• Luglio 21, 2015
di anci_admin

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Sindaci in Vaticano – Nicolini: “Politica Ue prigioniera paure, cambiamento possibile con nuova accoglienza delle comunità”

CITTA’ DEL VATICANO - “Il potere politico e la chiusura verso gli immigrati espressa d...

CITTA’ DEL VATICANO – “Il potere politico e la chiusura verso gli immigrati espressa dalla Unione europea sono lontani dalla consapevolezza della necessità di riconvertire politiche economiche ed energetiche: la politica da sola non ce la fa, rimanendo prigioniera di un girone dantesco dove poteri economici e paure si saldano creando mostri”. E’ la denuncia forte lanciata dal sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, nel suo intervento in Vaticano in occasione dell’incontro promosso da Papa Francesco per discutere con i primi cittadini mondiali di ambiente e nuove schiavitù.
Nicolini ha ripercorso le drammatiche sequenze degli ultimi naufragi che hanno visto la comunità lampedusana in prima linea nell’accoglienza ai profughi ed ai migranti economici. Dalla tragedia del 3 ottobre 2013 per la quale due mesi fa “la Corte d’Appello di Agrigento ha condannato uno dei carcerieri somali responsabili della segregazione di molte delle vittime perite nel Mediterraneo”; fino alla più grande tragedia del 18 aprile scorso che ha visto la morte di almeno 900 persone.
“Papa Francesco, scegliendo Lampedusa per il suo pellegrinaggio di inizio pontificato, ha denunciato l’olocausto dei nostri giorni, ma la sua visita – stigmatizza Nicolini – è servita solo a portare il tema immigrazione all’interno dell’Agenda europea. Dopo la parentesi di Mare Nostrum, archiviata con la finta argomentazione che faceva aumentare i vivi, si è tornati ad una politica di chiusura”. “La tratta la si vuole combattere con le dichiarazioni o bombardando i barconi, non ci rende conto che solo dalla Siria sono arrivati in Italia 68 mila profughi, il doppio di quelli arrivati nel 2012”, rimarca ancora il sindaco di Lampedusa.
Come uscirne quindi? Per il sindaco siciliano la via maestra è quella di una nuova politica di accoglienza, che parta dalle piccole comunità. “Il razzismo si combatte migliorando la vivibilità delle nostre città e lottando contro il degrado, solo in questo modo si potrà impedire di alimentare le proteste dei cittadini”. “Certo, considerando il contributo dato dalla mia comunità, che dal 1992 ha accolto trecentomila persone, non capisco come in alcune città si sia potuto arrivare agli scontri urbani per accogliere solo 19 persone”, conclude Nicolini riferendosi alle recenti proteste in un quartiere romano. (gp)