- Marzo 10, 2022
Coronavirus, due anni dopo
Presentato “Diario di bordo dei sindaci”. Vita e storie dai Comuni nella prima ondata di Covid
Il presidente Decaro e i sindaci Gori (Bergamo) e Passerini (Codogno) insieme all'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, hanno raccontano i giorni difficili che fecero conoscere all'Italia il Covid 19. La pubblicazione, edita da Treccani e scritta da Giovanna Casadio, ripercorre eventi, stati d'animo e azioni dei primi cittadini durante il primo lockdown. Tutti concordi: "Con il lavoro di squadra tra istituzioni centrali e locali abbiamo salvato il Paese"Quando a fine febbraio 2020 a Codogno il prefetto comunicò il primo caso di contagio da Covid 19 i sindaci erano increduli. Stentavano a credere che di lì a poco la pandemia sarebbe deflagrata al Nord e in qualche giorno avrebbe coinvolto tutta l’Italia. Antonio Decaro, Giorgio Gori e Francesco Passerini ricordano bene quei momenti e li hanno raccontati durante la presentazione del libro di Giovanna Casadio “Diario di bordo dei sindaci”, edito da Treccani, dove l’autrice ha ricostruito i giorni della prima ondata di contagi, del primo lockdown, l’impegno dei sindaci e la sinergia tra i vari livelli di governo del Paese. “Una rete – come ha ricordato l’autrice – narrata dai sindaci che ci hanno permesso di guardare cosa è successo attraverso gli occhi delle città”.
“Ci siamo trovati in una tempesta – ha detto il presidente dell’Anci Antonio Decaro che ha curato la prefazione del libro – mai prima sperimentata. Non conoscevamo il nostro “nemico” e l’unica scelta possibile era fare squadra, esercizio difficile in un Paese che si divide sempre. I sindaci hanno portato personalmente medicine e generi alimentari a chi non poteva uscire di casa. E questo – ha sottolineato Decaro – è stato possibile perché ci siamo fidati dell’autorità sanitaria, del governo e delle Regioni. E loro si sono fidati di noi in un lavoro d’insieme che, non credo di esagerare, penso abbia salvato l’Italia”.
“Alle 18 di due anni fa – ha ricordato ancora Decaro – scattava il lockdown pomeridiano e ricordo la desolazione nel vedere chiuso il centro città di Bari che avevamo impiegato trent’anni per rendere pieno di vita. Ma nonostante la paura collettiva i cittadini hanno dimostrato una disponibilità incredibile”.
Due anni fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava le restrizioni e le chiusure ma “l’unica possibilità – ha ribadito nel suo intervento -. Il virus viaggiava ad una velocità enorme. Per affrontare la pandemia bisognava dialogare e sapevano non sarebbe bastata la dichiarazione di emergenza per affrontare un evento pandemico che avrebbe portato conseguenze e impatti devastanti sulle nostre vite e sulle nostre comunità. Dovevamo coordinarci per affrontare una riorganizzazione totale della società e così è stato, dando un esempio di collaborazione efficace e non scontato”.
Due sindaci simbolo della prima ondata sono stati Giorgio Gori di Bergamo con le cui bare sui camion tristi simboli della prima ondata. E poi Francesco Passerini sindaco di Codogno e del famigerato “paziente uno”.“La primissima fase – ha detto Gori – è stata di incredulità e di assoluta incertezza che traspariva anche dai pareru contrastanti della comunità scientifica. A Bergamo, ad esempio, nei primi giorni ci sentimmo di accompagnare iniziative di associazioni di impresa per non chiudere le nostre attività. Col passare delle ore capimmo però che dovevamo fermarci”. Anche Gori ha ricordato la “fittissima interazione tra i sindaci. Ci sono stati anche contrasti, non nascondiamolo, ma il bilancio complessivo di come tutti i livelli di governo hanno affrontato la prima ondata è stato senz’altro positivo”. “Le bare – ha concluso – paradossalmente ci hanno aiutato a far capire cosa stesse succedendo e hanno dato il via ad una storia di solidarietà tra le città che mi auguro possa ripetersi con l’emergenza Ucraina, dove ci troveremo ad affrontare altre sfide importanti a partire dall’accoglienza dei profughi”.
Infine Francesco Passerini che senza mezzi termini ha parlato di Codogno diventata nel giro di qualche giorno “il lazzaretto d’Italia”. “Ricordo ancora – ha proseguito – l’incredulità davanti alla telefonata del prefetto che mi annunciava il primo caso in Comune. Sembrava un film e la confusione dei primi momenti era tanta. I casi che aumentavano, i pazienti che si aggravavano. E poi l’ondata di morti. Trasformammo una chiesa in obitorio per dare una degna sistemazione alle vittime. Ora – ha concluso Passerini – l’emergenza è superata a sono convinto che la grande prova di compattezza data dai sindaci ci servirà per le emergenze future”