- Gennaio 9, 2015
Interviste
Attentato Parigi – Fassino all‘Avvenire: “Odio e paura si vincono con politiche di integrazione”
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il presidente dell’Anci, Piero Fassi...Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha rilasciato al quotidiano Avvenire sull’attentato omicida al quotidiano satirico parigino Charlie Hebdo.
«La tragedia di Parigi non riguarda solo la Francia, ma l`Europa e il mondo. Una sorta di relativismo culturale- secondo il quale il rispetto per le culture e le religioni altre può far finire in secondo piano la rivendicazione dell`universalità dei diritti umani – mostra chiaramente la corda. La convivenza di una società che sarà inevitabilmente sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa non può prescindere dall`affermazione di valori come la libertà, la democrazia, il pluralismo».
Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell`Associazione nazionale dei Comuni, è un convinto fautore dell`integrazione, che «comincia proprio dalle città». Ma che «di fronte a tragedie come quella di Parigi ha bisogno di un supplemento di impegno politico e culturale anche livello internazionale: i diritti dell`uomo devono essere proclamati e rispettati in ogni parte della terra, senza eccezioni».
Dopo la strage di Parigi, la domanda dell`uomo della strada è se non siamo andati troppo avanti nell`apertura delle nostre frontiere…
«La globalizzazione, la sempre maggiore interdipendenza, i flussi migratori sono fenomeni epocali. La politica non può impedirli, ma deve saperli governare. Integrazione significa far sparire la paura: sia quella di chi arriva che quella di chi accoglie. Ma l`integrazione nella società non si forma spontaneamente: è un processo che va costruito. Senza un intervento deciso della politica, delle istituzioni, avviene l`esatto contrario: si alzano muri di diffidenza, si formano ghetti, si alimenta la paura reciproca, che poi sfocia nell`odio».
L`integrazione è sufficiente o servono anche politiche di sicurezza?
«Integrazione e sicurezza sono le due facce della stessa medaglia. È chiaro che vanno messi in campo tutti gli strumenti di prevenzione, di intelligence, di repressione, per fare in modo di isolare i violenti, di fermare i potenziali terroristi, di sventare gli attentati. Ma per far questo dobbiamo esigere la collaborazione dei leader religiosi e dei capi delle comunità straniere presenti in Italia. Non solo si devono astenere da ogni forma di fanatismo o di predicazione dell`odio, ma devono incoraggiare il rispetto della legalità e, soprattutto, vigilare fattivamente sugli appartenenti al loro gruppo etnico o religioso. C`è un problema che va affrontato con forza: spesso le persone appartenenti alle comunità straniere, anche le più pacifiche e integrate, mostrano una certa remora nel denunciare comportamenti illegali e pericolosi dei loro compatrioti, anche se non li condividono. È un malinteso senso di appartenenza che finisce per renderli indirettamente complici. Questa ambiguità non può essere tollerata».
C`è chi ora chiede di dire stop alla costruzione delle moschee. È d`accordo?
«Rispondo con le parole di suor Giuliana, una religiosa molto impegnata a Torino nella costruzione dell`integrazione. Lei dice che è meglio che si preghi il proprio Dio alla luce del sole, in strutture pubbliche e riconosciute, piuttosto che farlo di nascosto».
Altro slogan in voga: stop all`immigrazione straniera, respingiamo i barconi di profughi nel Mediterraneo…
«Fa comodo a qualcuno confondere le acque, mettendo nello stesso calderone immigrati stranieri regolari, immigrati irregolari (i cosiddetti "clandestini") e i profughi, che fuggono dai loro Paesi di origine a causa di guerre e violenze. Nessuno può pensare che la clandestinità sia un valore e non piuttosto un fenomeno illegale da fronteggiare, con misura e umanità. L’equazione "clandestino" uguale terrorista non è però accettabile. Stesso discorso per i barconi di profughi. Che facciamo? Li lasciamo affondare? Facciamo morire affogati donne e bambini? Ben diverso sarebbe cercare accordi con i Paesi di partenza dei barconi, per impedire che prendano il largo. Ma oggi i profughi partono in prevalenza dalla Libia, dove c`è una situazione di completa anarchia. E dunque occorre che la comunità internazionale e in primo luogo l`Unione Europea e abbiano una strategia che consenta alla Libia di ritrovare rapidamente una condizione di stabilità e di normalità».
C`è anche ci dice che Islam e democrazia siano inconciliabili…
«La storia recente ci insegna che ci sono e ci sono stati Paesi islamici, penso alla Turchia, alla Giordania, alla Tunisia, che nonostante difficoltà e problemi hanno imparato a convivere con la democrazia e il pluralismo. Non c`è, insomma, una ragione costitutiva, "genetica", che impedisca all`Islam di fare i conti con la libertà e la democrazia. Il problema è che in molti Stati islamici non è avvenuto quel processo di secolarizzazione che abbiamo conosciuto nelle società occidentali da alcuni secoli a questa parte: quel processo che porta a distinguere l`ambito religioso da quello politico e statale. E un processo che va incoraggiato a livello internazionale con molta decisione: la dichiarazione dei diritti fondamentali dell`uomo è stata approvata da tutti i Paesi aderenti all`Onu. Bisogna però che siano fatti rispettare a ogni latitudine».
Matteo Salvini "consiglia" a Papa Francesco di finirla con il dialogo interreligioso…
«E’ vero esattamente il contrario Il dialogo interreligioso è un elemento indispensabile in un processo di conoscenza reciproca che è alla base della comprensione, del rispetto e della convivenza». (com/gp)