• Novembre 15, 2022
di Redazione Anci

#Anci2022

Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime

Il position paper di A2A realizzato assieme a The European House-Ambrosetti secondo cui l’Italia è al secondo posto in Europa per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio mentre si trova solo al 23esimo per autonomia energetica, producendo appena il 22,5% dell’energia consumata. Leggi nell'articolo
Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime

L’attuale scenario di crisi geopolitica ed energetica sta favorendo la consapevolezza della necessità di accelerare sulla transizione ecologica, ma, oltre la drammatica contingenza, la lotta al cambiamento climatico e la decarbonizzazione dei consumi rappresentano obiettivi imprescindibili che richiedono impegno e risorse. L’Europa fissa target sfidanti a cui anche l’Italia deve tendere, sfruttando soprattutto le proprie “materie prime”: mai come oggi è quindi necessario un cambio di paradigma. Secondo quanto rileva il Position Paper “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti, le nostre materie prime”, che abbiamo elaborato insieme a The European House-Ambrosetti, l’Italia è al secondo posto in Europa per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio mentre si trova solo al 23esimo per autonomia energetica, producendo appena il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. Attivando al massimo queste fonti, invece, si potrebbe diminuire sensibilmente la nostra dipendenza dall’approvvigionamento estero.
Lo studio ha fatto emergere quanto strategico sia, in un contesto di questo genere, il ruolo che le Regioni italiane giocano nella piena valorizzazione di quelle fonti energetiche autoctone che possono rendere l’Italia uno dei Paesi guida in Europa. Attivando il potenziale dei suoi territori, a partire dalle loro specificità, l’Italia riuscirebbe infatti a quasi triplicare i livelli attuali di autonomia energetica (da 22,5% a 58,4%) con un incremento di circa quattro volte rispetto a quanto registrato negli ultimi 20 anni.
Il documento quantifica quindi le opportunità di sviluppo in ciascuna Regione attraverso un’analisi approfondita delle loro caratteristiche. Le fonti energetiche disponibili – acqua, vento, sole e rifiuti – sono state identificate alla luce delle tecnologie correnti e dei vincoli normativi e strutturali in essere, e, stando ai dati raccolti, l’Italia sarebbe in grado di aumentare la produzione da fonti di energia rinnovabili secondo questi valori: +105,1 GW di energia solare (quasi 5 volte la capacità odierna), +21,1 GW di energia da fonti eoliche (quasi 2 volte la capacità oggi installata), + 3,3 GW di energia idroelettrica (oltre il 20% in più di quanto utilizzato al momento).
Non solo acqua, sole e vento: i rifiuti rappresentano la quarta materia prima autoctona e una loro gestione efficiente può contribuire a ridurre le emissioni di CO₂, promuovere il riutilizzo di materia in ottica circolare, abbattere il conferimento in discarica e abilitare generazione elettrica. Il nostro Paese presenta oggi un’opportunità di recupero energetico da rifiuti – urbani e speciali – e fanghi di depurazione di oltre otto milioni di tonnellate. Trattando questa quantità addizionale, la produzione elettrica derivante dalla termovalorizzazione potrebbe crescere del 55% rispetto al 2020, superando i 7 TWh: circa il 2% del fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana.
Se da un lato l’Italia risulta deficitaria di giacimenti fossili rispetto ad altri Paesi non solo europei, dall’altro appare evidente come la Penisola presenti un elevato potenziale derivante dalle fonti rinnovabili. Incrementare la produzione di energie verdi consentirebbe di aumentare l’autonomia energetica nazionale minimizzando le emissioni e in quest’ottica il coordinamento tra Regioni e il coinvolgimento di tutti gli attori locali coinvolti – istituzioni, cittadini e imprese – risulta fondamentale.
Il passaggio da un’economia incentrata sulle fonti fossili – e quindi necessariamente dipendente da altri Paesi – a un’economia fondata prevalentemente sulle rinnovabili permetterebbe all’Italia di ottimizzare il grande patrimonio energetico di cui dispone, di essere meno soggetta alle dinamiche estere che incidono anche sui prezzi e di guardare al futuro con maggior fiducia. In questo modo, si potrà finalmente colmare quel gap che ancora persiste tra i territori e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione ecologica che l’Europa ci impone.