- Aprile 18, 2016
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Nicotra: “Il futuro di questi ragazzi è nelle loro stesse mani”
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il segretario generale dell’Anci Ver...
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il segretario generale dell’Anci Veronica Nicotra ha rilasciato al quotidiano ‘L’Unità’ sull’indagine swg sui giovani amministratori diffusa in occasione della VII Assemblea degli amministratori under 35.
I giovani e la passione per la politica. L’esito dell’indagine Swg è stato letto anche da Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci. Segretario, l’indagine sembra con fermare quanto da voi sperimentato nei primi giorni di aprile nell’incontro con i giovani amministratori?
«Sì, il ritorno della passione per la politica tra i giovani è il dato più eviden te che emerge dall’indagine. C’è un bisogno di partecipazione, un ritorno di fiducia verso la politica, intesa come costruzione insieme da parte di una comunità del proprio presente che il proprio futuro. Questi ragazzi, sia quelli tra i 18 e i 34 anni intervistati, che i giovani amministratori selezionati, dimostrano anche un bisogno di mettersi alla prova, di essere loro i protagonisti del presente. Questa loro esigenza l’abbiamo sperimentata noi anche all’incontro degli amministratori under 35 a Trieste, dove il desiderio di confrontarsi, di scambiarsi esperienze era evidente, senza alcuna preclusione di colore politico o partitico».
È il solo dato che la colpisce?
«No, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla risposta alla domanda "che cosa ti spinge a intraprendere un percorso che in molti casi significa distrarsi dal proprio percorso professionale personale – come sa, l’amministrazione di un comune medio o piccolo è solo un’attività di servizio che esclude qualsiasi ritorno di carattere economico – è un modo per cambiare veramente le cose, concretamente, loro sento no l’importanza di mettersi in gioco ed essere parte di un progetto comune».
E per quanto riguarda l’idea che i giovani hanno della classe politica?
«In questo caso c’è un dato negativo, ma che va letto come una critica a tutta la classe dirigente nel suo complesso, non solo politica, ma anche imprenditoriale e intellettuale. È un dato nuo vo rispetto ai giovani degli anni Novanta che erano critici solo verso i dirigenti politici. Ma anche qui, il dato che emerge va coniugato con l’esigenza di un ricambio generazionale. Que ste risposte denotano che c’è la consapevolezza in questi ragazzi che il futuro è nelle proprie mani, la classe dirigente ha ancora bisogno di un ricambio più radicale e più rapido e i giovani sentono il bisogno di essere impegnati in prima persona in questo processo. Nel tema
di rinnovamento e di ricambio, c’è anche bisogno di ricambio di idee».
Qual è il messaggio più forte che emerge?
«Direi che il messaggio più forte e innovativo è l’onestà. Certo l’onestà non va intesa solo come "non rubare" e quindi ovviamente una declinazione molto banale su cui tutti noi concordiamo, ma onestà vuol dire impegno, fatica, non cercare scorciatoie, voler premiare il merito, la competenza, le proprie capacità. È questa l’enfasi molto forte sul termine».
Chi si salva rispetto al giudizio pressoché negativo del sondaggio?
«Si salva tutti il mondo civico, l’impegno concreto che viene dal senso civico dei cittadini, il
mondo del volontariato, il met tere insieme le singole persone per fare comunità, tutto il ondo dei comuni piccoli e medi, sempre in cima nel gradimento tra le amministrazioni proprio perché sono quelli in cui ci si mette in campo in prima persona senza velleità secondarie. Emerge ovunque l’esigenza di creare nuovi spazi di partecipazione, nuovi luoghi di confronto politico che non devono essere solo spazi virtuali, ma fisici e concreti».
Oltre alle speranze dei giovani, dal sondaggio emergono anche le loro paure circa un Paese che fra dieci anni potrebbe essere più chiuso e meno democratico. Come mai?
«Questo è un dato che in realtà riscontriamo da anni. È una tendenza che emerge abbastanza stabilmente nei vari sondaggi degli anni passati. C’è una percezione di impoverimento, di insicurezza, di precarietà della vita che colpisce soprattutto i giovani in Italia. Non è l’aspetto che più mi colpisce. Anzi, forse rispetto agli anni passati, la novità è proprio il ritorno della fiducia. La sfiducia nel futuro è diminuita e io l’ho vista anche nel volto di questi ragazzi che erano a Trieste. Sono 25mila i giovani amministratori in Italia e la loro fiducia è un dato positivo per il Paese ed è rivolto proprio ai comuni piccoli e medi. La loro forza ed energia è importante e il Governo dovrebbe tenerne conto».