- Novembre 13, 2025
La voce dei sindaci
Istruzione, welfare e salute pilastri del bene comuni, le esperienze dei governi locali
Il dibattito con la partecipazione dei vicepresidenti Anci Roberto Pella (sindaco di Valdengo) e Claudio Scajola (sindaco di Imperia) e dei primi cittadini: Matilde Celentano (Latina), Elena Carnevali (Bergamo), Massimo Cavazzana (Tribano), Alberto De Toni (Udine) e Roberto Lagalla (Palermo). Rileggi i panel sulla sicurezza, sui sindaci promotori di pace diritto all’abitare e su giovani, innovazione e buona amministrazione
BOLOGNA – Istruzione, welfare, salute sono i pilastri del Bene Comune. Su questi aspetti i municipi giocano un ruolo centrale ma l’efficacia della loro azione dipende dalla semplificazione e dall’entità delle risorse necessarie a conciliare le attività ordinarie con quelle straordinarie da programmare negli anni. Su questo tema si sono confrontati sindaci di grandi e medie città, alla 42esima Assemblea, rispondendo al giornalista del Sole 24 Ore Gianni Trovati.
“Il tema della denatalità merita un’attenzione ed una consapevolezza maggiore da parte di tutti noi. Dal 2008 c’è stata una riduzione di un terzo delle nascite, siamo a livello dei tempi della guerra, vanno introdotte misure strutturali e non estemporanee”. Lo ha detto Elena Carnevali, sindaca di Bergamo e delegata all’Istruzione soffermandosi sulle conseguenze di questo inverno demografico. “I territori perdono vitalità, il sistema previdenziale va in crisi e non si trova capitale umano adeguato al mondo delle imprese”. Carnevali ha posto l’accento sulle misure che stanno realizzando i Comuni su questo versante. “Stiamo puntando sugli asili nido e sulle scuole dell’infanzia, grazie ai fondi del Pnrr siamo in grado di raggiungere il 52% di copertura prevista, tuttavia i Comuni non devono solo realizzare infrastrutture ma soprattutto gestire i servizi. Sul tema dell’assistenza scolastica, i 130 milioni di euro annunciati dal ministro Locatelli non bastano, oggi spendiamo 700 milioni e non possiamo garantire continuità in modo sostenibile”, ha concluso.
“Abbiamo davanti nuove sfide da affrontare con strumenti vecchi, il sistema del welfare va rivisto e sintonizzato sulla realtà, stiamo pensando troppo al domani e ci stiamo dimenticando del dopodomani”, ha affermato Roberto Pella, vicepresidente Anci, delegato a Sport, Politiche giovanili e Salute. “E’ vero che la salute viene gestita in prima battuta dalle Regioni, ma noi sindaci possiamo incidere in modo importante anche nel cambiamento degli stili di vita delle persone. Sono contento – ha aggiunto – che da 10 anni l’Anci sia impegnata sui temi della salute e della prevenzione a dimostrazione che gli amministratori locali sanno vedere lontano e con concretezza”. Pella ha poi accennato al progetto avviato di recente con la Cei. “Un progetto che mette i giovani al centro dello sviluppo territoriale per farli diventare promotori di innovazione e rigenerazione comunitaria, portando benefici anche a chi quei territori li ha vissuti prima di loro”, ha spiegato.
“Il cambiamento demografico e sociale della popolazione è un elemento coi cui i sindaci devono fare i conti sempre di più: le statistiche dicono che nel 2025 gli anziani sono il24% mentre nel 2050 saranno il al 34% mentre sotto gli adolescenti sotto i 16 anni è solo l’11% questo cambio di paradigma ci porta a riprogettare un nuovo sistema di welfare”. Lo ha ricordato Matilde Celentano sindaca di Latina e delegata al Welfare nel suo intervento. “Il nostro compito deve partire dalla diffusione di politiche che aiutino l’invecchiamento attivo e che sappiano coniugare la prevenzione con una nuova medicina territoriale. Grazie allo strumento del dl 77/2022 – ha evidenziato – siamo nelle condizioni di potenziare le strutture territoriali, costruendo case di comunità e persino hub che eroghino servizi h/24 per gli anziani”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’altro vicepresidente Anci Claudio Scajola, sindaco di Imperia. “La società dagli anni 60 è profondamente cambiata, le entrate sono stagnanti da cinque anni mentre da tempo si sono scaricate le politiche sociali sui Comuni che non riescono a risolvere il problema dell’assistenza alla popolazione”. Per il sindaco di Imperia, bisogna “favorire l’integrazione tra il sistema sociale e quello sanitario ma questo risultato non può passare che dalla riforma dell’architettura istituzionale e dei rapporti tra le Regioni e il comparto delle autonomie locali”.
“Per cercare di risolvere i problemi del welfare che cambia e della carenza cronica delle risorse l’unica via praticabile è quella delle alleanze sul territorio con le associazioni che si occupano di assistenza” gli ha fatto eco Alberto De Toni, sindaco di Udine e delegato a Università e Ricerca. “La nostra Pa ha bisogno di fare leva sul capitale sociale che è presente nelle nostre città. Lo facciamo ad esempio con il sindacato degli anziani per aiutarli nella gestione dei servizi digitali, con la Caritas per il servizio mensa oppure con le Ater per aiutare le persone che non hanno un alloggio dignitoso. E’ questo l’unico modo per innescare un welfare generativo che sia anche di sostegno sociale alle fasce più deboli della popolazione”.
Massimo Cavazzana, sindaco di Tribano e vicepresidente di Anci, interviene sul tema dei neet, definendolo ‘l’anello debole delle politiche sociali italiane’. Anci ha avviato un bando da 800 milioni di euro dedicato all’autoimpiego, con l’obiettivo di offrire ai giovani sotto i 35 anni la possibilità di avviare una propria attività grazie all’apertura di una partita IVA. “Si tratta di risorse fondamentali per chi vuole mettersi in gioco e creare impresa”, sottolinea Cavazzana. Il sindaco evidenzia anche la carenza di figure professionali, una difficoltà che colpisce tanto la pubblica amministrazione quanto il settore privato. “I piccoli comuni subiscono la razzia dei grandi enti e delle aziende maggiori, che attraggono le competenze migliori”, spiega. Per questo, Cavazzana insiste sulla necessità di fidelizzare i giovani, soprattutto quelli in uscita dalle università, prendendo esempio dalle buone pratiche già avviate in Veneto.
Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, sottolinea come i primi cittadini siano chiamati ad affrontare sfide nuove con strumenti tradizionali, tra welfare, istruzione e assistenza domiciliare. La Sicilia vive un fenomeno particolare: l’immigrazione di transito, che non contribuisce alla natalità e non produce ricadute durature sul territorio. Parallelamente, la regione registra una significativa perdita di competenze professionali, con molti giovani laureati che emigrano all’estero, impoverendo il tessuto locale. Palermo, però, accoglie anche nuove comunità, come quella dei nomadi digitali provenienti da tutta Italia, contribuendo a introdurre e mantenere competenze innovative nella città.