• Marzo 11, 2023
di Monica Bombardi

La pianificazione dei rischi di Protezione civile

Con la pianificazione di protezione civile sono indicate le attività di previsione e identificati i possibili scenari di rischio presenti nel territorio, le strategie operative e i modelli di intervento

L’Italia è un paese soggetto a numerosi rischi ambientali, sia naturali che derivanti dagli interventi dell’uomo, con la pianificazione di protezione civile, attività di prevenzione volta alla predisposizione del Piano di Protezione Civile, sono indicate le attività di previsione e identificati i possibili scenari di rischio presenti nel territorio, le strategie operative e i modelli di intervento per ogni rischio considerato e individuate le strutture operative e le risorse a disposizione per fronteggiare i possibili eventi.

Come stabilito dal d. lgs. n. 1/2018 che ha ampiamente riformato il quadro normativo in materia di protezione civile, l’attività di pianificazione a livello comunale nell’ambito del Servizio nazionale di protezione civile è definita come funzione fondamentale dei Comuni. Tale attività è altresì riconosciuta alla lettera e) comma 2 art.12 Codice della PC, stabilendo che i Comuni, anche in forma associata, provvedono con continuità “alla predisposizione dei piani comunali o di ambito di protezione civile, anche nelle forme associative e di cooperazione”. Tramite la pianificazione i Comuni individuano preventivamente le procedure intervento atte a fronteggiare qualsiasi evento calamitoso nel rispettivo territorio.

Il Dipartimento della Protezione Civile promuove e coordina, in collaborazione con i livelli regionali e locali, le attività di previsione, prevenzione, mitigazione dei rischi e gestione e superamento dell’emergenza. L’elevata sensibilità a numerose tipologie di rischi, quali il rischio meteo idrogeologico e idrico, il rischio valanghe, il rischio maremoti e il rischio vulcanico hanno reso necessario, nel corso degli anni, un corrispettivo continuo adeguamento delle diverse indicazioni operative per fronteggiare i rischi.

Ogni Comune è tenuto a redigere il piano comunale di Protezione civile, approvato tramite deliberazione consiliare e redatto secondo criteri e modalità definite dalle direttive del Dipartimento della protezione civile e linee guida regionali. Le procedure operative individuate dal Piano sono commisurate all’effettiva capacità operativa, soprattutto per i Comuni di piccole dimensioni, in aderenza a quanto stabilito dal modello organizzativo e normativo regionale.

La direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri n. 160/ 2021 stabilisce gli indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali in modo da “omogeneizzare il metodo di pianificazione di protezione civile ai diversi livelli territoriali per la gestione delle attività connesse ad eventi calamitosi di diversa natura e gravità”. La Direttiva specifica che a livello comunale tutte le aree/settori dell’amministrazione, sotto il coordinamento del Servizio di protezione civile comunale ove esistente, concorrono alla definizione dei piani di protezione civile, al loro aggiornamento e attuazione. I comuni provvedono inoltre ad aggiornare i piani comunali di protezione civile entro dodici mesi dall’emanazione degli indirizzi regionali e, in mancanza di questi, i Comuni devono comunque procedere all’aggiornamento dei Piani necessariamente entro 36 mesi dalla direttiva. La revisione periodica deve avvenire con cadenza massima triennale. Gli aggiornamenti del piano che non comportano modifiche sostanziali di carattere operativo possono essere demandati a provvedimenti del Sindaco, della Giunta o della competente struttura amministrativa.

Dal punto di vista finanziario all’attività di pianificazione concorre il Fondo regionale di protezione civile, disciplinato all’art.45 del Codice e finalizzato al potenziamento del sistema di protezione civile delle Regioni e degli Enti locali e a concorrere agli interventi diretti a fronteggiare esigenze urgenti conseguenti alle emergenze di livello regionale. Le norme prevedono che ina quota non inferiore al 30% del Fondo sia destinata al potenziamento del sistema di protezione civile delle Regioni e degli Enti locali, riservandone, di norma, a questi ultimi una quota non inferiore al 50%, sulla base delle effettive esigenze riscontrate dalle Regioni sul territorio.

In questa sezione del sito è possibile consultare gli approfondimenti rispetto alla pianificazione e ai rischi di natura ambientale e antropica anche attraverso link.

  • Rischi Naturali – previsione e allertamento

Il territorio italiano è fortemente esposto al rischio frana e alluvione, anche per via degli effetti dei cambiamenti climatici in atto, che uniti al condizionamento antropico determinano una condizione di particolare vulnerabilità e di esposizione al rischio per persone e beni materiali. In questo contesto assume rilevanza centrale il tema dell’allertamento in merito alle situazioni di possibile criticità.

Il Dipartimento della protezione Civile ha pubblicato nel febbraio 2016 le Indicazioni operative per l’omogeneizzazione dei messaggi di allertamento e delle relative fasi operative per rischio meteo-idro, che descrivono, anche in forma schematica, per ogni livello di criticità/allerta le conseguenti fasi operative per tipologia di rischio (idrogeologico, idraulico e temporali).

La Rete dei Centri funzionali, che elabora le previsioni meteo a fini di protezione civile, è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio. Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette Avvisi nazionali.

 

  • Incendi Boschivi

Le emergenze legate agli incendi boschivi sono in continuo aumento e nel nostro Paese si aggrava l’entità dei fenomeni, ciò anche per via delle mutate condizioni climatiche, che favoriscono l’innesco e la diffusione degli incendi. Gli ultimi dell’ISPRA indicano che il 2021 è stato caratterizzato da una situazione meteorologica molto critica con temperature particolarmente elevate e periodi di siccità prolungati. È una situazione che riguarda tutto il continente europeo, dove secondo il report dell’European forest fire information system nel 2021 sono andati a fuoco più di mezzo milione di ettari di terreno e di questi quasi 160mila in Italia. Questa condizione di criticità, aggravatasi nel 2022, ha imposto al Sistema della protezione civile di avviare un’iniziativa sinergica e congiunta fra le diverse componenti per la lotta attiva agli incendi boschivi, codificata dal il decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, recante “Disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile”, convertito con modificazioni dalla Legge 8 novembre 2021, n. 155.

I Comuni ai sensi dell’art. 10, c. 1, della legge quadro sugli incendi boschivi n. 353/2000 devono censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, avvalendosi anche degli aggiornamenti annuali degli elenchi dei soprassuoli percorsi dal fuoco rilevati annualmente dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri e dai Corpi Forestali delle Regioni, che sono resi disponibili alle Regioni e ai Comuni interessati su supporto digitale e contestualmente pubblicati nel SIM – Sistema Informativo della Montagna.

I Comuni in ordinario provvedono all’aggiornamento della pianificazione di protezione civile, sulla base anche delle disposizioni regionali e con particolare riferimento al rischio di incendi di interfaccia urbano rurale. Il piano comunale dovrà definire le specifiche procedure di allertamento del sistema locale di protezione civile, la mappatura del territorio secondo i diversi livelli di rischio e le attività di informazione alla popolazione.

Con l’approssimarsi della stagione estiva, in vista del periodo di massima pericolosità, i Comuni applicano con apposite ordinanze, anche sulla base delle raccomandazioni diramate annualmente dal Dipartimento ella Protezione Civile e delle disposizioni e i piani regionali vigenti, le misure di prevenzione per il rischio incendi boschivi (schema di ordinanza “tipo”).

 

  • Altri rischi

A fronte dei rischi è necessario ai diversi livelli pianificare la gestione dell’emergenza, così come è fondamentale nell’ambito della pianificazione declinare anche le attività di prevenzione, informazione e preparazione al rischio. Il Dipartimento di Protezione Civile, indica gli indirizzi, la strategia e le azioni di livello nazionale. A livello locale, le Prefetture, la Regione, le Province e i Comuni, ognuno per quanto di propria competenza, rendono operativo il Piano Nazionale attraverso le attività da realizzare localmente inclusi i piani di settore (sanità, volontariato, trasporti, telecomunicazioni, salvaguardia beni culturali, etc.). Il Piano Comunale, perciò, assume valore fondamentale per i Comuni, i quali, dopo aver recepiti gli indirizzi nazionali e regionali, operano per rendere coerenti le pianificazioni territoriali con la pianificazione di emergenza dell’area soggetta agli effetti di un potenziale pericolo.

  • Il rischio sismico misura i danni di un terremoto attesi in un certo intervallo di tempo. È una grandezza data dalla combinazione di pericolosità sismica, dalla vulnerabilità e dell’esposizione, fattori che variano in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e della presenza di opere e attività umane sul territorio. La scienza ancora non è in grado di definire con certezza quando, con quale forza e dove si verificherà il prossimo terremoto. È noto però quali siano le zone più pericolose e cosa sia possibile aspettarsi da una scossa: essere preparati è quindi il modo migliore per prevenire e ridurre le conseguenze di un terremoto. Nel 2004 l’INGV ha rilasciato la mappa della pericolosità sismica (navigabile qui ) che fornisce un quadro delle aree più pericolose da un punto sismico in Italia. Dal punto di vista della Prevenzione con il Decreto del Ministero delle Infrastrutture 17 gennaio 2018 sono state aggiornate le cosiddette Norme tecniche per le costruzioni all’interno della legislazione italiana, secondo cui la progettazione di nuovi edifici si basa sulla stima della pericolosità sismica e sulle caratteristiche del territorio a livello locale.
  • I numerosi incidenti, anche mortali, che si verificano ogni stagione invernale sul nostro territorio, hanno posto in essere l’esigenza di attuare interventi con disposizioni finalizzate alla riduzione del rischio valanghe. A favore di ciò, a seguito dell’emanazione della Direttiva del Presidente del Consiglio 12 agosto 2019 “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale e per la pianificazione di protezione civile territoriale nell’ambito del rischio valanghe”, che in maniera organica definisce le attività di monitoraggio, la fase di allertamento e messa in sicurezza, viene emesso un Bollettino/Allerta Valanghe dal Centro Funzionale ARPAE-SIMC e dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione Civile che viene redatto a seguito della ricezione del Bollettino Meteomont.
  • In considerazione dell’esposizione delle coste italiane al rischio maremoti il 17 febbraio 2017 è stata emanata la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce il SiAM-Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da terremoti nel Mar Mediterraneo. In attuazione di quanto previsto dalla Direttiva istitutiva del SiAM, il 15 novembre 2018, il Capo del Dipartimento della protezione civile ha emanato il Decreto recante “Indicazioni alle componenti ed alle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto”, contenente le Indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto. Scopo principale del provvedimento è fornire alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale elementi utili alla pianificazione di protezione civile, per la salvaguardia della popolazione presente lungo le coste.
  • Il rischio vulcanico è una tipologia di rischio considerata “prevedibile” perché si ritiene possano essere riconosciuti e misurati i fenomeni che pre-annunciano la risalita del magma verso la superficie, per questo detti “precursori”. L’estrema variabilità delle fenomenologie rende però l’attività di previsione, per questa tipologia di rischio, non facile da interpretare. La gestione dell’emergenza vulcanica avviene attraverso dei piani nazionali predisposti dal Dipartimento della protezione Civile, quale il Piano nazionale di protezione civile Campi Flegrei; Piano nazionale di protezione civile per il rischio vulcanico sull’isola di Vulcano, che definiscono nel dettaglio le attività da attuare con le relative tempistiche che permettano l’attivazione della macchina dei soccorsi in condizioni di sicurezza per la cittadinanza coinvolta
  • Per il rischio industriale ai sensi dell’art.21 comma 7 lgs. 105/2015 il Dipartimento della Protezione Civile stabilisce, d’intesa con la Conferenza Unificata, le linee guida per la predisposizione del Piano di Emergenza Esterna (PEE) degli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante e per la relativa informazione alla popolazione. Il documento ha l’obiettivo di fornire un supporto operativo alle Prefetture per gli adempimenti riguardanti la Pianificazione dell’emergenza esterna. La Parte 1 delle Linee guida specifica che in caso di evento, per quanto riguarda il sistema di allertamento e l’informazione alla popolazione, è il Prefetto che dirama gli “stati/livelli di emergenza” e informa i Sindaci interessati sull’evoluzione del fenomeno. Il Sindaco è responsabile dello svolgimento a cura del comune, dell’attività di informazione alla popolazione, come stabilito dell’art. 12 del codice della PC d.lgs. 1/18 e dalla normativa Seveso d.lgs. 105/2015. La Parte 2 delle linee guida, aggiorna e sostituisce i precedenti documenti indirizzati ai Sindaci dei comuni dove sono ubicati gli stabilimenti soggetti al pericolo di incidente rilevante e dei comuni limitrofi. Il rapporto con i cittadini e l’informazione rimane in capo al comune sia sulla attività preventiva che durante l’emergenza secondo le disposizioni del prefetto e con il suo supporto. La Parte 3 riguarda gli “Indirizzi per la sperimentazione dei Piani di Emergenza Esterna degli impianti a rischio di incidente rilevante”, esercitazioni per verifica dei risultati, ai fini del miglioramento dei PEE.
  • Per fronteggiare le emergenze radiologiche causate da incidenti che potrebbero verificarsi nel nostro Paese o in zone confinanti, il Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il Comitato per l’informazione alla popolazione sulla sicurezza relativa alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, hanno definito un documento tecnico che raccoglie i contenuti utili da fornire alla popolazione in riferimento a quanto previsto dal Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. All’interno del Piano Nazionale sono stati ipotizzati tre scenari diversi a seconda della distanza dell’incidente dai nostri confini. In base alla casistica in cui ricade un eventuale evento e valutate le dovute condizioni, le Regioni e le Prefetture-UTG, possono attivare delle misure protettive dirette (es. riparo al chiuso e iodioprofilassi) o misure indirette (es. distribuzione e consumo di alimenti). Si distinguono attività di informazione preventiva e attività di informazione in emergenza. In un contesto di informazione preventiva, a livello locale, i Prefetti provvedono all’informazione preventiva ai cittadini e per questo si avvalgono di Regioni, Comuni, Aziende Sanitarie Locali e Strutture Operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile. In un contesto di emergenza per quanto attiene alle informazioni da fornire a livello locale, il Comune, su indicazione del Prefetto e in linea con le indicazioni del Dipartimento, cura la comunicazione al cittadino.