• Aprile 18, 2019
di Redazione Anci

Guerra in Yemen

Il Comune di Poggibonsi approva l’ordine del giorno sullo “Stop alle bombe per la guerra in Yemen”

Il 29 marzo il Consiglio Comunale di Poggibonsi ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno sullo 'Stop alle bombe per la guerra in Yemen', per richiedere la sospensione di ogni fornitura militare verso i paesi coinvolti nel conflitto e l’apertura di un negoziato sotto l’egida dell’ONU
Il Comune di Poggibonsi approva l’ordine del giorno sullo “Stop alle bombe per la guerra in Yemen”

Il 29 marzo il Consiglio Comunale di Poggibonsi ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno sullo ‘Stop alle bombe per la guerra in Yemen’, per richiedere la sospensione di ogni fornitura militare verso i paesi coinvolti nel conflitto e l’apertura di un negoziato sotto l’egida dell’ONU, in attuazione della legge n. 185/1990 in materia di commercio di armi. Nello stesso si evidenzia il coinvolgimento dell’Italia nel cosiddetto “conflitto sconosciuto”, tramite l’esportazione per milioni di euro di armi ed attrezzature militari (in particolare bombe RWM MK82) verso L’Arabia Saudita, a capo della coalizione composta da EAU, Oman, Bahrein, Egitto, Qatar, Marocco e Kuwait. Il Consiglio esorta il Governo ed il Parlamento italiano a dare attuazione all’art. 11 della Costituzione sul ripudio della guerra quale strumento di offesa ed adempiere alle indicazioni rivolte dalle risoluzioni del Parlamento europeo agli Stati membri, sospendendo ogni rapporto commerciale di natura militare con la zona interessata. Il Comune prende atto dell’importanza del contributo apportato dalle realtà locali alla costruzione di reti vitali di pace tra i popoli e si impegna, pertanto, a promuovere ogni azione rivolta a tale scopo.
Si sottolinea infine la contrarietà della suddetta prassi al disegno di riconversione delle fabbriche di armi previsto nella legge n. 185/1990, e la necessità di superare l’attuale ricatto tra l’impiego nella filiera militare ed il rischio di disoccupazione riguardante intere fasce di lavoratori nel nostro Paese.


Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *