• Novembre 20, 2017
di anci_admin

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Libri – Avvistamenti, lo scrittore enologo

Non è frequente imbattersi in un enologo e produttore di vino che sia anche uno scrittore. E ...

Non è frequente imbattersi in un enologo e produttore di vino che sia anche uno scrittore. E che in entrambi i suoi “mestieri” mostri un talento innegabile. Parliamo di Luigi Anania, autore di vari romanzi e libri di racconti e al contempo produttore di Brunello a Montalcino (dove possiede 30 ettari, e lo esporta in tutto il mondo). Nel suo ultimo libro  – Storie di volti (Derive/Approdi)  – una sezione è dedicata al “Mondo del vino”. Limitiamoci a sottolinearne alcuni passaggi. In particolare descrive il modo in cui è cambiato il paesaggio (da colture promiscue a colture intensive) e l’antropologia del vino (sono apparse nuove tipologie umane). In un capitolo ci offre poi una specie di ritratto-racconto.
Agli inizi  degli anni ‘80 sono apparsi i primi siti di chi produce il vino, e così nel decennio successivo un produttore che non averva il proprio sito non era degno.  Così cominciano a diffondersi in Rete i volti dei viticoltori. Se andate nel sito del produttore Adalberti Adalberto – suggerisce Anania – potrete leggere questo testo: “ …il legame col territorio va trattenuto in modo elastico  e non rigido…questo vuol dire che è plausibile coltivare vitigni stranieri insieme a quelli già coltivati in zona (è sempre successo che con le grandi trasmigrazioni umane siano arrivate uve dalle altre parti del mondo (l’Alicenate dalla Spagna a Orbetello)… questo per il rispetto di ogni  singola forma  di vita, esistente, esistita e quindi degna di esistere…”.
Anania commenta il testo e la foto del produttore, sottolineando come queste parole orgogliose mal si conciliano con lo sguardo mite rivolto in basso, tra i filari, di Adalberti. Tanto che il suo amico pubblicitario e consulente di immagine, gli consiglia di  aggiornare l’espressione e di accordare il suo viso con il presente. Forse Adalberti ha uno sguardo troppo rivolto al passato, è ostile al digitale, preferisce  l’autenticità alla gestione dell’apparenza. E tutto questo potrebbe suonare anacronistico.
Però Anania, che sviluppa su Adalberti una sua personale narrazione, ci invita  saggiamente a riconsiderare il nostro rapporto con il presente, che  per un viticoltore come per uno scrittore si alimenta continuamente del passato e anche di tutti i preziosi anacronismi che poi formano la nostra libertà come individui. (flp)