- Ottobre 25, 2019
Infiltrazioni mafiose
Anci in audizione, sì modifica norme scioglimento ma con garanzie e distinzione ruoli
Davanti alla commissione Affari Costituzionali della Camera i sindaci Giuseppe Idà di Rosarno Antonio Rini di Ventimiglia di Sicilia e il segretario generale di Anci Sicilia Mario Alvano. “Vanno contemperate esigenze di legalità con continuità della vita amministrativa degli enti”. Guarda i video
L’Anci condivide l’obiettivo di una revisione organica e strutturale delle procedure del Tuel sullo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Ma per rendere più efficaci tutti i provvedimenti adottati, che incidono sull’autonomia degli enti sospendendo la normale dialettica democratica, vanno specificate meglio le attività che permettano maggiore efficacia alla commissione straordinaria e distinguendo tra amministratori, sindaci, consiglieri comunali e dirigenti: il tutto per contemperare le esigenze di legalità con la continuità amministrativa. Questa la posizione dell’Anci ascoltata dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera (vedi il documento presentato), nell’ambito dell’esame di tre proposte di legge per modificare la normativa sullo scioglimento dei consigli comunali. A rappresentare il punto di vista dei Comuni erano presenti il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, Antonio Rini, sindaco di Ventimiglia di Sicilia e vice presidente di Anci Sicilia, ed il segretario generale di Anci Sicilia Mario Alvano.
“Siamo molto soddisfatti per la richiesta di sentire Anci in merito alle proposte di legge che tendono ad introdurre maggiore efficacia nella normativa che prevede la procedura di scioglimento. Crediamo che la facoltà di sentire i sindaci va trasformata in un obbligo effettivo”, ha affermato Idà. Che ha ricordato come spesso “le commissioni straordinarie insediate nei nostri enti locali verificano gli atti senza dover essere costrette a confrontarsi con gli amministratori locali, e i prefetti devono poter sentire i sindaci che magari hanno qualcosa da dire”.
Il sindaco di Rosarno ha poi posto l’accento sulla necessità di garantire comunque la continuità della vita amministrativa condizionata dall’andamento degli iter giudiziari degli scioglimenti. In Calabria abbiamo assistito a degli scioglimenti che poi venivano cassati dalle sentenze del Tar e confermati, invece, dai Consiglio di Stato”, ha spiegato Idà.
Più in generale l’Anci auspica una modifica del meccanismo di scioglimento dei Comuni infiltrati dalla mafia, prevedendo, oltre al provvedimento di scioglimento generalizzato, anche un altro atto più ristretto che riguardi solo le singole persone coinvolte siano dirigenti, consiglieri comunali, assessori o sindaci.
“Chiediamo – ha detto il sindaco di Ventimiglia di Sicilia, Antonio Rini – di prevedere l’allontanamento della persona infedele collusa con la mafia” senza mettere in discussione “l’intero assetto del consiglio comunale”. Questo – ha aggiunto – “potrebbe rendere più efficace la norma”. Le norme sullo scioglimento dei Comuni “hanno svolto per anni un presidio di legalità ma dovrebbero essere modificate prevedendo un nuovo binario che punisca i singoli amministratori o dirigenti”.
Secondo il vice presidente di Anci Sicilia molto spesso l’apparato burocratico è l’anello più debole rispetto alle infiltrazioni esterne. “Per questo come Anci siamo favorevoli alla possibilità concessa al prefetto di nominare un commissario ad acta per avocare le singole funzioni. Così come appare utile, in caso di misure sospensive adottate nei confronti dei dipendenti, la possibilità di utilizzare le liste di mobilità, il ricorso all’istituto del comando o l’espletamento di nuovi concorsi”.
“Lo scioglimento dei Comuni per mafia è un fatto traumatico che segna la vita delle comunità in modo indelebile”, ha aggiunto il segretario generale di Anci Sicilia Mario Alvano. Per questo va “ricondotto in modo attento dentro una procedura che colpisca sì l’illegalità senza provvedimenti traumatici che spiegano i loro effetti negli anni successivi allo stesso scioglimento”, ha concluso.