• Novembre 3, 2021
di Redazione Anci

#Anci2021

PNRR: promesse e speranze per una PA più efficiente

Un Piano “epocale”, sia per l’importante quantità di finanziamenti messi in campo, sia per gli obiettivi che si pone a medio termine. Il contributo del Gruppo Maggioli per #anci2021
PNRR: promesse e speranze per una PA più efficiente

Un Piano “epocale”, sia per l’importante quantità di finanziamenti messi in campo, sia per gli obiettivi che si pone a medio termine

Dopo molti mesi di speculazioni alla fine di aprile il governo italiano ha definito e trasmesso ufficialmente alla Comunità Europea il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tra il testo base e gli allegati si compone di ben 2.487 pagine. Si tratta di una iniziativa che non è esagerato definire “epocale”, sia per l’importante quantità di finanziamenti che vengono messi in campo (più del Piano Marshall) sia per gli obiettivi che si pone a medio termine: ridisegnare molti comparti della società italiana a beneficio delle future generazioni. Non è facile dunque riassumere in poche pagine le analisi di contesto, gli obiettivi e le azioni previste, ma tenteremo almeno di illustrare i principali impatti che sono indicati nell’ambito della pubblica amministrazione.

Cos’è e perché esiste il PNRR
Anzitutto chiariamo perché il Governo italiano ha dovuto scrivere il PNRR. L’impatto della pandemia di COVID-19 ha determinato una crisi economica senza precedenti e ciò ha spinto l’Unione Europea a luglio 2020 a varare misure di sostegno con il programma NextGenerationUE. Il programma destina circa 750 miliardi di euro ai vari paesi, di cui all’Italia sono destinati 191.5 mld€ del fondo RRF e 13 mld€ del fondo REACT. Il governo italiano ha poi deciso di aggiungere una quota di Fondo Complementare di 30,62mld€, stanziati con il Decreto legge 6 maggio 2021 n. 59. In totale quindi i finanziamenti messi in campo ammontano a 235,12 miliardi di euro. Per accedere ai fondi europei è necessario che ogni paese membro si doti di un Piano di Ripresa e Resilienza che risponda a precisi criteri condivisi a livello europeo ed a specifiche raccomandazioni che la comunità europea ha dato ad ogni paese membro.

La semplificazione come “pre condizione”
È importante sottolineare che il Consiglio Europeo nelle raccomandazioni allo stato italiano include quella di “migliorare l’efficienza del sistema giudiziario
e il funzionamento della pubblica amministrazione”. L’efficientamento del funzionamento della Pubblica Amministrazione è considerato non solo una necessità per poter impiegare velocemente i fondi che verranno messi a disposizione, ma una vera e propria pre-condizione per ottenere i fondi del NextGenerationEU. Nel frattempo è rilevante anche registrare la nascita, il 6 maggio, del Comitato consultivo per la transizione amministrativa.
Composto venti esperti e rappresentanti di amministrazioni centrali e locali, autorità indipendenti, grandi aziende, associazioni del mondo imprenditoriale.

Il Decreto ”Fondo Complementare”
Al fine di definire risorse aggiuntive a quelle stanziate dall’Unione Europea, il 6 maggio 2021 il Governo ha emanato il Decreto Legge n. 59 “Misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti”. Nel Decreto viene approvato un Piano di investimenti del valore di 30,622 miliardi di euro, con risorse nazionali, per gli anni dal 2021 al 2026.

Quali misure contiene il PNRR
Il PNRR si compone di 6 Missioni che raggruppano ognuna diversi investimenti e riforme. In questo spazio non abbiamo la pretesa di illustrare tutto il piano, bensì ci concentreremo soprattutto ad analizzare l’ambito che ci è più familiare: la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Lo faremo attingendo all’intero dossier che il Governo italiano ha mandato alla Comunità Europea e che comprende, oltre al testo base, numerose informazioni di dettaglio quali la suddivisione degli investimenti nei 5 anni, gli obiettivi finali e intermedi, nonché in alcuni casi come verranno impiegati gli investimenti stessi.

La Digitalizzazione della PA nel PNRR
Il ritardo italiano
La digitalizzazione della PA italiana sconta un certo ritardo. Com’è risaputo, e riportato nel PNRR, sulla base dell’Indice DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) l’Italia si colloca al 25mo posto tra i 28 paesi membri dell’Unione Europea (UK incluso). L’indice tiene in considerazione cinque dimensioni: connettività, capitale umano, uso dell’Internet, integrazione della tecnologia digitale, servizi pubblici digitali. Le aree in cui l’Italia sconta il maggior ritardo sono il capitale umano (le competenze digitali) e l’uso dei servizi Internet. Nell’ambito dei servizi digitali della Pubblica Amministrazione, a fronte di una offerta di servizi in linea se non meglio della media europea, il livello di utilizzo da parte degli utenti è invece molto basso ed addirittura in diminuzione (dal 37% al 32%). Il DESI 2020 si basa su dati del 2019, quindi prima della pandemia di COVID-19. Come abbiamo potuto sperimentare le misure di contenimento dei contatti sociali hanno spinto ad un utilizzo dei servizi digitali molto maggiore, anche in ambito pubblico. Speriamo che ciò ci abbia fatto recuperare almeno parte del ritardo.

I progetti di digitalizzazione della PA presenti nel PNRR
La Missione 1 – Componente 1 ha l’obiettivo di “trasformare in profondità la Pubblica Amministrazione attraverso una strategia centrata sulla digitalizzazione”. Gli investimenti previsti sono:

  • Investimento 1.1: Infrastrutture digitali
  • Investimento 1.2: Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud
  • Investimento 1.3: Dati e interoperabilità
  • Investimento 1.4: Servizi digitali e cittadinanza digitale
  • Investimento 1.5: Cybersecurity
  • Investimento 1.6: Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali
  • Investimento 1.7: Competenze digitali di base
  • Investimento 2.1: Portale unico del reclutamento
  • Investimenti 2.2: Task force digitalizzazione, monitoraggio e performance
  • Investimento 2.3: Competenze e capacità amministrativa

Di seguito illustriamo alcuni di questi investimenti e riforme.

Investimento 1.1: Infrastrutture digitali
La migrazione ai servizi cloud delle infrastrutture della PA Centrale e degli enti centrali quali INPS, INAIL prevede un investimento di 900 milioni di euro. Dovranno essere progettati per aderire agli standard di interoperabilità, dei dati e di interconnessione dei servizi cloud definiti a livello europeo dall’iniziativa GAIA-X.

Investimento 1.2: Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud
Anche per le Amministrazioni Locali è previsto un cospicuo investimento, 1 miliardo di euro. La migrazione al cloud avverrà attraverso “pacchetti di supporto” che comprenderanno l’assessement iniziale, il supporto amministrativo necessario al lancio, alla negoziazione ed alla gestione del progetto.

Investimento 1.3: Dati e interoperabilità
L’investimento denominato “Dati e interoperabilità” interviene in una area da molto tempo oggetto di attenzione senza che abbia trovato una soluzione. Si tratta di realizzare le condizioni per cui “l’accesso ai servizi sia trasversalmente e universalmente basato sul principio “once only”, facendo sì che le informazioni sui cittadini siano a disposizione “una volta per tutte” per le Amministrazioni in modo immediato, semplice ed efficace, alleggerendo tempi e costi legati alle richieste di informazioni oggi frammentate tra molteplici enti”.

Investimento 1.4: Servizi digitali e cittadinanza digitale
L’area d’intervento dedicata ai “servizi digitali e cittadinanza digitale” è in assoluto l’area di investimento con le maggiori risorse: 2.013 milioni di euro di risorse europee, a cui si sono aggiunti 600 milioni stanziati con il Decreto “Fondo Complementare”, per un totale quindi di ben 2,6 miliardi di euro. PagoPA e APP IO sono due elementi portanti della strategia di trasformazione digitale della PA italiana e sono stati oggetto di programmi di finanziamento già a partire dalla fine del 2020 (50 milioni di € del Fondo Innovazione). La novità in questo caso è la mole di risorse messe in campo, ben 1.105 milioni di euro, con l’obiettivo di arrivare all’80% di adozione per entrambi entro il 2026.
Nel campo dell’identità digitale si prevede una maggior integrazione tra SPID e CIE e contemporaneamente con il “domicilio digitale”, oltre all’adozione di una modalità che li renda più fruibili da dispositivi mobili.
Per ANPR si prevede che si completi con i registri di stato civile e l’integrazione con l’Anagrafe Nazionale Istruzione, per primarie e secondarie e l’Anagrafe Nazionale degli Studenti Universitari. La Piattaforma unica di notifiche digitali, introdotta con la Legge di Bilancio 2020 e meglio specificata del DL Semplificazioni 2020 (DL 76 del 16/7/2020), viene dotata di un cospicuo investimento (490 milioni di euro) e l’indicazione che verranno utilizzati anche per l’integrazione da parte dell’80% di 8.000 Pubbliche Amministrazioni. Infine sono finanziati alcuni progetti pilota nell’ambito della mobilità (es. bigliettazione elettronica) per favorire l’integrazione multimodale (treni, bus, bike sharing, etc.).

Le riforme della Pubblica Amministrazione
Nel PNRR sono inoltre presenti diverse riforme:

  • Riforma 1.1: Processo di acquisto ICT
  • Riforma 1.2: Supporto alla trasformazione della PA locale
  • Riforma 1.3: Introduzione linee guida “cloud first” e interoperabilità
  • Riforma 2.1: Accesso e reclutamento
  • Riforma 2.2: Buona Amministrazione e semplificazione
  • Riforma 2.3: Competenze e carriere

Ognuna delle riforme presenti è essenziale per la buona riuscita degli investimenti previsti nel PNRR, perché senza una Pubblica Amministrazione efficiente ed efficace nessun progetto basato su fondi pubblici può avere successo.