- Agosto 4, 2017
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Libri – Avvistamenti, cultura popolare e cultura delle élite: vince la cultura di massa
Oggi la cultura di massa si presenta come una pappa uniforme, che rimescola alto e basso, cult...Oggi la cultura di massa si presenta come una pappa uniforme, che rimescola alto e basso, cultura d’élite e cultura popolare, senza più gerarchie. In questo senso è “cultura” sia l’anniversario di Leopardi che il liscio, sia l’opera a Caracalla che la gastronomia. Ma non è sempre stato così. Lo storico Ernesto Galli della Loggia in un articolo su “Vita e pensiero” 3, maggio-giugno 2007, ricostruisce la vicenda della cultura nel nostro paese, dalla originaria spaccatura tra élite e cultura popolare durante il Risorgimento. Quest’ultima era caratterizzata da miseria (il pane buianco era una rarità) e religione cattolica (processioni, feste patronali, pellegrinaggi). Basti pensare a Pinocchio. Mentreb le élite culturali si intrattenevano con la musica, con il melodramma. Poi nel 900 “il primo amalgama culturale della società italiana” è si realizza nel buio del cinematografo: lì si formano i modelli comuni. Altro fattore di omogeinizzaizone culturale è stato la partecipazione alla Grande Guerra, con l’ideologia patriottica fatta propria dai ceti popolari. Poi ancora il fascismo, con il suo mix di arretratezza e modernizzazione: il fumetto, il genere rosa (dunque i giovani e le donne), l’espansione della radio (un milione e duecentomila apparecchi!). Il regime, e le sue vecchie élite tentano comunque di mantenere una funzione di direzione e controllo sulla cultura popolare di massa. Infine nel secondo dopoguerra, accanto alla diffusione del fotoromanzo e della motorizzazione registriamo il fatto che la intellettualità di sinistra tenta comunque di mantenere la propria influenza: basti pensare ad intellettuali come Eco e Colombo, al loro ruolo nella TV a guida democristiana. Con gli ultimi decenni cambia tutto: la cultura popolare di massa diventa solo cultura di massa, e come si diceva all’inizio ci troviamo di fronte a un sistema di consumi ormai transnazionale, privo di radici e identità, quasi un non-luogo della cultura ove però abitiamo tutti. (flp)