• Maggio 27, 2021
di Francesca Romagnoli

Accadde in città

27 maggio 1965 muore Ligabue. Bergamini (sindaco Gualtieri): “L’artista paragonato a Van Gogh”

Il ricordo del primo cittadino reggiano: "“Ligabue e le sue opere insegnano che, in un mondo che ci vuole perfetti, la diversità può rappresentare l’opportunità di essere noi stessi dimenticando ciò che la società ci impone”. Guarda il video
27 maggio 1965 muore Ligabue. Bergamini (sindaco Gualtieri): “L’artista paragonato a Van Gogh”

“Antonio Ligabue, un impressionista tragico che dipingeva le belve feroci”.
Così il sindaco di Gualtieri, Renzo Bergamini, nel 56mo anniversario della morte (27 maggio 1965) del pittore che è stato uno tra i grandi artisti del ‘900.
Figura tormentata da disturbi comportamentali e fisici, Ligabue è stato ricoverato quattro volte in una clinica psichiatrica. Distante da tutti, per la comunità restò sempre un incompreso, i gualtiaresi lo chiamavano Toni al matt, Antonio il matto. “Uno strano in terra straniera – spiega il sindaco – un uomo fragile perché diverso, solo perché non amato o malamente sopportato”. Espulso da Zurigo e dall’intera nazione, non riuscì mai ad apprezzare Gualtieri come nuova patria, né come terra sua, neppure da adulto quando gli fu riconosciuto l’appellativo di artista.
Fu giudicato un genio della cultura näif, un pittore dai colori vivaci che dipingeva in solitudine, un artista senza scuola e un personaggio capace di trasmettere emozioni, nell’arte della pittura e della scultura. “Era consapevole del suo talento – precisa Bergamini – dipingeva seguendo il proprio istinto, non conosceva le malizie tecniche dei chiaroscuri e delle prospettive”. E il primo cittadino prosegue: “nelle pitture esprimeva la realtà tragica della vita, trovava forti emozioni nei fenomeni della natura, tra gli animali selvaggi, tigri, leoni e leopardi. I suoi autoritratti sono stati un esempio di immagini senza filtri e la dimostrazione in cui la diversità può essere una ricchezza”. Quindi, il sindaco conclude: “Ligabue e le sue opere insegnano che, in un mondo che ci vuole perfetti, la diversità può rappresentare l’opportunità di essere noi stessi dimenticando ciò che la società ci impone”.