- Giugno 9, 2015
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Fassino al ‘Messaggero’: “Ricorsi al magistrato contro le Regioni”
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il presidente dell’Anci Piero Fassin...
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il presidente dell’Anci Piero Fassino ha rilasciato al quotidiano Il Messaggero commentando le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.
Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, è stato fra i primi a definire inaccettabile la minaccia di Maroni. Ma è solo inaccettabile, o anche illegittima? «Penso che non stia nelle titolarità dei presidenti di Regione decidere quale politica di accoglienza degli immigrati debba fare il nostro Paese. E’ una competenza dello Stato. Meno che mai è legittimo un atteggiamento ritorsivo e intimidatorio che minaccia di ridurre i trasferimenti ai Comuni che ospitano i profughi».
Perché illegittimo?
« Maroni dimentica due cose assai importanti: la prima è che i Comuni ospitano i profughi sulla base di un piano del governo. E’ il governo che glieli manda, non se li vanno a cercare loro»
La seconda?
«Quando lui era ministro dell’Interno adottò un piano di accoglienza del tutto analogo a quello attuale che prevedeva la distribuzione territoriale per quote dei profughi. Non si capisce perché oggi da presidente della Lombardia neghi e contraddica ciò che fece da ministro».
Le Regioni trasferiscono soldi ai Comuni per l’accoglienza degli immigrati? «Assolutamente no. I trasferimenti riguardano i trasporti, le scuole, il welfare, non un solo euro viene dato dalle Regioni per la sistemazione dei profughi. Per questo parlo di ritorsione». Se lei fosse un sindaco della Lombardia come reagirebbe di fronte a questa ritorsione?
«Intanto la contrasterei politicamente. E poi farei immediatamente ricorso al Tribunale amministrativo, e penso che sia quello che faranno i sindaci di Lombardia, Veneto e Liguria se gli annunci dei tre presidenti dovessero concretizzarsi. Anche perché la maggior parte dei fondi che arrivano ai Comuni sono soldi dello Stato che transitano dalle Regioni solo per ragioni di Tesoreria».
Ma non esistono fondi regionali che vengono dati ai Municipi e per i quali le Regioni possono agire discrezionalmente?
«Esistono fondi regionali, ma vengono distribuiti sulla base di disponibilità di bilancio e di politiche che riguardano tutti, non è che le Regioni possono dire a te sì e a te no. Infatti sono proprio curioso di vedere un provvedimento in cui viene messo nero su bianco che al tal Comune non vengono versati i fondi perché accoglie profughi mandati dallo Stato».
Secondo lei è solo un’operazione di propaganda o un tentativo di creare un fronte antigovernativo?
«Quello dell’immigrazione è un tema delicato e sensibile nella percezione dell’opinione pubblica. Maroni e Salvini lo cavalcano strumentalmente, la loro è un’operazione demagogica anche perché, ripeto, Maroni da ministro firmò la più grande sanatoria di clandestini che l’Italia abbia mai conosciuto. Avvenne nel 2011, quando ci fu un’emergenza analoga a quella odierna dopo la cosiddetta primavera araba».
Detto tutto ciò, la questione dell’immigrazione continua a essere un grande problema irrisolto.
«Il tema oggettivamente ha una sua delicatezza e una sua criticità. È evidente che negli ultimi due anni siamo stati investiti da un’ondata numericamente molto alta, 180 mila arrivi nel 2014, e probabilmente lo stesso numero nel 2015».
Quindi le inquietudini dei cittadini sono comprensibili?
«Davanti a fenomeni di queste dimensioni è inevitabile l’affiorare di paure, sarebbe sciocco non vederlo o negarlo. Ma proprio perché si tratta di un’emergenza delicata, è irresponsabile alimentare queste paure. La politica serve al contrario, cioè a gestire queste situazioni riducendo al minimo le inquietudini e i rischi».
Dal punto di vista dei sindaci è un’emergenza quotidiana?
«Certo che lo è, ogni settimana ne arriva qualcuno, bisogna trovar loro una sistemazione (e non sempre è facile) e bisogna fare in modo che l’accoglienza sia dignitosa. Per questo abbiamo chiesto al governo di fare in modo che fra il momento dello sbarco e la sistemazione nelle strutture gestite dai Comuni ci sia un passaggio intermedio, quello di hub regionale di prima accoglienza dove i migranti rimangono il tempo necessario per fare accertamenti anagrafici, sanitari, per capire se lo status di profugo è reale oppure no. Una volta fatti questi accertamenti da lì avverrebbe il passaggio alle strutture gestite dai Comuni».
Sta parlando delle caserme?
«Anche, ma fughiamo un equivoco: non proponiamo di usare le caserme come residenza permanente, sappiamo tutti benissimo che nelle caserme non ci potrebbero vivere. Sarebbe solo un passaggio temporaneo che solleverebbe i Comuni dalla gestione della fase degli accertamenti preliminari, in pratica un hub regionale che consentirebbe uno smistamento ordinato dei profughi».
Segui il dibattito di ieri tra i sindaci dopo le minacce del governatore della Lombardia di tagliare i fondi ai Comuni impegnati nell’accoglienza ai migranti. (com/gp)