- Luglio 4, 2016
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Nicotra al Sole24Ore: “Dal decreto enti locali un primo passo ancora da completare”
di Veronica Nicotra (*) Si fa qualche passo in avanti in tema di gestione del personal...
di Veronica Nicotra (*)
Si fa qualche passo in avanti in tema di gestione del personale. Grazie alle insistenti richieste dell’Anci, il decreto legge 113/2016 ha finalmente recepito la proposta volta a superare una norma che da anni ha posto problemi poi acuitisi con la grave impasse determinata dall’interpretazione "evolutiva" resa dalla Corte dei conti, che in un’ultima pronuncia ha asserito la precettività del disposto contenuto nella legge finanziaria del 2007 in merito al contenimento dell’incidenza della spesa di personale sul complesso delle spese correnti nelle Regioni e nei Comuni, contravvenendo a quanto scritto nella delibera 27/2015 in cui si ribadiva l’orientamento consolidato secondo cui il comma 557, lettera a) della legge 296/2006 avrebbe carattere programmatorio e di principio.
Nuova lettura interpretativa
La sezione delle Autonomie invece con la delibera 16/2016, e nonostante le sollecitazioni delle sezioni remittenti (Lombardia e Veneto) di riconsiderare la posizione interpretativa già espressa visti gli effetti maggiormente penalizzanti e paradossali per gli enti che più hanno ridotto le spese correnti, ha ribadito l’immediata precettività della disposizione, specificando ulteriormente l’impossibilità di utilizzare correttivi idonei a garantire la comparabilità dei dati della serie storica di spesa corrente.
Questa nuova lettura "interpretativa" ha determinato la diretta applicazione delle sanzioni stabilite dalla legge per le amministrazioni che violano le norme imperative di contenimento (in termini di valore assoluto) della spesa di personale. Conseguentemente anche i Comuni che hanno garantito la riduzione della spesa di personale al di sotto del corrispondente valore medio registrato nel triennio 2011-2013 (parametro introdotto dal decreto-legge 90/2014), si sono ritrovati a subire il divieto di procedere ad assunzioni a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, di portare a conclusione le stabilizzazioni in atto, di stipulare contratti di servizio con soggetti privati che si configurino come elusivi del divieto, con un impatto in molti casi pesantissimo sull’organizzazione e sull’erogazione dei servizi. Parliamo dei Comuni che hanno razionalizzato la spesa corrente, dei Comuni che erogano servizi, spesso essenziali per la comunità, di quelli che hanno visto una costante riduzione della spesa per il personale in termini assoluti e pro capite; parliamo dei Comuni che vedono un drammatico invecchiamento del proprio personale, e che sono chiamati ad applicare riforme importanti come il nuovo codice dei contratti o le numerose riforme della Pa.
Le ricadute
Il problema ha riguardato indiscriminatamente sia molte grandi città, impossibilitate a dar seguito alle assunzioni programmate nelle funzioni legate a servizi alla cittadinanza come quello educativo, sia moltissimi Comuni di medie e piccole dimensioni demografiche, nei quali si è determinato un impatto pesantissimo sulle strutture organizzative già ridotte all’osso, traducendosi nei fatti nell’impossibilità di procedere alla sostituzione per turn over di figure essenziali, quali il ragioniere o il tecnico comunale.
La norma contenuta nell’articolo 16 del decreto legge ripete testualmente l’emendamento proposto dall’Anci già nel novembre scorso, in occasione del dibattito parlamentare sulla legge di stabilità 2016, e consegue alle forti pressioni fatte in questi mesi in sede di Conferenza Unificata. Questa previsione consente di superare nell’immediato un paradosso interpretativo, ma resta aperto il problema di giungere quanto prima a una complessiva semplificazione delle norme che disciplinano le spese di personale nei Comuni e il turn over di personale, che, ricordiamolo, è bloccato da quasi due anni dal processo di ricollocazione del personale soprannumerario delle Province.
(*) Segretario generale Anci