- Marzo 7, 2022
Diritti umani
Il sesto incontro formativo sui diritti umani promosso da Anci e Cidu
Lunedi 7 marzo si è tenuto il sesto appuntamento formativo del Programma “L’impegno degli Enti locali sui diritti umani” promosso e organizzato da Anci e dal Comitato Interministeriale dei Diritti Umani (Cidu) presso il MaeciLunedi 7 marzo si è tenuto il sesto appuntamento formativo del Programma “L’impegno degli Enti locali sui diritti umani” promosso e organizzato da Anci e dal Comitato Interministeriale dei Diritti Umani (Cidu) presso il Maeci. L’incontro su “La Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti e il Patto internazionale sui diritti civili e politici” è l’ultimo di un ciclo seminariale che ha visto l’impegno sulle principali tematiche legate ai diritti umani a partire dalle Convenzioni delle Nazioni Unite: Convenzione ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale; Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne; Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti ed il Patto internazionale sui diritti civili e politici. A introdurre il tema della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, l’esperta sui diritti umani, Maja Bova che ha offerto un focus sugli articoli della Convenzione (slides). A seguire, l’intervento di Antonio Marchesi, giurista del diritto italiano e professore universitario, oltre che storico attivista dei diritti umani, sugli impegni presi dall’Italia in tema di attuazione degli obblighi internazionali di punizione della tortura, a partire dalle sentenze sui fatti di Genova e l’introduzione del reato di tortura. Il cammino da compiere, spiega, è ancora lungo e parte dalla definizione, corretta ed esaustiva, della tortura e della criminalizzazione del reato della tortura.
La giornata formativa si chiude con il consueto riferimento alle esperienze territoriali e all’attuazione concreta della Convenzione da parte dell’ente locale. Sul tema interviene Gabriella Stramaccioni, Garante dei diritti delle persone private di libertà personale di Roma Capitale, che racconta il suo lavoro nelle carceri e nelle strutture dove le persone sono private della loro libertà individuale.
“C’è sempre bisogno di parlare dei diritti umani, soprattutto in un momento storico come questo”- inizia così il suo intervento e, in continuità con quanto affermato dal professor Marchesi, conferma che anche nelle carceri si continua sistematicamente a ignorare alcuni dei diritti fondamentali delle persone (diritto alla salute, ad esempio). Il lavoro del Garante, racconta, è un continuo colmare il divario tra quello che la legge prevede e quello che accade nel quotidiano e quindi la sua attuazione: “La prima riforma da attuare – afferma -sarebbe l’attuazione delle leggi che già esistono”. Ricorda dell’importanza dell’articolo 27 della Costituzione Italiana, che prevede che le pene non siano contrarie al senso di umanità e che tendano alla rieducazione del condannato e sottolinea, invece, la problematicità delle pene che vengono intese in senso afflittivo. Dal suo intervento emerge, infine, che è ancora urgente affrontare questi temi e farlo in sedi come queste che facilitano un dialogo tra più attori impegnati sul tema.
Il primo corso di formazione sui diritti umani ha visto una cospicua partecipazione e un grande interesse al tema. Durante gli appuntamenti è emersa l’importanza, nonché il bisogno, di condividere le buone pratiche e di costruire una rete di città impegnate sulla promozione e tutela dei diritti umani. A tal proposito, il Programma ha costituito non solo uno strumento di riferimento teorico e pratico per il personale tecnico dei governi locali, ma ha contribuito ad avviare e stimolare una Rete tra i Difensori dei diritti umani e i funzionari degli enti locali. Infine, promuovere la capacità di incidenza politica dei governi locali sulla tutela e il rispetto dei diritti umani significa inserirsi nel panorama internazionale e contribuire alla difesa globale dei diritti umani.