- Febbraio 8, 2024
#Ancigiovani2024
La relazione del presidente dell’Anci Antonio Decaro alla XIII assemblea Anci Giovani
Il presidente saluta così i giovani amministratori intervenuti a Montecatini Terme: "Mi avete insegnato che la parola giovane è una risorsa non una riserva, voi che avete diritto di pretendere un Paese diverso, più giusto, più moderno, più giovane, voi che siete l’Italia più bella!". Rivedi il video integrale della relazioneLa relazione integrale del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, alla XIII assemblea Anci Giovani di Montecatini Terme
Colleghe e colleghi, sindache e sindaci, amministratrici e amministratori, presidente Baroncini. E’ un onore per me essere di nuovo in mezzo a voi che siete la nostra Italia più bella.
Per me è importante essere qui nell’ultima assemblea dei Giovani Anci, da presidente della nostra associazione. Guardarvi negli occhi, ascoltarvi, leggere nei vostri sguardi le paure che accompagnano la vita di noi sindaci e amministratori e scorgere poi quella luce, chiara e potente, la luce della passione che ci fa essere qui oggi per confrontarci sulle tante questioni aperte e ci fa alzare ogni mattina per affrontare una nuova giornata nei nostri Comuni, sapendo che bene che ci andrà potremo incrociare qualche sorriso, risolvere qualche problema e firmare anche qualche carta che non ci deve lasciare sveglio tutta la notte.
E male che ci andrà invece dovremo dire dei No a chi ci chiede un aiuto impossibile per trovare un lavoro, per una casa, a chi pensa di essere nel giusto abbandonando un sacchetto di spazzatura per strada, a tutti quei bambini che vorrebbero un parco giochi proprio sotto la loro casa.
Ve le ricordate vero, queste giornate?
Quante volte tornando a casa, stremati dalla fatica avete rifiutato l’invito degli amici ad uscire perché troppo stanchi o perché costretti all’ennesimo impegno istituzionale. Quante volte tornando a casa vi siete detti chi me lo fa fare?
Vi vedo, state roteando gli occhi, cercate di evitare il mio sguardo, eppure io lo so che ora Gianluca Vurchio, sindaco di Cellamare, starà dicendo ma a me chi me lo ha fatto fare a rifiutare quell’affidamento per quei campetti, chi me lo ha fatto fare a dire di no a quei farabutti, così come vedo Luca, lo vedo che ora starà pensando a quel compleanno mancato che gli è costato un “cazziatone” come si dice dalle mie parti. Vi vedo che sussurrate alla persona che avete a fianco e raccontate di quella volta che avete rinunciato ad una festa, ad un anniversario, ad un viaggio, ad un progetto.
Non dovete vergognarvi, non sono certo qui per giudicarvi, anzi.
Venendo qui pensavo a cosa dirvi, e mi venivano in mente frasi solenni: il sindaco è il mestiere più bello del mondo, lavorare per le nostre comunità è un privilegio, il sindaco e il consigliere comunale devono onorare il suo ruolo con onore e disciplina come la nostra carta costituzionale ci dice, oppure ancora, i nostri concittadini sono i nostri migliori alleati nelle battaglie quotidiane. Sono frasi vere. Sono anche frasi belle.
E invece no, l’unica cosa che mi veniva in mente di dirvi è: chi ve lo fa fare? Perché siete qui oggi invece di essere a casa a chiudere gli ultimi impegni di lavoro prima di programmare un weekend? Perché non state giocando a calcetto con gli amici, perché non siete ad una mostra, o alle terme, perché avete scelto di fare i sindaci delle vostre città?
Io non conosco le vostre risposte, mi piacerebbe ascoltarle in queste ore che passeremo insieme.
Ma intanto vi posso dire la mia: perché siete l’Italia più bella.
E non permettete mai a nessuno di dirvi che non è così. Perché loro non sanno quante rinunce fate ogni giorno, perché loro non sanno cosa significa lottare per strappare anche pochi euro di quel bilancio a quel maledetto fondo crediti di dubbia esigibilità che per noi è come un buco nero da cui i soldi non tornano più. Perché loro non sanno cosa significa essere sindaci di un piccolo comune montano e tremare ogni volta che si annuncia una nevicata. Loro non sanno cosa significa veder partire gli amici verso altre città per lavorare, per studiare, e sentirsi lo sfigato che ha deciso di restare. Loro non lo sanno, cosa significa indossare quella fascia tricolore e sentirsi impotente davanti a un argine che crolla o a un asilo nido comunale che non ha più posti per accogliere bambini.
Voi invece si, lo sapete, e siete rimasti, siete qui insieme, a farvi coraggio, a raccontarvi le vostre esperienze, a imparare gli uni dagli altri. Voi siete qui ad ascoltare quelli come me, che giovanissimi non lo sono più.
Voi, che invece potreste spiegarci il mondo e farci vedere il futuro, se solo questo Paese si accorgesse che siete voi l’Italia più bella!
L’Italia della passione civile, dell’impegno, l’Italia di chi non si arrende, l’Italia di chi è nato cittadino europeo, l’Italia dei diritti uguali per tutti, l’Italia senza frontiere, l’Italia che ha bisogno di futuro per mettersi al passo con il mondo.
Eppure basterebbe guardare verso di voi, essere qui oggi e accorgersi che ci sono tante donne e uomini che hanno voglia e capacità di guidare questo Paese, di impegnarsi per la loro gente, di dire No ai ricatti della criminalità organizzata e di dire si al diritto dei giovani lavoratori di non essere precari per sempre.
Siete l’Italia più bella e forse noi non lo vediamo. Perché ancora troppo poco vi abbiamo messo nelle condizioni di essere classe dirigente di questo Paese e per questo Paese, perché anche quando il più grande piano di investimento europeo parla di una nuova generazione europea mi chiedo quanti di voi siano stati coinvolti nelle scelte strategiche che questo piano contiene?
Vi siete chiesti dove è finito il Next Generation Eu? Quel piano straordinario che l’Europa aveva annunciato all’indomani della tragedia della pandemia e che doveva raccontare la vostra Europa e quella dei vostri figli, ebbene,quel Piano nel nostro Paese, è diventato Piano di Ripresa e resilienza nazionale.
Vi rendete conto? Un programma che nasce chiamandosi Next Generation EU, un programma che parlava di voi, a voi, “la prossima generazione dell’Europa”, è diventato il piano “di ripresa e resilienza”.
In pratica, ci stavano dicendo che invece di immaginare la nuova Italia europea dovevamo riprenderci da un periodo di difficoltà, e poi dovevamo provare ad adattarci ai cambiamenti, essere resilienti.
Una parola così bella, così importante: RESILIENZA, ma che, non me ne vorrà nessuno, ha perso qualsiasi tipo di significato evocativo da quando è diventata un modo per tanti politici di dire, tanto ci stiamo sempre noi, perché abbiamo una parola buona per ogni stagione! Quante volte l’avete sentita nominare questa parola, dite la verità, nei contesti e nei momenti più improbabili!
Con questo non sto certamente dicendo che quei 240 miliardi di euro previsti per l’Italia non sono importanti. Anzi, il valore di questi fondi lo abbiamo più volte ribadito e per quanto ci riguarda ci stiamo impegnando al massimo per trasformare i 40 miliardi che ci sono stati assegnati come Comuni e Città metropolitane in opere e progetti che miglioreranno la vita dei nostri concittadini. E fino ad oggi possiamo essere orgogliosi del lavoro che insieme abbiamo fatto.
Secondo dati, non nostri ma dell’ANAC, a fine 2023, i codici gara (CIG) attivati sui progetti PNRR dai Comuni sono stati circa 230.000, in ulteriore crescita rispetto alle 140mila gare registrate a settembre 2023. Le gare già aggiudicate erano a fine anno più di 70mila, ora sono sicuramente cresciute.
Il valore complessivo delle gare (base d’asta) è pari a 32,7 miliardi, e il valore delle aggiudicazioni già definite è pari a 12,1 miliardi. Sono dati che non comprendono le gare e le aggiudicazioni effettuate da parte di Città metropolitane e aggregazioni di Comuni, per cui la realtà è anche migliore di così: un comportamento eccellente in termini di gare e aggiudicazioni.
Per la quasi totalità degli interventi finanziati le gare sono in corso e i tempi sono coerenti con le previsioni.
In totale, i pagamenti per investimenti comunali sono passati da 11,4 miliardi del 2022 a ben 16 miliardi di euro nel 2023. È un incremento senza precedenti, che conferma un dato fondamentale: e cioè che i Comuni sono un settore essenziale dell’economia e della crescita dell’Italia. Un settore che funziona. Questo succede quando l’Europa, l’Italia scelgono di mettere al centro dello sviluppo le città, i Comuni e i bisogni di chi li abita.
Ora, davanti a questi numeri, che non sono frutto di statistiche dell’Anci ma sono dati forniti da Ministeri, dalla ragioneria dello Stato, enti assolutamente accreditati e imparziali, non dico che ci aspettavamo un premio, ne che ci invitassero a una cerimonia di encomio alla Presidenza del Consiglio, ma neanche trattarci come ci hanno trattato! Sbattuti per mesi sulle pagine dei giornali come ritardatari, inefficienti, irresponsabili, dipinti come quelli che non avrebbero mai portato a termine i lavori per cui avevamo presentato i progetti. Motivo per cui, qualche mese fa, la felice idea di toglierci i fondi che, al contrario di quanto dicevano, noi stavamo spendendo eccome!
Ma questa è una storia che conoscete bene. Da mesi stiamo discutendo con il Governo affinché i progetti dei Comuni siano adeguatamente supportati, se non con risorse del Pnrrcon altri fondi nazionali e seppur con qualche necessaria puntualizzazione da parte nostra (diciamo così) il Governo si è impegnato a individuare e a mettere a disposizione dei comuni attraverso un decreto i 10 miliardi che ci erano stati tolti.
Noi quindi attendiamo di conoscere anche i dettagli di questo decreto – ci preme sottolineare che sono passati sette mesi da quella decisione di toglierci i fondi europei per dirottarli altrove – ma ci fidiamo del governo perché ha preso un impegno. Un impegno non con noi, ma con i nostri concittadini, per consegnare opere che sono necessarie alle nostre comunità.
E noi lo sappiamo bene cosa succede a chi non mantiene l’impegno con i cittadini… perché noi dobbiamo farci i conti ogni giorno con questa dimensione: abbiamo solo una faccia, una parola e nei nostri paesi e nelle nostre città la conoscono tutti, purtroppo o per fortuna per noi.
Questo lo dico a quanti di voi avranno la possibilità di candidarsi ancora per essere eletti alla guida delle propria comunità, oltre il secondo mandato perché sindaci di un Comune con una popolazione inferiore ai 15 mila abitanti. Siate orgogliosi di farlo, perché l’Anci ha sempre creduto in voi e nel vostro impegno. E per questo abbiamo sostenuto questa battaglia di democrazia che abbiamo sostenuto tutti, indipendentemente dall’orientamento politico dei sindaci presenti nell’assemblea.
E a chi vi dice che sarebbe sbagliato, perché oltre il secondo mandato si creerebbero intorno al sindaco queste possibili relazioni di potere, conflitti di interesse, voi rispondete come io ho risposto qualche mese fa ad un parlamentare della mia parte politica e poi dopo giorno fa a un senatore della parte politica opposta, a dimostrazione di quanto la nostra battaglia sia trasversale. Entrambi erano contrariati rispetto alla nostra proposta di estendere la possibilità del terzo mandato per tutti i Comuni, anche per quelli quelli più grandi che ora ne sono esclusi. Al parlamentare che mi faceva notare che un terzo mandato per i sindaci non avrebbe garantito la dovuta alternanza ho fatto notare che anche la sua ottava legislatura consecutiva forse non stava garantendo l’alternanza per altri giovani di questo Paese che magari avrebbero voluto cimentarsi con il suo stesso ruolo! Poi è stata la volta del senatore della parte politica avversa alla mia, che mi sollevava la questione del possibile conflitto di interesse. A lui ho risposto che per un sindaco al terzo mandato non so se ci saranno conflitti di interesse ma sicuramente un parlamentare che da 34 anni gestisce la sua postazione indifferentemente e ininterrottamente tra Camera e Senato, con elezione bloccata in un listino, forse qualche rapporto consolidato rischia di averlo, con il capo del proprio partito. E non certo con le mamme arrabbiate che vengono sotto al comune perché pretendono un posto in un asilo nido…
Io dico che di questa retorica contro i sindaci e amministratori indagati, i sindaci inefficienti, i sindaci del conflitto di interesse ne abbiamo abbastanza, anzi forse è ora di chiedere maggiore rispetto. Chiediamo rispetto per tutti voi, sindaci e amministratori che avete deciso di impegnarvi in questa avventura non certo per lauti stipendi o per maturare rendite di posizione né tantomeno pensioni dorate o immunità di nessun tipo. Su questo come sapete abbiamo lottato per una riforma del reato dell’abuso d’ufficio che definisca con maggiore chiarezza le competenze ma soprattutto le responsabilità dei sindaci.
Non voglio fare qui un ragionamento di antipolitica, anzi, vorrei che la Politica cominciasse a chiedersi da chi e come vuole rappresentarsi a questo Paese. La verità è che in questi anni non sono certo stati i sindaci, né gli amministratori locali, ad aver allontanato i cittadini dalla politica: basterebbe confrontare i dati della partecipazione alle consultazioni amministrative con quelli degli altri livelli istituzionali per trarre le dovute conclusioni!
Anche per questo sono qui oggi, per ringraziarvi per quello che fate ogni giorno e per dirvi ancora una volta, andate avanti. Nonostante tutto.
Non abbiate paura, non scoraggiatevi, non mollate, anche quando quella voce dentro di voi che vi dirà “chi me lo ha fatto fare” si farà più insistente, anche quando andare sarà più semplice che restare.
Voi ricordatevi di quelle mamme arrabbiate che pretendono l’asilo nido, di quei bambini che vi chiedono il parco giochi, di quel paese dove siete cresciuti e che vi ha visto, camminare, sorridere, innamorarsi, cadere e rialzarvi. Ricordatevi di quell’amico che è partito perché non aveva scelta. Ricordatevi degli occhi pieni di fiducia delle persone che incontrate ogni mattina. Perché per loro siete importanti, per loro esistete solo voi, voi che in questi anni mi avete contagiato con il vostro sorriso, voi che mi avete convinto una volta di più che la politica è passione e non solo servizio, voi che mi avete insegnato che la parola giovane è una risorsa non una riserva, voi che avete diritto di pretendere un Paese diverso, più giusto, più moderno, più giovane, voi che siete l’Italia più bella!