- Febbraio 18, 2016
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Cultura – Casini (Mibact): “Musei civici modello di riferimento per la riforma del sistema museale nazionale”
“Avviando la riforma Franceschini, l’Italia scontava un enorme ritardo nella gestione de...“Avviando la riforma Franceschini, l’Italia scontava un enorme ritardo nella gestione del proprio patrimonio museale. Da questo punto di vista il sistema dei musei civici è stato un modello importante di riferimento per costruire la riforma. Lo dimostra il fatto che molti dei nuovi direttori dei poli museali arrivano, oltre che dal serbatoio estero, proprio da esperienze come amministratori di musei civici”. Lo ha affermato Lorenzo Casini, consigliere giuridico del Ministro per i Beni, le attività Culturali e il Turismo, intervenendo a conclusione del convegno ‘Le proposte dell’Anci per il rilancio del sistema dei Musei Civici’ che si è tenuto oggi in Anci.
Soffermandosi sull’applicazione dell’Art bonus, uno dei temi dibattuti oggi, l’esponente ministeriale ha evidenziato che la nuova misura “ha segnato un cambio di passo rispetto alle recenti politiche culturali, avendo destinato risorse sane e non estemporanee agli investimenti”. Al di là delle difficoltà operative, si tratta ora di “proseguire nella collaborazione tra ministero, Comuni, Regioni e rappresentanti del terzo settore”, anche grazie alla “commissione di studio sulla riforma museale, voluta dal ministro”, ha concluso Casini.
Sulla necessità di proseguire sul terreno della partnership pubblico/privato ha posto l’accento anche Andrea Ferraris, presidente Alleanza delle Cooperative. “Questo rapporto va esteso al mondo del volontariato e della rete no Profit”, ha detto Ferraris indicando come modello il protocollo di intesa firmato di recente tra Anci e Forum Nazionale del Terzo Settore per promuovere, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese.
Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90, si è soffermato sugli strumenti che la legge 171/2014 mette a disposizione per sviluppare gli investimenti culturali, ad iniziare dal cosiddetto accordo di valorizzazione. Una strada che passa anche “dalla costituzione di società miste pubblico-privato ad hoc incaricate di sviluppare in concreto le idee progettuali”.
Un’analisi condivisa in parte dal direttore di Federculture Claudio Bocci, per il quale bisogna ripartire dai risultati ottenuti con la riforma Franceschini e, soprattutto, dalla “consapevolezza che bisogna sviluppare una riflessione sul sistema di incentivi agli investimenti culturali”, che sono strategici per un nuovo modello di sviluppo. “Sistema che – ha rimarcato – non deve sostenere solo la qualità dei progetti ma anche il rapporto tra questi ed il territorio dove sono chiamati a collocarsi”.
Da parte sua Patrizia Asproni, presidente Fondazione Torino Musei e ConfCultura, ritiene centrale il tema della formazione del personale chiamato a lavorare nel sistema museale. “Dovremmo favorire dei percorsi di studio all’estero per i nsotri giovani, mirati all’acquisizione di specifiche competenze da riutilizzare in Italia”, ha proposto.
Argomentazioni simili dal presidente di ICOM Daniele Jallà, che ha lanciato un appello per il futuro dei musei civici. “Per loro è un momento di grande opportunità ma anche di rischi. Viviamo il paradosso di una riforma molto importante che deve fare i conti con la progressiva riduzione del personale in servizio”. “Si parla tanto di ricambio ma i dati generali parlano un linguaggio opposto", ha sottolineato. Da qui il suo appello alle istituzioni: “Dobbiamo assumere, formare e dare spazio ai giovani”. (gp)