• Luglio 2, 2013
di anci_admin

Interviste

Cattaneo al ‘Messaggero’: “Governo in ritardo, ai Comuni non dovrà mancare un euro”

Pubblichiamo il testo dell’intervista che il presidente f.f. dell’Anci, Alessandro Catta...
Cattaneo al ‘Messaggero’: “Governo in ritardo, ai Comuni non dovrà mancare un euro”

Pubblichiamo il testo dell’intervista che il presidente f.f. dell’Anci, Alessandro Cattaneo, ha rilasciato al quotidiano Il Messaggero.
«La sensazione è che il governo sia un po’ in ritardo. Ma voglio essere chiaro: qualunque decisione venga presa, sul piano del gettito e dei saldi finali ai comuni non dovrà mancare un solo euro rispetto ad ora». Alessandro Cattaneo si fa portavoce dell’impazienza dei sindaci, che assistono con una certa perplessità al lungo tira e molla interno alla maggioranza sul delicato dossier Imu. Tuttavia il messaggio del presidente dell’Anci e sindaco di Pavia è chiaro: «I bilanci locali non dovranno soffrire la riforma ».
Presidente Cattaneo, il governo ha ancora due mesi di tempo per decidere cosa fare sull’Imu. Quali sono le aspettative dei sindaci sulla riforma?
«Abbiamo un atteggiamento laico nei confronti delle scelte del governo. Prendiamo atto che c’è stata una sospensione. E Come comuni, a questo punto, ci interessa solo che l’Imu sia coinvolta nel quadro di una riforma complessiva della tassazione locale. Purtroppo è passato un mese e mezzo dalla sospensione del versamento e di operativo non abbiamo visto ancora nulla: non è un segnale bellissimo».
Alcuni giorni fa, avete incontrato il governo per un confronto sulla questione. Quali sono stati gli impegni presi dall’esecutivo?
«Il premier Letta ha promesso che saremo coinvolti e confidiamo che sarà così. Siamo convinti che se si vuole fare una riforma che rimetta mano a tutta la tassazione i soldi per finanziarla si possano trovare in qualche modo. L’Imu vale 24 miliardi, di cui 4 arrivano dalla prima casa. Il bilancio dello Stato ne vale 800. Se c’è la volontà politica la riforma si può fare».
Dove bisogna cercare le coperture, a suo giudizio?
«Vengo dal mondo aziendale, e quando uno ha un bilancio e vuole iniziare a metterci mani si deve fare efficienza guardando agli sprechi. Ci sono voci che sono cresciute in maniera consistente negli ultimi tempi. Lo stato centrale sa benissimo dove andare a tagliare: ci sono voci di spesa che sono raddoppiate. Nel 2001 il bilancio era di 650 miliardi, oggi è di 150 miliardi più pesante. Ognuno deve fare la sua parte di sacrifici, a parte i comuni che hanno ridotto spese per 11 miliardi. Nessuno ha fatto come noi».
L’incertezza sull’esito della questione Imu vi mette in difficoltà dal punto di vista del bilancio?
«Per la sospensione del versamento dell’Imu sulla prima casa abbiamo operato un anticipo di cassa per metterci una toppa. Ma, appunto, si tratta di una toppa che rinvia il problema. Non è un bene che sull’Imu il quadro normativo continui a cambiare ed è significativo che l’80 per cento dei comuni non abbia ancora approvato i bilanci».
Cosa chiedete al governo?
«Di fare presto: il rischio è che la situazione di incertezza mandi in difficoltà i comuni. Molti già adesso devono rinunciare a servizi essenziali o ridurli.
In autunno arriverà anche la Tares, sulla quale avete espresso giudizi negativi. Per quale ragione?
«La Tares è una mannaia che è ci è caduta sulla testa e che ci fa passare come i vessatori dei cittadini per conto dello Stato. Bisogna fare di tutto per modificarla e va inserita in una riforma complessiva».
Si riferisce alla nascita di una tassa sui servizi?
«Si, senz’altro. A patto però che questa, accompagnata da una rivisitazione del prelievo locale che consegni tutto il prelievo in mano ai comuni, sia ricondotta all’interno della grande partita del federalismo fiscale. (com/gp)