- Giugno 11, 2025
Personale nei Comuni
Personale, Messina: “Servono misure specifiche per aumentare attrattività del comparto comunale”
Il vicepresidente Anci e delegato a Personale e Relazioni sindacali: “Un passo importante con le norme chieste da ANCI per superare la regola del turn-over, con quella della sostenibilità finanziaria. Si firmi presto il CCNL, così da distribuire gli aumenti contrattuali e impostare il rinnovo 2025-2027”
La differenza retributiva rispetto agli comparti della Pa rende i Comuni meno attrattivi per le nuove assunzioni. Ma alcune novità contrattuali, in particolare l’aumento del Fondo per il trattamento economico accessorio, possono essere buone opportunità per provare ad invertire il trend. Soprattutto, vanno rese strutturali alcune misure derogatorie introdotte con l’avvio del Pnrr, ad iniziare dall’assunzione stabile del personale a tempo determinato nell’ambito di quei progetti. Su questi temi abbiamo fatto il punto con Ignazio Messina, delegato Anci a Pubblica Amministrazione, personale e relazioni sindacali.
I Comuni sono meno attrattivi dal punto di vista retributivo rispetto ad altre amministrazioni. Dall’osservatorio di Anci da cosa dipende questo fenomeno?
La questione della scarsa attrattività del lavoro nella pubblica amministrazione è emersa in modo evidente negli ultimi anni e in particolare nei Comuni che sono il fanalino di coda. Le ragioni sono molteplici: concorrenza del settore privato, rischi connessi alla responsabilità amministrativo contabile, carichi di lavoro aumentati a causa del turn-over ridotto. Ma senza dubbio fondamentale rimane la quesitone del trattamento economico, che vede dirigenti e dipendenti comunali come fanalino di coda rispetto a Ministeri, Agenzie, Enti statali. I dati del Conto annuale rendono evidente come anche tra Regioni e Comuni, che pure appartengono al medesimo Comparto delle Funzioni locali, ci sia un significativo differenziale retributivo, connesso alle maggiori disponibilità economiche delle Regioni e ad un sistema di vincoli finanziari sul costo del personale legati alla spesa storica: chi prima spendeva di più può continuare a farlo, chi era virtuoso si ritrova vincoli più stringenti. Gli effetti? Il personale del comparto dal 2007 ad oggi ha perso il 28,7% degli organici (479.000 unità nel 2007, 341.000 nel 2023), e negli ultimi anni le cessazioni per dimissioni superano quelle per pensionamento.
Cosa si può fare e cosa propone Anci per contrastare gli effetti di questa situazione?
Un passo importante è stato fatto con le norme chieste da ANCI per superare la regola del turn-over, sostituita da quella della sostenibilità finanziaria. I comuni con minore rigidità strutturale di bilancio sono messi nella condizione di poter assumere di più. Ora bisogna lavorare sulla leva economica, per attrarre i giovani e per trattenere il personale già in servizio. Quindi dobbiamo cogliere il massimo delle opportunità offerte da due importanti elementi di novità. Da un lato il rinnovo del CCNL del comparto delle Funzioni locali. Il tavolo di contrattazione in ARAN prosegue il suo lavoro, le posizioni dei sindacati rappresentativi nel nostro comparto non sono però unitarie. Come ANCI auspichiamo che si giunga presto alla firma del CCNL, in modo da distribuire gli aumenti contrattuali e impostare quanto prima il rinnovo 2025-2027, per cui già sono state previste le risorse. Dall’altro abbiamo la misura inserita nel Decreto-legge PA (DL n. 25/2025) che consente l’aumento del Fondo per il trattamento economico accessorio e amplia notevolmente gli spazi finanziari dei Comuni per le risorse che possono essere destinate a costruire i percorsi di crescita professionale, come le progressioni orizzontali; a potenziare l’erogazione dei servizi alla comunità, e ad incentivare la produttività. Si tratta di una norma complessa su cui attendiamo a brevissimo le indicazioni operative della RGS, e che cercheremo comunque di migliorare per estenderne al massimo le potenzialità. Resta il tema degli Enti che non hanno materialmente le risorse per incrementare i trattamenti economici, che quindi devono essere finanziati con risorse erariali, altrimenti si corre il rischio di spostare all’interno del sistema dei comuni la sperequazione oggi esistente tra i diversi livelli della Pubblica amministrazione.
La stagione del Pnrr ha introdotto deroghe procedurali importanti che hanno avuto un importante beneficio per il personale. Cosa auspica l’Associazione da questo punto di vista?
L’impatto dei progetti del PNRR sul personale della Pubblica amministrazione, e dei Comuni in particolare, è stato oggetto di una pluralità di provvedimenti d’urgenza che si sono succeduti negli ultimi anni. Oggi è il momento di fare un primo bilancio e guardare al post-2026 anche per mettere a regime le misure straordinarie che si sono mostrate più utili. Innanzitutto, dobbiamo cogliere l’opportunità di stabilizzare il personale che è stato assunto a tempo determinato nell’ambito dei progetti PNRR, sui cui abbiamo investito in formazione e che ha dimostrato di meritare il posto a tempo indeterminato.
Su quali altre misure bisognerebbe investire?
Una questione prioritaria riguarda l’armonizzazione e la semplificazione dei vincoli finanziari alla spesa di personale. Oggi subiamo una stratificazione normativa che si è generata in un arco temporale di vent’anni e produce effetti paradossali: nel 2025 il legislatore decide di ampliare in modo innovativo gli spazi finanziari utili alla PA datore di lavoro, ma per molti queste innovazioni restano solo sulla carta perché confliggono con una norma vincolistica che risale alla legge finanziaria del 2006. Lo stesso si verifica con il lavoro flessibile: un comune che ha bisogno di assumere a tempo determinato per promuovere un progetto importante o per gestire un’emergenza non po’ farlo perché non può superare la spesa per lavoro flessibile sostenuta nel 2009. L’ANCI ha ottenuto il superamento di questo limite per l’attuazione dei progetti del PNRR, è il momento di sistematizzare questa deroga. Infine, nell’ottica del miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi svolti dai Comuni e per favorirne l’attrattività, ritengo sia fondamentale avvicinare i giovani alla pubblica amministrazione locale. Come ANCI abbiamo promosso ed ottenuto una misura che consente di creare un canale diretto con le Università del territorio. Oggi i Comuni sulla base di convenzioni con le Università possono assumere con contratto di formazione lavoro giovani laureandi, inquadrandoli nell’area apicale dei Funzionari. Dopo 36 mesi se il rapporto è stato proficuo può essere trasformato a tempo indeterminato. Si tratta di una modalità di assunzione davvero innovativa, che rispetta il principio costituzionale dell’accesso mediante concorso e, al contempo, consente di costruire un percorso che prende avvio dagli studi universitari, e che può anche contribuire a ridurre l’esodo di tanti giovani da molti territori.