• Dicembre 19, 2022
di Francesca Romagnoli

Gianni Brera. Granata (sindaco San Zenone Po) e Rinaldi (dir.Gazzetta Parma): “Un mito dello sport”

A 30 anni dalla sua scomparsa, il ricordo del grande giornalista nelle parole del sindaco del suo paese di origine e del collega che ne ha tramandato la memoria
Gianni Brera. Granata (sindaco San Zenone Po) e Rinaldi (dir.Gazzetta Parma): “Un mito dello sport”

“Giornalista sportivo e scrittore fra innovazione lessicale e tradizioni della cultura Valpadana”. Così Simona Granata, sindaco di San Zenone Po, paese che ha dato i natali (8 settembre 1919) a Gianni Brera, scomparso il 19 dicembre 1992 nella terra di Codogno a seguito di un incidente automobilistico.  Figlio legittimo del Po “nacque nella Pianariva, come denominava, con una metafora, la campagna pavese, luogo d’infanzia e sua fonte d’ispirazione”.
Una carriera iniziata da giovanissimo: già trentenne direttore della Gazzetta dello Sport, da cronista ha rivoluzionato il linguaggio del calcio inventando neologismi diventati leggenda. A Brera la paternità di quelli ideati per descrivere il gioco del calcio poi entrati nel lessico comune: intramontabile, quello di cui andava più fiero, melina, goleador, libero, centrocampista, pretattica.
Celebri i soprannomi con cui ribattezzava giocatori e allenatori: Abatino per Gianni Rivera e Livio Berruti, Rombo di tuono per la potenza del piede sinistro di Gigi Riva, Schopenhauer della Bovisa per Osvaldo Bagnoli, Mazzandro per Sandro Mazzola, Simba per i capelli di Gullit che lo rendevano simile ad un leone e Pigna d’oro per Giampiero Marini.
“Brera rimase profondamente legato a San Zenone, la sua terra – precisa il sindaco Granata –.   Ogni anno un amico lascia sulla tomba un sigaro appoggiato sul posacenere, quasi a colmare il vuoto che ha lasciato la sua scomparsa”.
Questo il ricordo di Claudio Rinaldi, direttore della Gazzetta di Parma: “ha inventato il calciolinguaggio, un mix straordinario tra costrutti classici ed espressioni popolari tra latino e dialetto”. È stato un uomo tra autorevolezza e popolarità: “si ricordano le sue battaglie tecniche e tattiche e il suo carisma che ha influenzato le scelte dei Commissari tecnici e degli allenatori.
Per anni si è dimostrato un cronista capace di regalare emozioni ai suoi 40mila lettori che pur di leggerlo avrebbero cambiato giornale. Ha affrontato le sue battaglie sempre a testa alta – prosegue Rinaldi – anche quando Umberto Eco lo definì un Gadda spiegato al popolo. Brera non gradì, e rimasero per anni senza parlarsi.
Lo ricordano in molti, quelli che Gianni Mura aveva battezzato i Senzabrera, cronisti, lettori e tifosi che, ancora oggi, dopo una partita di calcio, si chiedono cosa avrebbe scritto sui tasti della sua Olivetti Lettera 62 e commentato al ristorante, davanti ad un buon bicchiere di vino.