• Aprile 9, 2020
di Federica Demaria

Coronavirus

I Comuni al tempo dell’emergenza. Come si stanno organizzando per i buoni spesa /2

Dall'emissione di buoni cartacei all'acquisto diretto degli alimenti fino alla possibilità - nei grandi Comuni come Roma e Milano - di usare un'app o una carta prepagata: i Comuni si sono subito attivati per rispondere tempestivamente alle esigenze delle famiglie più in difficoltà
I Comuni al tempo dell’emergenza. Come si stanno organizzando per i buoni spesa /2

Dopo l’ok dello stanziamento dei fondi governativi a sostegno dell’emergenza, i Comuni italiani si sono subito attivati per rispondere tempestivamente alle esigenze delle famiglie più in difficoltà utilizzando tutti i canali di comunicazione a disposizione: dal sito del Comune alle pagine social così da raggiungere il maggior numero di persone possibile. Qui di seguito solo qualche esempio dal territorio.
Bergamo, il territorio più colpito da questa emergenza sanitaria, si è vista riconoscere circa 640mila euro, che saranno gestiti da Palazzo Frizzoni. L’Assessorato alle Politiche Sociali ha istituito due numeri di telefono speciali da contattare per richiedere l’erogazione dei “buoni spesa” previsti dalla norma. L’erogazione potrà avvenire a seguito di una breve valutazione da parte dell’ufficio servizi sociali (e verrà realizzata attraverso un colloquio telefonico che attesti l’effettiva condizione di vulnerabilità del cittadino che temporaneamente si trova in mancanza o in limitazione di reddito economico che gli permetta di rispondere ai bisogni primari.

Sempre in Lombardia, il Comune di Albino aderisce a «Negozi a casa tua», l’iniziativa promossa da Regione Lombardia e Anci in collaborazione con le associazioni di categoria. Per usufruire del servizio occorre contattare direttamente i negozi aderenti e, in particolare, per chi non ha la possibilità di contare su nessun aiuto (anziani soli o persone in quarantena) è possibile anche chiamare o inviare le richieste attraverso WhatsApp: si comunica la lista della spesa e il negozio in cui si intende comprare, un volontario poi passa da casa a prendere i soldi, va a fare la spesa e la riporta alla persona. Per richiedere i buoni spesa – l’amministrazione ha ricevuto un finanziamento di circa 94 mila euro – che permettono di acquistare beni alimentari e farmaci, è necessario rivolgersi al servizio sociale entro il 22 aprile.

Il Comune di Torino così come Bologna firmeranno una convenzione con la Società DAY Ristoservice Spa per i buoni spesa e le informazioni sull’ammontare dei buoni, modalità di erogazione e le tempistiche sono online sui siti degli enti e costantemente aggiornati.

Nel Comune di Genova, il buono potrà essere speso in tutti gli esercizi commerciali di alimentari il cui elenco è indicato sul sito dell’ente, e avrà il valore di 100,00, euro a componente familiare; l’erogazione avverrà secondo le modalità indicate successivamente ai beneficiari.
In Trentino Alto Adige, è stato predisposto un modello unico per tutti i Comuni, ognuno dei quali deciderà se far presentare la richiesta dei cittadini online o direttamente in ufficio. Il buono sarà erogato sotto forma di carta a scalare che i negozianti, da parte loro, dovranno segnare l’importo speso e rendicontare al Comune. In particolare, il Consorzio dei Comuni trentini da la possibilità ai Comuni di decidere se in parte, o per l’intero somma del buono, vengano dati beni alimentari veri e propri. Verranno privilegiate le persone da sempre molto bisognose e non ne potranno usufruire coloro già beneficiano di buoni da parte di altri enti o associazioni.

A Firenze, i cittadini che hanno diritto ai buoni spesa riceveranno buoni cartacei nominali del valore di 10 euro l’uno da spendere per l’acquisto di beni alimentari nei supermercati e nei negozi di vicinato convenzionati. I buoni spesa hanno un valore che va da un minimo di 150 euro per il nucleo monoparentale fino a 500 euro circa per le famiglie numerose e il valore varierà in base al numero di figli del nucleo familiare, la presenza di minori e/o disabili e non autosufficienti.

Allo scopo di prevenire eventuali abusi, come la compravendita dei buoni il Comune di Pontassieve non stamperà buoni fisici per i beneficiari ma questi ultimi dovranno assegnatari potranno indicare fino a tre negozi, tra piccola e grande distribuzione, presso cui spendere il proprio bonus. Il Comune, a sua volta, comunicherà ai tre negozi che il beneficiario andrà da loro. E una volta al mese i negozianti dovranno inviare mensilmente all’amministrazione fattura elettronica per l’importo speso dai cittadini interessati, allegando l’elenco dei beneficiari e l’importo speso da ciascuno.

Molti Comuni hanno, invece, scelto di non erogare buoni spesa ma di provvedere direttamente all’acquisto degli alimenti e dei beni necessari per distribuirli a chi ne ha diritto. Una opzione scelta dal Comune di Brugherio, in provincia di Monza e Brianza e da quello di Fiumicino. Una scelta dettata da esigenze di celerità e risparmio rivolgendosi, come nel caso dell’ente laziale direttamente ai produttori locali. Mentre a Pescara si è deciso di prevedere entrambe le forme di aiuto, quindi sia pacchia alimentari che buoni spesa che andranno dai 150 euro ai 500 euro più bonus extra per ogni figlio minorenne.
Infine, A Roma e Milano i destinatari dei buoni possono optare tra l’utilizzo di una applicazione su smartphone oppure una carta prepagata utilizzabile nel circuito Mastercard (Milano) o la classica forma cartacea (Roma).

 

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