- Dicembre 2, 2015
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Pari opportunità – QEL Sole24Ore, Contro la pubblicità sessista parte l’iniziativa Anci e Iap
di Matteo Valerio &nb...di Matteo Valerio
Un "neonato", con un solo anno di vita alle spalle, ma che coinvolge già più di 20 realtà nazionali tra le più importanti nei settori della pubblicità e della stampa. E grazie al quale, sotto l’egida dell’Anci, i Comuni iniziano ad adottare misure specifiche di contrasto alle pubblicità sessiste. È il protocollo sottoscritto da Anci con l’Istituto per l’autodisciplina pubblicitaria (Iap), che ieri è stato al centro di un convegno organizzato nella sede dell’Associazione dei Comuni per fare il punto sulla sua applicazione.
Lo stato dell’arte
Dodici città hanno già modificato o stanno modificando il Regolamento comunale sulle affissioni, per recepire l’impegno sancito dal protocollo per la diffusione di pubblicità che non siano lesive dell’immagine delle donne. D’altro canto, 21 importanti realtà nazionali hanno riconosciuto i principi del Codice di autodisciplina: dalle agenzie Unicom e Assocom, alle imprese radio-televisive come Mediaset, Rai, Sky, Gruppo Finelco; dalle aziende di settore come Assofin o Federsalus, agli enti di comunicazione sociale come Pubblicità Progresso e Comitato Upa Formazione.
Dati, questi, che da un lato mettono in evidenza la capacità di trovare terreno fertile sui territori, in un tempo relativamente breve, per lo sviluppo di azioni adeguate di regolamentazione. D’altro canto, però, rendono evidente che la strada è ancora lunga. E il convegno di ieri è stato proprio un momento per fare il punto sull’impegno di Anci e Iap sui territori, ma anche dell’intero Parlamento per una legge nazionale.
La strada da fare
Il percorso da intraprendere punta su due principali direttrici: una legge nazionale e un’azione a livello sia territoriale che nazionale, che punta non solo alla repressione, ma anche – come afferma la delegata Anci alle Pari opportunità Alessia De Paulis – alla «diffusione di nuove pratiche di comunicazione, di una nuova educazione per una pubblicità corretta ed efficace». Da qui l’idea dell’istituzione di «tavoli tecnici su tutti i territori tra le istituzioni locali e le agenzie pubblicitarie, per arrivare alla definizione di linee guida sulla corretta pubblicità e di un codice etico territoriale».
Sulla necessità di una legge nazionale insiste invece la presidente della commissione Pari opportunità dell’Anci, Simona Lembi: «Dopo trent’anni di dibattiti e provvedimenti internazionali sul tema della pubblicità sessista è arrivato il momento di una ‘parola’ unica che dica, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, che certa comunicazione non è più ammissibile perché poco rispettosa dell’immagine e del ruolo che donne e uomini rappresentano nella nostra società».
E se l’impegno dell’Anci, come sottolinea il segretario generale Veronica Nicotra, continuerà a essere quello di «potenziare e diffondere su tutto il territorio nazionale l’adesione al protocollo Anci-Iap», l’intenzione di arrivare a una legge nazionale entro il 2016 viene ribadita dalla vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, che propone appunto «una grande battaglia di sensibilizzazione pubblica su questi temi, per arrivare a una legge nazionale entro il 2016, coinvolgendo le società di pubblicità e i grandi marchi, con il fine di una condivisione più larga possibile».
Nel frattempo la deputata Mara Carfagna, che ha inviato un messaggio al convegno, afferma che: «E’ di importanza cruciale che vi sia un controllo attento e costante sul territorio, che gli stessi cittadini si facciano promotori di segnalazioni, che poi vanno verificate e accertate dalle autorità preposte. Ma noto con grande piacere che molti Comuni italiani – aggiunge – si stanno muovendo con decisione per regolamentare e contrastare le pubblicità sessiste».
D’altronde il tema, come sottolinea il vicepresidente dell’Anci Matteo Ricci, «non riguarda una questione prettamente femminile, né solo quello del rispetto delle donne. Abbiamo davanti una questione culturale e di tenuta sociale, sulla quale tutti quanti dobbiamo essere impegnati».
Nel corso dei lavori sono state presentate, tra le altre, le esperienze dei Comuni di Milano, Modena, Ravenna, Rimini.