• Novembre 5, 2014
di anci_admin

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#Anci2014 – Piccoli Comuni, Borghi: “Serve marcia in più per evitare sovrapposizioni e burocrazie negative”

Pubblichiamo il saluto del delegato alla Politiche per la Montagna , Enrico Borghi Impegni istituzi...

Pubblichiamo il saluto del delegato alla Politiche per la Montagna , Enrico Borghi
Impegni istituzionali non mi permettono di essere presente oggi alla Conferenza nazionale dell’Anci sui piccoli comuni e sulle unioni di comuni. Tengo però a farvi giungere questo messaggio per informare l’assemblea sugli importanti passaggi che in questi giorni stanno impegnando il parlamento sul fronte degli enti locali e in particolare dei piccoli Comuni.
Prima di ogni cosa, vorrei mettervi a conoscenza del documento politico su cui stiamo raccogliendo le firme e che propone la modifica dell’art.2 del ddlcost 2613 (Riforma del Senato e Titolo V) per garantire la rappresentanza in Senato dei Comuni medio-piccoli e l’elezione dei senatori da parte dei sindaci (e non dei consigli regionali).
Riteniamo che sia auspicabile una modifica della norma della riforma costituzionale in itinere riguardante la composizione ed elezione del Senato, al fine di prevedere una (quasi) doppia rappresentanza dei Comuni – sopra e sotto i 15.000 abitanti – e una elezione di tale componente non da parte dei Consigli regionali, come previsto nel testo varato dal Senato, bensì ad opera di apposite assemblee dei Sindaci di ciascuna Regione.
Il raddoppio dei rappresentanti comunali (salvo che per la Val d’Aosta e le Province autonome di Bolzano e Trento) nel nuovo Senato – che dovrebbe essere la “voce delle autonomie al centro”, quindi effettivamente rappresentativo, per quanto possibile, della varietà delle istituzioni territoriali della Repubblica – consentirebbe di dare spazio reale di presenza anche alle istanze dei Comuni di minore dimensione, che sono di gran lunga i più numerosi (su 8.057 Comuni, quelli sub 15.000 abitanti sono 7.317, pari a circa il 40% della popolazione nazionale). Questi Comuni – che hanno tra l’altro esigenze specifiche sul piano delle infrastrutture e dell’esercizio di funzioni e servizi (specie i più piccoli, sub 5.000 abitanti, che sono 5.640 e riguardano il 54% del territorio nazionale, con vari obblighi di gestioni associate, rafforzati dalla recente legge 56/2014) – se si dovesse eleggere un solo rappresentante su base regionale, verrebbero tutti verosimilmente sacrificati a favore dei Comuni di maggiore dimensione e peso politico, a cominciare dai capoluoghi metropolitani.
Pensiamo che distinguere i Comuni in due categorie sia del tutto giustificato e porre la soglia di riparto a 15.000 abitanti significhi tener conto di un rilevante elemento oggettivo, costituito dal diverso sistema elettorale vigente tra Comuni medio-grandi e Comuni medio-piccoli, senza con ciò ovviamente rinunciare ad incentivare processi di aggregazione dei Comuni di minore dimensione.
Il (quasi) raddoppio di rappresentanti comunali proposto si tradurrebbe nella presenza in Senato di 39 sindaci, a fronte dei 21 attualmente previsti, con un conseguente aumento a 113 dei senatori  elettivi (cui si aggiungerebbero i 5 di nomina presidenziale): non vi sarebbe, peraltro, difficoltà alcuna ad aumentare di 2 unità i rappresentanti regionali, che diverrebbero 76, ove si volesse dar vita ad una composizione complessiva del Senato di 120 membri, in luogo dei 100 attualmente prefigurati.
Si può, d’altra parte, osservare che il rafforzamento della componente comunale del Senato appare giustificata anche dall’esigenza di assicurare alle autonomie locali maggiore partecipazione alle decisioni del Parlamento riguardanti le autonomie stesse, bilanciando in qualche modo la attuale impossibilità per i Comuni di accedere direttamente alla Corte costituzionale – come previsto invece in vari altri ordinamenti – a tutela della propria autonomia rispetto a centralismi statali o regionali. Fermo restando, comunque, che il maggior numero di sindaci proposto non determinerebbe uno squilibrio rispetto a quanto ora previsto per la componente regionale, che resterebbe sostanzialmente di consistenza doppia.
Oltre a quanto considerato in ordine al numero dei rappresentanti comunali nel futuro Senato, va poi sottolineata l’esigenza che la designazione dei rappresentanti dei sindaci di ciascun ambito regionale scaturisca da scelte operate dai sindaci stessi, e non dai consigli regionali (come ora previsto), che non si vede a quale titolo possano essere investiti del compito di eleggere i rappresentanti dei Comuni. In tal senso la soluzione preferibile sarebbe l’elezione ad opera di apposite assemblee dei sindaci (distinte per i Comuni sopra/sotto i 15.000, eventualmente stabilendo che per i Comuni sub 5.000 partecipino soltanto  i presidenti delle Unioni in cui sono ricompresi).
Vorrei poi riportare alla vostra attenzione anche su altri provvedimenti che interessano da vicino i nostri comuni e sui quali stiamo lavorando: prima fra tutte la legge Realacci–Borghi (Atto Camera n° 65 "Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali") che prevede misure per la semplificazione amministrativa, la valorizzazione del prodotti agroalimentari, l’e-government, il riconoscimento della specificità territoriale nel riordino sanitario, nell’edilizia scolastica e nel servizio idrico. Inoltre, si propone di istituire un fondo per l’incentivazione della residenza nei piccoli comuni e un fondo per lo sviluppo strutturale ed economico sociale di questi territori. Particolare rilevanza assume la delega al Governo per l’introduzione dei sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali, stabilendo che vengano remunerati i servizi di fissazione del carbonio delle foreste di proprietà demaniale e collettiva, la regimazione delle acque nei bacini montani, la salvaguardia della biodiversità e delle qualità paesaggistiche. Parallelamente, il “collegato ambientale” alla legge di stabilità 2014 (Atto Camera n° 2093 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”) contiene le norme che interverranno sulla gestione di parchi, rifiuti, acqua, direttive comunitarie e semplificazione normativa.  Per concludere questa panoramica, con uno sguardo particolare alle aree montane, vorrei segnalarvi alcuni dei provvedimenti europei che impattano direttamente sui nostri territori. La Commissione Europea è impegnata nella definizione della StrategiaMacroregionale Alpina e in particolare nel "piano di azione" che individua i pilastri e le priorità di intervento di questo strumento, che verrà approvato dal Consiglio Europeo entro il prossimo dicembre, in maniera da rendere EUSALP operativa entro giugno 2015. Risorse importanti per i nostri territori arriveranno anche dallaNuova PAC 2014-2020, nel quadro della quale si stanziano circa 100 milioni di euro in 6 anni per lo sviluppo rurale e si riconosce la specificità dell’agricoltura di montagna.
Dobbiamo però innescare una marcia in più rispetto al passato, al fine di investire efficacemente tali risorse, evitando sovrapposizioni e burocrazie che hanno pesato in negativo nella precedente programmazione. In tal senso, la determinazione della legge Delrio delle Unioni di Comuni montani come unico livello associativo obbligatorio dei Comuni nei territori montani, è prezioso per semplificare il quadro dei soggetti attuativi, oggi troppo frammentato e dispersivo.