- Ottobre 27, 2017
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Libri – Avvistamenti, la badante non è la soluzione migliore
Una rivista fondamentale per capire le trasformazioni della società (dei bisogni, delle...Una rivista fondamentale per capire le trasformazioni della società (dei bisogni, delle strutture, della mentalità) è il mensile “Una Città”, che si stampa a Forlì. Nel n. 242, uscito da poco, tra i molti materiali e contributi interessanti (è una rivista fatta quasi solo di interviste, a operatori, professionisti, gente comune) troviamo una intervista al direttore generale della Fondazione Istituto Sacra Famiglia onlus Paolo Pigni e alla direttrice generale della Casa di cura Ambrosiana (due strutture he operano tra la periferia milanese e Cesano) sul tema della assistenza socio-sanitaria agli anziani e ai disabili gravi. Entrambi sottolineano il carattere di transizione di questa fase e l’incapacità da parte del Welfare di intercettare le nuove esigenze. In che senso?
Pigni osserva che la soluzione della badante, in cui l’anziano resta nella mitica casa in cui ha vissuto gli anni migliori, ma ora è 3 volte più grande di quella che gli serve, con una donna straniera che rappresenta la sua unica risorsa ma anche la sua prigione, non è davvero una buona soluzione. Cosa contrapporre? Anche se i figli che portano i genitori in Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) sono in lacrime, e lo vivono come un fallimento, spesso le strutture si sono rinnovate e, almeno nel caso dell’Istituto Sacra Famiglia, si procede a una “personalizzazione” dei servizi, che a sua volta richiede uno sforzo organizzativo e culturale importante. Ad esempio non è detto che gli ospiti della struttura debbano alzarsi alla mattina e andare a letto tutti alla stessa ora, o fare tutti il pisolino. E così l’attività ricreativa può essere proposta con vari mix: per qualcuno nella struttura residenziale, per altri in un contesto solo diurno, per qualcun altro ancora a casa sua. Parliamo dei costi. In una Rsa normale la quota sanitaria pagata dalla Regione si aggira sui 6 euro, cui va aggiunta la quota sociale pagata dal cittadino mediamente superiiro ai 6 euro, ma la famiglia in caso di difficoltà si rivolge al Comune, ai piani di zona e accede ai vari fondi per l’autosufficienza. Insomma, non solo i medici e il personale specializzato ma anche le famiglie dovrebbero sforzarsi di capire questa nuova fase e, come si diceva all’inizio, le nuove soggettività e problematicità che comporta. (flp)