- Maggio 21, 2018
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Libri – Avvistamenti, essere nel vento (sull’Abruzzo montano)
I romanzi spesso descrivono il paesaggio italiano con una precisione “scientifica”, e in...I romanzi spesso descrivono il paesaggio italiano con una precisione “scientifica”, e in particolare un paesaggio ferito. In Quando sarai nel vento (66hthand2nd, pp.508, euro 18) , Gianfranco Del Fiore – nato ad Agropoli da una famiglia di musicisti, al suo secondo romanzo – ci mostra le montagne abruzzesi con una vividezza straordinaria. Il protagonista, Abele, che proviene dal Cilento, studia appunto i venti su quelle montagne, in un paesaggio quasi surreale, devastato dal sisma e apparentemente evacuato. Apriamo a caso: “I tetti di Assergi visti dall’alto, al mattino, bruciavano sotto al sole simili a crateri fumanti…”.
E di lì una serie di considerazioni su quelle case distrutte dal terremoto e ridotte a macerie: “Magari il crollo li aveva sorpresi nel sonno, e le loro anime erano salite in cielo con addosso ancora il pigiama caldo o le calze di lana. I corpi precipitati nella vertigine avevano tintinnato come dei gettoni nelle condotte di una slot-machine…”. Poi Abele cercherà il padre tra Parigi e le due Americhe, in compagnia di Marlena, in un viaggio epico che si perde nel Sud del mondo, tra degrado ambientale e le ultime ostinate battaglie degli ecologisti.
Eppure resterà nella nostra memoria la descrizione del capoluogo abruzese: “L’Aquila era una distesa ingiallita di polevere e pietre. La scrutavo dall’alto(…) La funivia che scendeva dal Gran Sasso aveva i sedili freddi e le cabine conservavano il loro profumo di lievito(…)Ognuno nascosto nel suo nuovo rifutio, lontano dagli alberi spezzati, in fuga dai cornicioni rotti. Non si avvertiva più l’esigenza di incontrarsi, anche solo per unire i lamenti, di occuparsi delle cose del mondo(…) occorreva tempo per disseppellire la vita rimasta schiacciata dalle macerie”. E conclude scrivendo che i superstiti avevano solo tempo “per i ricordi sporchi dio cemento”. (flp)