Camera che limita, solo ai beni trasferiti dallo Stato agli enti locali, il vincolo della destinazione del 25% delle entrate ricavate dalla dismissione e valorizzazione degli immobili per abbattere il debito statale”. Lo afferma Roberto Reggi, presidente della Fondazione Patrimonio Comune dell’Anci, in merito alle norme del decreto adesso in discussione al Senato, secondo cui Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, dal 1 settembre al 30 novembre, possono chiedere all’Agenzia del Demanio la proprietà di beni immobili demaniali.
Reggi saluta con favore il fatto che, grazie all’ordine del giorno presentato, “il prelievo forzoso non riguarda i beni che fanno già parte dei patrimoni immobiliari comunali”. Perché “in caso contrario – evidenzia il presidente della Fondazione Anci  – le amministrazioni subirebbero la beffa di dover contribuire, ancora una volta, al risanamento dei conti pubblici statali, in aggiunta a quanto fatto negli ultimi anni”. Tanto più, dopo che le “disposizioni previste dalla prima fase del processo di devolution demaniale, poi confermate dalla spending review, hanno costretto i Comuni ad utilizzare le risorse della vendita dei propri immobili per coprire i debiti, paralizzando ogni possibile nuovo investimento”.
Entrando nel merito delle misure che sbloccano il ‘federalismo demaniale’, Reggi denuncia un modello troppo ‘autoreferenziale’ basato sulla “persistente assunzione unilaterale delle decisioni sui criteri di valutazione per le proposte di trasferimento di beni statali agli enti locali”. Una posizione che, a suo dire, conferma “un atteggiamento ‘neocentralista’ dell’Agenzia del Demanio e dello Stato nei confronti delle autonomie territoriali”, che non vengono percepite “come utili partner nella costruzione di operazioni per la crescita dei territori e la conservazione dei beni immobili”.
Da questo punto di vista, il responsabile di Patrimonio Comune auspica che il governo dia seguito al richiamo contenuto nell’ordine del giorno, che lo invita a “coordinarsi con le associazioni di rappresentanza degli enti territoriali in Conferenza unificata”, nella gestione delle procedure di trasferimento dei beni demaniali agli enti locali, regolate dal secondo comma dell’art.56 bis. Tutto questo “non solo per disinnescare eventuali conflitti tra attuali e futuri detentori della proprietà”, sottolinea Reggi. Ma, soprattutto, per dare avvio ad un concreto “piano di rigenerazione dei beni immobili dei Comuni, secondo la filosofia che ispira l’azione della Fondazione Patrimonio e dell’Anci, convinti – sottolinea – che la ripartenza economica del Paese non possa prescindere da concreti progetti per favorire lo sviluppo dei territori”.
Infine, Reggi si augura che la ripartenza del federalismo demaniale possa consolidarsi con misure più strutturate: “Sarebbe opportuno prevedere, delle ‘finestre’ di accesso che, almeno a cadenza almeno biennale, consentano agli enti locali di richiedere all’Agenzia i beni immobili demaniali”. Per il  responsabile di Patrimonio Comune “prevedere una misura spot, peraltro con una procedura compressa in soli 90 giorni, non è efficace nel tempo e rischia, paradossalmente, di raffreddare ancora di più il processo di devolution immobiliare”. (gp)