- Novembre 2, 2016
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Libri – Avvistamenti, ‘Dove la storia finisce’ di Alessandro Piperno
Davvero la città dove siamo nati e cresciuti è la nostra piccola patria? Le radici ind...Davvero la città dove siamo nati e cresciuti è la nostra piccola patria? Le radici individuali vanno sempre cercate in un contesto fisico, territoriale o invece oggi hanno molto più a che fare con l’immaginario? Non è solo che la squadra del cuore dei nostri figli può essere anche il Barcellona o il Chelsea, e non più Roma o Juventus, ma anche a noi capita di sentirci “a casa” in una città straniera, che so a Parigi o New York o a Lisbona. In Dove la storia finisce (Mondadori) di Alessandro Piperno sono attraversiamo vari quartieri romani: Monteverde, il ghetto, Magliana e Testaccio, poi Roma Nord. Quando Matteo Zevi torna a Roma dalla California, dopo 16 anni di fuga all’estero per debiti, pensa subito – dall’aereo – che “si tende a dimenticare che Roma è una città di mare”. Entrando in città incontra l’amico Tati (i loro padri avevano il posto vicino in sinagoga e formavano una coppia di doppio alla canottieri Lazio) alla latteria di via Poerio, a Monteverde Vecchio. Poi ritrova il gusto di bighellonare per la città, che gli appare quasi sopravvissuta a una guerra( voragini, cumuli di masserizie, bus in panne) con gli occhi di un forestiero.
Dentro la meravigliosa promiscuità di Roma vede rispecchiata la propria promiscuità. Alla figlia Martina il padre ritrovato, Matteo, confessa il piacere di riandare in “Piazza”, ossia in quel dedalo di viuzze ammassate intorno a Portico d’Ottavia, vicino alla Sinagoga, tra i cornetti di Boccione e un caffè da Toto. Poi ancora vi imbattiamo in Roma Nord, dove abita la famiglia del marito di Martina, tipici esemplari della nuova borghesia, edonista e corrotta. Infine nell’Orient Express, ristorante modaiolo aperto da Giorgio, avviene una strage tipo Bataclan. Così Giorgio decide di trasferirsi con la famiglia in Israele, pur percependolo come un luogo ostile, perché non sa dove altro poter andare. Viene qui suggerita una riflessione su identità e radici cui accennavo all’inizio. La nostra identità è sempre più nomade e a palinsesto e le radici sono spesso decentrate. (flp)