• Aprile 7, 2017
di anci_admin

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Libri – L’Ilva di Taranto contesa da due grandi gruppi, e un libro prezioso da rileggere

L’impianto siderurgico dell’Ilva è conteso da due imperi dell’acciaio, da a...

L’impianto siderurgico dell’Ilva è conteso da due imperi dell’acciaio, da altrettante  cordate, che si riferiscono a due tra le più grandi multinazionali nel mondo,  guidate da due manager indiani: Jindal e Mittal, il primo  gruppo  che produce 18 milioni di tonnellate all’anno (in tutto il mondo tranne che in India)  e il secondo Mittal  produce 97 milioni di acciaio (solo in India). Se vincesse il primo questi avrebbe il dominio totale in Europa se vincesse il secondo questi disporrebbe di una porta d’accesso per il mercato europeo. La guerra di Taranto è già cominciata. La città è il cuore di una gigantesca partita di risiko fra due tra le più grandi multinazionali del mondo. Uno scontro fra due imperi dell’acciaio. Da una parte c’è quello che potrebbe essere chiamato "l’impero europeo", guidato da ArcelorMittal, gruppo franco-indiano. Estende i suoi confini in tutto il mondo, con 209mila dipendenti in 60 paesi, tranne che in India. Produce 97 milioni di tonnellate di acciaio all’anno e vende per la maggior parte in Europa. Dall’altra c’è Jindal South West, che produce 18 milioni di tonnellate di acciaio ma solo in India. Qual è il piano più sostenibile per l’ambiente e più in grado di occupare gli 11.000 operai?   Sindacati e Regione sembrano propendere per Jindal, che tra l’altro ha espresso una opzione per il gas (solo in parte l’acciaio verrebbe prodotto con il carbone) e ha promesso di  far tornare blu il cielo e pulita l’aria di Taranto. Stiamo a vedere. Intanto però consiglio la lettura di un libro, un po’ saggio e un po’ diario ragionato,  scritto da uno dei maggiori autori di reportage del nostro paese, ed uscito qualche anno fa: Fumo sulla città (Fandango) di Alessandro Leogrande, una analisi lucidissima del caso Ilva, a partire dalla sua genesi.  Idea centrale è che  l’inquinamento atmosferico sia la conseguenza di un inquinamento profondo dei rapporti sociali interni ed esterni alla fabbrica. Alla base di tutto c’è il modo specifico in cui si è manifestata la seconda grande fase di industrializzazione, con la nascita del siderurgico che ha degradato il paesaggio, che ha trasformato la Taranto nuova in una città del Midwest americano, senz’anima e senza identità, che ha svuotato il centro storico, e che ha disgregato ogni  comunità imponendo valori iperconsumistici. (flp)